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CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI

Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

Attualmente nel mondo 828 milioni di persone vivono in baraccopoli, e il numero è in continuo aumento. In Italia la precarietà abitativa ha assunto ulteriore rilievo a causa dell’acuirsi della crisi sociale: la condizione di sovraffollamento nel 2021 riguarda il 28% della popolazione contro una media europea del 17,1%.

Approfondimenti

Verso uno sviluppo urbano sostenibile: il documento di ASviS e Urban@it

di Walter Vitali, direttore esecutivo di Urban@it

Il documento “L’ Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile”, elaborato dal gruppo di lavoro ASviS sul goal 11 e da Urban@it, propone le azioni necessarie al raggiungimento di obiettivi specifici per le aree urbane in tempi definiti: è quanto serve per dar luogo ad una vera e propria Agenda urbana nazionale.
Maggio-Giugno 2017

L’Italia non ha una tradizione di politiche urbane nazionali coordinate in un quadro unitario, come hanno altri Paesi europei come Olanda Regno Unito, Francia e più recentemente anche Spagna e Germania. Nel nostro Paese più che politiche per le città si fanno politiche nelle città, in modo frammentario e con priorità di volta in volta diverse a seconda dei temi che emergono nell’agenda politica (sicurezza urbana, inquinamento atmosferico, trasporti, rifiuti, smart city, periferie, ecc.).

Il 2016 è stato caratterizzato da un rilancio a livello globale dei temi dell’Agenda urbana. Il Pact of Amsterdam. Urban Agenda for the Eu del 30 maggio scorso ha individuato 12 temi prioritari sui quali si stanno avviando le partnership formate da rappresentanti degli Stati membri, da autorità urbane ed esperti.  La conferenza Habitat III dell’Onu a Quito (17-20 ottobre 2016) ha adottato la New urban Agenda e l’Italia ha elaborato un proprio Rapporto nazionale.

Nel nuovo quadro costituito dagli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, i quali interessano tutti le città al di là del goal 11 ad esse espressamente dedicato, l’Agenda urbana nazionale, che anche l’Italia dovrà darsi, deve essere necessariamente basata sugli SDGs, evitando la inutile duplicazione degli strumenti. Essa dovrà contenere obiettivi e dati tratti da indicatori specifici riferiti alle città e potrà così svolgere la funzione di articolazione urbana della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile in corso di approvazione.

Per questa ragione il gruppo di lavoro di ASviS sul goal 11 ha elaborato, insieme a Urban@it-Centro nazionale di studi per le politiche urbane, il documento L’Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile pubblicato sul sito di ASviS e sottoposto ad una consultazione pubblica che terminerà il prossimo 10 settembre. Esso contiene un’introduzione del presidente dell’Anci Antonio Decaro con la quale i comuni italiani accettano la sfida posta dagli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030.  

Il documento è citato nella premessa della Carta di Bologna. Le Città metropolitane per lo sviluppo sostenibile che è stata sottoscritta a Bologna da Sindaci e da loro rappresentanti l’8 giugno scorso alla presenza del Ministro dell’ambiente Gianluca Galletti e del Presidente della Conferenza dei Presidente delle Regioni Stefano Bonaccini.

Il documento si articola in 3 capitoli. Il primo è dedicato all’Agenda urbana e spiega le ragioni che portano alla sua integrazione con la Strategia per lo sviluppo sostenibile.

Il secondo capitolo affronta il tema della definizione del territorio urbano al quale si devono applicare gli indicatori per ricavare i dati e individuare gli obiettivi. Rispetto agli approcci di tipo amministrativo e funzionale si è scelto di previlegiare quello morfologico e fisico basato sulla densità della popolazione perché è l’unico che consente un confronto internazionale. Eurostat fornisce una nuova banca dati per grado di urbanizzazione che suddivide il territorio in tre categorie. Le aree urbane sono la somma dei territori 1 (cities) e 2 (towns and suburbs) mentre i territori 3 sono le rural areas.

Il terzo capitolo è composto da 18 paragrafi che corrispondono alle aree tematiche del Patto di Amsterdam per un'Agenda urbana europea e dei Sustainable development goals (SDGs) dell'Agenda ONU 2030. Ogni paragrafo è sua volta suddiviso in: obiettivi internazionali; posizione dell'Italia; obiettivi nazionali e azioni necessarie per raggiungerli.

Di quanto dovrà ridursi il consumo di suolo per raggiungere l’obiettivo europeo del saldo zero nel 2050? Di quanto dovrà essere incrementato il verde urbano per migliorare l’ambiente e la resilienza ai cambiamenti climatici? Di quanto dovranno cambiare le modalità di trasporto, e come? Cosa bisogna fare per far rientrare la depurazione delle acque e il trattamento dei rifiuti entro i parametri europei? E per rispettare l’obiettivo della COP 21 di Parigi in materia di emissioni di C02, di efficienza energetica e di produzione di energia da fonti rinnovabili? Per la prima volta si indicano obiettivi specifici per le aree urbane da raggiungere in tempi definiti (2020, 2025 o 2030) in tutti questi campi.

Ma gli SDGs non riguardano solo l’ambiente, e il documento affronta anche gli altri temi. Occupazione, povertà, abitazioni, accoglienza dei migranti e dei rifugiati, uguaglianza di genere, salute e benessere, sicurezza: anche in questo caso sono indicati obiettivi precisi da raggiungere in tempi definiti. Crescita digitale, cultura, istruzione e ricerca vengono affrontate in relazione agli obiettivi, da cui siamo purtroppo ancora lontani, della Strategia Europa 2020.

Il documento propone le azioni necessarie per raggiungerli, ed è questa la parte che deve essere sviluppata per dar luogo ad una vera e propria Agenda urbana nazionale.

Fissare specifici obiettivi quantitativi significa poter misurare nel tempo il grado del loro conseguimento, per segnalare dove siamo sulla buona strada e dove invece bisogna correggere la rotta.

Qui c’è l’altra novità sostanziale della proposta contenuta nel documento. Con obiettivi riferiti al territorio in cui vivono ci si può rivolgere direttamente ai cittadini, li si può coinvolgere sui temi della loro vita quotidiana. I Sindaci e gli amministratori locali possono essere maggiormente legittimati nella propria azione di governo, compresa la proposta al Parlamento e al Governo delle politiche nazionali che sono necessarie. E possono autonomamente adottare gli obiettivi senza dover aspettare nessuna nuova legge.

Aderenti

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