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CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI

Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

Attualmente nel mondo 828 milioni di persone vivono in baraccopoli, e il numero è in continuo aumento. In Italia la precarietà abitativa ha assunto ulteriore rilievo a causa dell’acuirsi della crisi sociale: la condizione di sovraffollamento nel 2021 riguarda il 28% della popolazione contro una media europea del 17,1%.

Presentato il Rapporto Territori: “La sostenibilità è possibile, ma servono politiche coerenti”

Al Cnel il dibattito sul documento ASviS: molti territori in affanno, ma numerose buone pratiche capaci di guidare la transizione. L’impatto limitato del Pnrr, l’aumento dei rischi climatici e il contributo del mondo produttivo e finanziario. 12/12/25

I territori italiani sono in affanno, nonostante la ricchezza di esperienze locali innovative e l'impegno di amministrazioni lungimiranti. Recuperare terreno è possibile, ma occorre accelerare a tutti i livelli di governo. È quanto emerso dall’evento di presentazione del sesto Rapporto ASviS “I Territori e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Obiettivi globali, soluzioni locali” che si è tenuto l’11 dicembre a Roma presso la sede del Cnel. Il documento, realizzato grazie al supporto incondizionato di AXA Italia e Federcasse, ha messo in luce non solo la diversa velocità dei territori, ma anche l’assenza di politiche nazionali capaci di dare slancio a percorsi sostenibili.

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L’incontro, moderato dalla giornalista dell’ASviS Elis Viettone, si è aperto con l’intervento del presidente del Cnel Renato Brunetta, che ha sottolineato la sintonia tra Cnel e ASviS: “Ospitiamo questo evento, ma allo stesso tempo il Cnel è ospitato dentro l’ASviS, perché ne condividiamo sensibilità e progetti. La sostenibilità parte dalle scelte individuali: se ciascuno si comporta in modo equilibrato, tutto il sistema ne beneficia”. Brunetta ha richiamato tre snodi critici: la demografia (“Una delle transizioni più difficili da governare”), l’attrattività del Paese (“Il Sud cresce più del Nord, ma perde capitale umano”) e la conclusione del Pnrr (“Sta finendo, ed è una brutta notizia. Ma nella fase finale dei processi spesso arriva la convergenza per chiudere i progetti”). Ha inoltre lodato le comunità energetiche, perché “tengono insieme tecnologia, risparmio e coesione sociale”, e ha ricordato che “il benessere di una comunità non è un costo, ma un investimento”.

Marcella Mallen, presidente dell’ASviS e consigliera esperta del Cnel, ha sottolineato il valore strategico del Rapporto Territori: “Ogni anno cresce e diventa uno strumento indispensabile per orientare politiche più efficaci, giuste e sostenibili. È sui territori che lo sviluppo diventa vita quotidiana”. A dieci anni dall’approvazione dell’Agenda 2030, ha ricordato come i progressi siano insufficienti: “In Italia viviamo un paradosso: abbiamo esperienze locali straordinarie, ma fatichiamo a tradurle in politiche nazionali coerenti. Serve colmare il divario tra dichiarazioni e azioni concrete”. Per Mallen “Pnrr e politiche passate non hanno accelerato abbastanza. Ma non dobbiamo scoraggiarci: bisogna correre, e pensare anche oltre il 2030. I territori avranno un ruolo centrale”.

Luigi Sbarra, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Politiche per il Sud, ha detto in un messaggio che tradurre i principi dell’Agenda Onu in azioni concrete “non è una sfida che possiamo affrontare solo a livello centrale. È necessario che ciascun territorio si faccia carico di questi obiettivi, adattandoli alle proprie specificità, alle proprie risorse, alle proprie necessità. Le aree meridionali rappresentano uno dei contesti in cui la sfida della sostenibilità assume un valore particolarmente strategico”, ma per valorizzarle “è necessario un impegno costante in termini di politiche mirate, investimenti stabili e strumenti di partecipazione”.

Simone Ombuen, co-coordinatore del GdL ASviS sul Goal 11, ha evidenziato che “oggi la situazione sulle politiche di coesione 2021-2027 è critica. La programmazione si è trovata a lavorare insieme a due elementi inattesi e molto rilevanti: prima il Covid e poi l’intervento del Pnrr, che si sono intersecati in modo complesso. Ha ricordato che l’attuazione del Pnrr ha rallentato l’attuazione delle politiche di coesione, che al 31 agosto 2025, al quinto anno di attività, è giunta solo all’8% dei pagamenti. Questo pone un problema sul residuo percorso della programmazione, anche se la proroga al 31 dicembre 2029 dovrebbe consentire di utilizzare meglio le risorse. Ciò in un contesto in cui il personale della pubblica amministrazione che si occupa concretamente di territorio è calato di quasi un quarto negli ultimi dieci anni. Le aree interne hanno vissuto le stesse difficoltà”. Ombuen ha poi citato alcune proposte dell’ASviS per dare nuova linfa agli enti territoriali, dal rafforzamento delle capacità amministrative e progettuali alla semplificazione dei sistemi di finanziamento, fino all’adozione di indicatori di risultato chiari.

