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CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI

Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

Attualmente nel mondo 828 milioni di persone vivono in baraccopoli, e il numero è in continuo aumento. In Italia la precarietà abitativa ha assunto ulteriore rilievo a causa dell’acuirsi della crisi sociale: la condizione di sovraffollamento nel 2021 riguarda il 28% della popolazione contro una media europea del 17,1%.

Notizie

Legambiente contro lo smog: dieci mosse per combatterlo

Le misure per la riduzione dell’inquinamento urbano italiano riguardano soprattutto il settore dei trasporti e il riscaldamento domestico. Sia le istituzioni che i cittadini sono chiamati a metterle in atto.

L’associazione Legambiente ha presentato recentemente, sul proprio sito, un vademecum, per il settore pubblico e privato, su come diminuire lo smog nelle città italiane. Nell’articolo, il presidente di Legambiente Rossella Muroni sostiene che questo piano sia necessario per far fronte al fatto che molte città italiane sono costantemente sotto allarme smog. Città come Torino, Frosinone, Milano, Venezia, Vicenza, Padova e Treviso, infatti, sono in testa alla classifica dei capoluoghi di provincia che hanno superato la soglia limite di polveri sottili nel 2016. Questa condizione, secondo la presidente, è dovuta sia alle ricorrenti condizioni climatiche che favoriscono l'accumulo degli inquinanti, sia alla mancanza di misure adeguate a risolvere il problema. Diventa di primaria importanza, quindi, adottare un piano strategico con una visione di programmazione di lungo periodo che faccia costantemente parte delle buone pratiche di tutela ambientale che ogni Comune dovrebbe attuare. Inoltre, la sua espansione su tutto il territorio nazionale è la conditio sine qua non per il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione/eliminazione dell’inquinamento urbano.

Il piano proposto è stato ponderato su dieci mosse:

1. Ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città per favorire sicuri spostamenti a piedi e in bicicletta.
Oggi l’80% dello spazio pubblico è destinato alla carreggiata e al parcheggio: ribaltare progressivamente questo rapporto favorendo lo spazio pedonale, della relazione (con panchine e tavolini), del mercato e dello scambio, in cui far convivere tram e mezzi di locomozione diversi (dalle tavolette alle bici, quadricicli leggeri e city car). Il ridisegno degli spazi urbani deve essere accompagnato dalla creazione di zone 30, in cui imporre il limite di velocità massimo di 30 km/h.

2. Una rete che attraversa la città per spingere la ciclabilità.
L’esperienza delle città europee dimostra che si può arrivare ad avere numeri significativi di spostamenti ciclabili se si passa da una visione di piste ciclabili ad una di “rete” che attraversa, nelle diverse direttrici, la città. Per far questo Comuni e Regioni devono prevedere piani e programmi specifici e per le risorse economiche serve un’azione da parte del Governo che co-finanzi insieme a Comuni e Regioni gli interventi.

3. Una mobilità verso “emissioni zero”.
Grazie alle tecnologie moderne, oggi è possibile muoversi ad emissioni (quasi) zero: non solo a piedi o in bici, ma anche con la trazione elettrica (e-bike, moto, auto, bus), almeno per il 90% degli spostamenti quotidiani degli italiani (al di sotto dei 100 Km al giorno). Per far questo lo Stato deve cessare tutte le agevolazioni e gli incentivi (come l’autotrasporto) alle vecchie tecnologie “fossili” e concentrare politiche, incentivi e agevolazioni esclusivamente sulle tecnologie a zero emissioni.

4. Bus più rapidi, affidabili ed efficienti.
L’aumento di velocità del trasporto pubblico si ottiene attraverso strade dedicate e corsie preferenziali. Questo intervento è a basso costo per le amministrazioni comunali e velocemente realizzabile. Per capire l’importanza della sfida vale la pena citare il dato (fonte Legambiente, Ecosistema Urbano) di Roma: oggi la città ha solo 112 km di percorsi di bus in sede dedicata/protetta su un totale di 3636 (appena il 5%).

