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Buone pratiche: quel “Ritmo dei passi” capace di valorizzare inclusione e aree interne

L’iniziativa di Marco Pietripaoli è un’alternativa all’over-turismo. Tante le attività lungo il “Sentiero Italia” legate alla sostenibilità: dalla pulizia dei boschi a come rendere accessibili le foreste per le persone disabili. 10/9/25

mercoledì 10 settembre 2025
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Ritmo dei passi” non è un’organizzazione, è piuttosto un progetto autonomo, a sé stante, senza una forma giuridica. Nasce da un pensiero, una necessità, un’esigenza: vivere la passione della montagna. Per comprendere la sua reale natura abbiamo parlato con l’ideatore, Marco Pietripaoli, che ha speso una vita a promuovere tutto ciò che ruota intorno al concetto di comunità.

Due anni fa, quando stavo per andare in pensione, ho deciso di riaprire il cassetto delle passioni. Erano ancora lì, anche se un po’ addormentate – racconta Pietripaoli -. Una di queste passioni è sempre stata la montagna. Avevo sentito parlare del ‘Sentiero Italia’ del Club alpino italiano (Cai), e la cosa mi ha incuriosito”.

Il Sentiero Italia è un percorso escursionistico lungo quasi 8mila chilometri, che collega le due grandi dorsali montuose del Paese, le Alpi e gli Appennini. Il tracciato è stato ideato e promosso dal Cai che ha avuto l’intuizione di mettere in rete un insieme di percorsi già esistenti. In questo modo, dal Friuli al Piemonte, dalla Liguria fino alla Calabria, senza dimenticare l’attraversamento della Sicilia da Est a Ovest e della Sardegna da Sud a Nord, è nato un itinerario unico, capace di raccontare l’Italia attraverso le sue montagne e le sue vette più alte. Tempo per percorrerlo tutto: circa 10 mesi.

Ma non è questa la mia intenzione, io ho fatto una scelta diversa – continua Pietropaoli -. Ho voluto creare un progetto più a medio termine, facendo un pezzo del percorso alla volta. L'anno scorso è toccato al Friuli, quest'anno alle province di Belluno, Bolzano e Trento, l'anno prossimo alla Lombardia, tra due anni il Piemonte, e così via. Si tratta di un’occasione per me per camminare per lungo tempo in media e alta montagna, nel senso che si parte dal livello del mare e si arriva fino ai 3mila metri di altezza”.

Ma, oltre alla dimensione personale, c’è di più. L’ideatore ha deciso di coinvolgere le tre realtà a cui è legato: l’Agesci, il Club alpino italiano e i Centri di servizio per il volontariato. A queste si è aggiunta l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), con cui condivide la stessa attenzione per i temi della sostenibilità. L’intesa tra le quattro associazioni si è formalizzata in un protocollo che ha dato avvio all’organizzazione del primo anno di attività. Grazie a questa collaborazione, in Friuli sono stati realizzati sei eventi. Quest’anno, forte dell’esperienza e della credibilità maturata, il progetto si è ampliato coinvolgendo i territori di Bolzano, Trento e Belluno. Qui l’iniziativa ha trovato il supporto di gruppi locali che hanno contribuito a organizzare 15 eventi nell’arco di 27 giorni di cammino.

Gli incontri hanno affrontato diversi argomenti: educazione, sostenibilità, valorizzazione della montagna e delle aree interne. Tutti temi declinati in modi diversi e a seconda delle peculiarità dei territori, sempre con l’obiettivo di unire l’esperienza personale del cammino a una dimensione sociale e culturale più ampia.

Abbiamo camminato con giovani del Cai e con diverse comunità di accoglienza, per riflettere sul valore della montagna come metafora di libertà e responsabilità – ricorda Pietripaoli -. Abbiamo poi reso accessibili le foreste a persone con disabilità, e abbiamo ricordato con una presentazione di un libro l’impegno dei volontari dopo la tempesta Vaia. Ci siamo inoltre confrontati sulla convivenza con i grandi animali, come gli orsi, e ci siamo occupati della manutenzione dei sentieri. In alcuni casi, come successo lungo il passo Lavazè, abbiamo persino organizzato giornate di pulizia ambientale. Tutto questo per dimostrare che il cammino può diventare un’occasione di inclusione, partecipazione e cura del territorio”.

Le aree interne non vanno condannate a morte, ma accompagnate verso una rinascita

L’appello di 139 cardinali e vescovi chiede di risollevare i territori periferici, indicando possibili misure. Il cardinale Zuppi: “No all’eutanasia di questi territori”. Le voci da Collalto Sabino, in un’intervista, raccontano come si può reagire.

A questi eventi se ne è aggiunto anche uno inaspettato, che ha colpito Pietripaoli: “Uno dei momenti più belli è stato del tutto imprevisto: a Roverè della Luna il presidente della proloco mi ha invitato a fermarmi un quarto d’ora al centro estivo del paese. Mi sono ritrovato davanti a 40 bambini dai sei ai dieci anni che, per tre quarti d’ora, mi hanno tempestato di domande sul mio cammino, sullo zaino e sulla montagna. Alla fine una bambina mi ha chiesto di provare a portare lo zaino e subito si è formata una fila di piccoli volontari che volevano fare lo stesso. È stato un incontro spontaneo, intenso e divertente, che mi ha fatto capire quanto anche i più giovani possano essere curiosi e partecipi se coinvolti in prima persona”.

Il cammino non si ferma. La prossima tappa sarà la Lombardia: dal Passo Gavia fino a Luino, sul confine con il Piemonte. Un percorso che per l’ideatore ha un sapore speciale, perché Milano è casa, e attraversare la propria regione significa trasformare il viaggio in un’occasione di lancio, di consolidamento e di apertura a un pubblico più ampio.

Previsto tra giugno e luglio 2026, il percorso lombardo intende consolidare il cammino culturale del progetto, che affonda le radici nel modo di vivere il turismo. “L’esperienza del Sentiero Italia mi ha mostrato due facce della stessa medaglia: in Friuli per intere giornate di cammino non ho incontrato anima viva. Tra le Tre cime di Lavaredo, invece, migliaia di persone. Una prova evidente di come l’over-turismo stia soffocando i luoghi più celebri, rischiando di comprometterne l’equilibrio ambientale”, conclude Pietripaoli.

Da qui l’idea di proporre un turismo diverso: lento, inclusivo, capace di valorizzare anche le infinite aree interne che custodiscono bellezze meno conosciute ma altrettanto straordinarie. Montagne, vallate e comunità che, se riportate al centro, possono diventare la risposta a un modello di viaggio più sostenibile, rispettoso degli ecosistemi e capace di creare nuove occasioni culturali e sociali.

L’Italia è fatta di territori che aspettano di essere scoperti e vissuti, con lo sguardo attento di chi cammina. Ritmo dei passi è qui per ricordarcelo.

Aderenti

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