Nella sua relazione Manlio Calzaroni, responsabile area Ricerca dell’ASviS, è entrato nel vivo del Rapporto: “I colori dicono chiaramente la situazione: cinque colonne rosse indicano altrettanti Goal in cui non c’è alcuna differenza territoriale Nord-Sud. La povertà sta aumentando praticamente in tutti e 21 i territori analizzati. Lo stesso vale per il Goal 6: il problema dell’acqua è drammatico, la dispersione idrica in Italia ha raggiunto quasi il 50% come media nazionale. Alcune Regioni stanno un po’ meglio, altre un po’ peggio, ma ogni due litri immessi nella rete un litro va perso. La situazione è pesante anche per il Goal 15 sugli ecosistemi terrestri e per il Goal 16 sulle istituzioni. L’andamento, lo dicevo già l’anno scorso, non cambia: nelle regioni del Nord ci sono 5-6 Goal in peggioramento, nel Centro quattro, nel Sud di nuovo 5-6. Non c’è differenza: chi peggiora, peggiora dappertutto. Anche i miglioramenti sono solo 2-3. Questo ci fa dire che non c’è un impegno rispetto all’Agenda 2030 che ci faccia fare passi avanti. Le differenze Nord-Sud emergono invece se guardiamo i livelli: nel Nord i Goal al di sotto della media nazionale sono mediamente 2-3 per Regione, mentre al Sud si arriva a dieci”.

Nel suo intervento Silvia Brini, Ispra e coordinamento Rapporto Territori, ha approfondito gli impatti del cambiamento climatico: “Dal 1980 in poi registriamo una tendenza all’aumento di temperatura media sulla terraferma, sia a livello globale sia in Italia. Lo stesso vale per la temperatura superficiale del mare. Gli scenari futuri confermano e amplificano questa tendenza. Nello scenario più favorevole, in cui tutti gli impegni dell’Accordo di Parigi vengono rispettati, facciamo comunque fatica a tornare ai valori di riferimento 1971-2000. Nel business as usual, nel medio-lungo termine la situazione diventa veramente critica. L’indicatore delle giornate torride senza precipitazioni aumenta in tutti gli scenari, e possiamo vedere quanto si discosti dai valori del periodo 1971-2000. Per il mare la situazione è altrettanto seria: nello scenario business as usual la temperatura marina cresce fino al 2065, e vediamo anche l’innalzamento del livello del mare”. Sui rischi, Brini ha aggiunto: “L’Italia rappresenta un hotspot climatico dentro l’hotspot del Mediterraneo. Gli impatti del cambiamento climatico aumentano il rischio idrogeologico, riducono il bilancio di massa dei ghiacciai, diminuiscono la disponibilità della risorsa idrica rinnovabile, aumentano il degrado del suolo, la frequenza e l’intensità degli incendi boschivi e il rischio di perdita di biodiversità, insieme alle inondazioni costiere”.

Nel panel successivo stakeholder e attori istituzionali hanno discusso le prospettive a cinque anni dal 2030. Juan Lopez, responsabile del Servizio Analisi economica e statistiche creditizie di Federcasse, ha ricordato il ruolo cruciale delle banche di credito cooperativo: “Il 95% dei nostri prestiti deve restare sul territorio. Finanziamo progetti locali, ma possiamo fare di più: serve una normativa davvero proporzionata e una maggiore attenzione all’impatto sociale del credito. La normativa funziona, invece, sull’integrazione dei fattori Esg”.

Letizia d’Abbondanza, Chief customer and external communications officer di AXA Italia, ha sottolineato il ruolo del mondo assicurativo: “Stimiamo i rischi e siamo in grado di vedere le implicazioni sulla vita delle persone, rappresentiamo un importante ammortizzatore sociale. Molti rischi oggi sono sottostimati: dobbiamo capirne le connessioni, soprattutto sul digitale e l’intelligenza artificiale. È un dovere verso le nuove generazioni”.

Barbara Casagrande, segretaria generale del ministero del Turismo, ha illustrato le strategie per un settore più sostenibile: “L’86% degli italiani preferisce una vacanza sostenibile, e il 75% crede che la crescita del turismo sia fondamentale per la transizione. Ma solo il 4% del territorio è visitato abitualmente. Dobbiamo redistribuire i flussi”. Ha annunciato quindi la firma della nuova convenzione con l’ASviS in materia di turismo sostenibile: “Il turismo può formare e rimettere al centro le persone”.