5. 1000 treni pendolari, metropolitane, tram e 10 mila bus elettrici o a bio-metano per il trasporto pubblico nelle aree urbane.
Occorre potenziare il trasporto pubblico, oggi inadeguato, e intervenire con un ricambio del parco pubblico circolante, oggi spesso troppo vecchio, per diminuire l’utilizzo dell’auto e ridurre gli impatti rispetto al parco esistente. Per far questo il governo e il parlamento devono stanziare le risorse attraverso una programmazione pluriennale per treni, metro, tram, autobus in un fondo che coinvolga le regioni e i comuni.

6. Fuori i diesel e i veicoli più inquinanti dalle città.
Fissare standard ambientali sempre più alti per l’utilizzo dei veicoli privati circolanti nelle città, crescenti negli anni, con limiti nei periodi di picco in modo da avere un quadro chiaro delle prestazioni che si vogliono raggiungere nel parco circolante e stimolare l’innovazione e gli investimenti delle imprese.

7. Solo uno spostamento su tre in macchina entro 5 anni.
Tutte le città con più di 50 mila abitanti e i comuni capoluogo devono promuovere gli spostamenti con mezzi pubblici, in bicicletta, bici a pedalata assistita, con personal movers elettrici leggeri, sharing mobility, car pooling e soprattutto a piedi, con l’obiettivo (crono programma ben definito) di limitare la circolazione dei mezzi privati a motore non più di un terzo dei chilometri percorsi in città. Su questo deve intervenire il governo, con un decreto legge e linee guida rivolte ai piani comunali, prevedendo obiettivi, premiabilità e disincentivi, e imponendo alle regioni nuovi Piani risanamento dell’aria e di trasporto.

8. Road pricing e ticket pricing.
Per limitare l’ingresso nei centri abitati di veicoli inquinanti e per favorire la mobilità dolce e l’uso di veicoli più efficienti e a zero emissioni, bisogna istituire zone a pedaggio urbano (sul modello dell’AreaC milanese) e implementare una differente politica tariffaria sulla sosta. I ricavi ottenuti devono essere interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale e di forme sostenibili di mobilità.

9. Riqualificazione degli edifici pubblici e privati, per ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti.
Avviare concretamente la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato per renderlo davvero sicuro (dal rischio sismico e idrogeologico) e ad energia “quasi zero”, con l’obiettivo di riqualificare in 30 anni tutti gli edifici pubblici e privati, ovvero il 3% all’anno. Per fare questo si stimano oltre 400 mila interventi all’anno tra ristrutturazioni radicali e ricostruzioni.

10. Riscaldarsi senza inquinare.
Vietando l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici e incentivare, a partire dalle aree urbane, l’utilizzo delle moderne tecnologie che migliorano l’efficienza e riducono le emissioni. Facendo rispettare l’obbligo di applicazione della contabilizzazione di calore nei condomini per ridurre i consumi da subito e attenzionare coloro i quali non l’anno fatto (compresa l’edilizia pubblica) e attuando in modo sistematico i controlli sulle caldaie (come previsto dalla legge) e sulle emissioni prevedendo un sistema sanzionatorio efficace.

Questo articolo è stato riportato anche dal sito ciriesco.it della fondazione Pubblicità Progresso, la quale cerca di diffondere ovunque la cultura dei comportamenti virtuosi, dimostrando che è utile metterli in pratica non solo per una responsabilità verso il pianeta e la natura, ma anche per se stessi e per il futuro dei propri figli. Con questo obiettivo in mente, sul sito vengono segnalate le buone pratiche messe in atto da enti, aziende e privati negli ambiti di pertinenza della campagna ambientale, affinché siano d’ispirazione a chiunque ne voglia seguire l’esempio, e vengono inseriti, inoltre, approfondimenti sempre inerenti alla tutela ambientale. Tra questi ultimi è stato presentato l’articolo sopracitato.

 

di Giulia D'Agata

giovedì 12 gennaio 2017

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