Secondo Marco Bussone, presidente dell’Unione nazionale comuni, comunità, enti montani (Uncem), “il Rapporto contribuisce a cambiare la narrazione che vede lo spopolamento di quel 94% del Paese che non è città. Sappiamo dall’Istat che tra il 2019 e il 2023 130mila persone si sono spostate a vivere in territori montani e rurali. È un andamento fragile, non omogeneo tra Alpi e Appennini, ma è un neopopolamento. Questo ci dice che il turismo viene soltanto dalla felicità degli abitanti. Se continuiamo a dire che c’è solo overtourism, facciamo una narrazione che non è reale”.

Anna Bombonato, del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ha ricordato che “la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile è lo strumento che oggi abbiamo in Italia per guidare e coordinare l’attuazione dell’Agenda 2030. Si fonda su tre vettori: cultura per la sostenibilità, partecipazione e coerenza delle politiche. Qualche giorno fa è stato anche lanciato il percorso che ci porterà, a luglio 2026, a presentare il percorso nazionale di attuazione della Strategia all’High level political forum delle Nazioni Unite. È il momento in cui i Paesi raccontano cosa si sta facendo per l’attuazione dei propri percorsi sull’Agenda 2030, a livello nazionale e nei territori, che hanno un ruolo fondamentale”.

Il presidente della Rete dei Comuni Sostenibili Valerio Lucciarini De Vincenzi ha chiesto un cambio di rotta: “Il tempo passa e restiamo allo stesso punto. Le disuguaglianze persistono e la Strategia nazionale fatica a essere punto di orientamento per gli amministratori. I Comuni non possono essere complementari: è decisivo investire con il coinvolgimento, la contaminazione e con una cultura democratica amministrativa consapevole dell'importanza della territorializzazione dell'Agenda 2030. Per questo nasce la nostra Rete”.

In videocollegamento, la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi ha evidenziato il potenziale delle città medie: “Siamo abbastanza grandi da innovare e abbastanza agili da sperimentare. La transizione non è astratta, deve avvenire sui territori e nella vita quotidiana delle comunità. Ma dobbiamo avere dati, visione e capacità amministrativa”.

È intervenuto con un videomessaggio Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo: “Se vogliamo consentire a territori fragili e delicati, ad aree interne e spopolate, di poter tornare a crescere e garantire a chi nasce e vive in questi luoghi la possibilità di restare e costruire qui il proprio progetto di vita, dobbiamo assicurare gli stessi diritti alla mobilità e alle infrastrutture. Sia materiali, ovvero autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, che immateriali, come banda larga e connessioni digitali”.

Nel panel successivo Samir de Chadarevian, responsabile delle buone pratiche del Gruppo di lavoro sul Goal 11, ha presentato i risultati della call lanciata quest’anno dall’ASviS: “Abbiamo raccolto oltre 220 buone pratiche, l’80% in più rispetto all’anno scorso. Il livello prevalente è quello comunale e il 49% dei progetti dura più di cinque anni. Quasi la metà è rivolta ai giovani e oltre il 60% di queste integra arte e cultura. La replicabilità resta un punto debole: serve farla crescere”. Tra le esperienze selezionate, Franco Bassi ha raccontato, dopo la proiezione di un video, lo Sponz Fest dell’Alta Irpinia, “nato per opporsi alla costruzione di una discarica e diventato un laboratorio di sviluppo sostenibile”.
Andrea Zanzini ha presentato Ca.Co – Casa Coliving, progetto di economia sociale nelle aree interne: “Fare impresa qui è più arduo che in città: serve un accompagnamento completamente diverso”. Marco Bardelle ha descritto l’impegno di Slow Fiber: “Da tre anni costruiamo una filiera tessile etica, dentro i territori e nei processi quotidiani, convinti che il vestire sia un bene primario tanto quanto il cibo”.

Il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini ha chiuso l’evento: “La sostenibilità è possibile e praticabile. Il governo integrato dei territori è essenziale per avere successo, anche se oggi non è praticato come necessario. Il cambiamento dell’Agenda 2030 è difficile e incontra resistenze, ma richiede convinzione e determinazione. Non bisogna trascurare l’intreccio tra disuguaglianze, condizione ambientale, crisi climatica e biodiversità. E poi dobbiamo coinvolgere di più la società civile perché possa stimolare processi istituzionali adeguati. Il nostro impegno non può che aumentare”.

L'evento, che è stato trasmesso in diretta streaming, ha raggiunto oltre 246 mila persone con più di 77mila visualizzazioni della diretta attraverso i canali sito e social dell’ASviS.

I materiali dell'evento

La pagina completa dedicata al Rapporto 
Il Rapporto Territori 2025
La sintesi e le proposte
Il comunicato stampa
La notizia sul Rapporto
Il messaggio di Luigi Sbarra
La presentazione di Silvia Brini
La presentazione di Manlio Calzaroni
La presentazione di Simone Ombuen
La presentazione di Anna Bombonato
La presentazione di Samir de Chadarevian
La presentazione di Marco Bardelle
La presentazione di Andrea Zanzini

 

venerdì 12 dicembre 2025
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