Notizie
Piano nazionale di ripresa e resilienza: come favorire la transizione ecologica
Mobilità urbana e regionale, elettrificazione dei trasporti e sicurezza delle infrastrutture stradali: i punti chiave, secondo Kyoto Club e T&E, cui destinare i 41,15 miliardi che il Pnrr dedica al settore trasporti. 23/12/20
I cittadini, la vivibilità delle città, la sicurezza dei loro spostamenti e la solidità futura del sistema produttivo industriale: questi gli elementi che devono essere al centro della ripresa secondo le proposte avanzate dal rapporto “Un Piano di ripresa e resilienza per la mobilità sostenibile”, presentato l’11 dicembre in occasione del convegno annuale di Kyoto Club sull’Accordo di Parigi, a cura di Kyoto Club e Transport & Environment (T&E).
Le proposte invitano a una ponderata selezione dei progetti indispensabili per implementare una mobilità sostenibile di merci e passeggeri in Italia, che ancora oggi soffre di un grave deficit rispetto agli altri Paesi europei in termini di sostenibilità, elettrificazione, qualità dell’aria, ciclabilità, riqualificazione dello spazio pubblico, trasporto collettivo, sicurezza stradale, logistica sostenibile.
Misure assenti, o troppo superficiali, hanno creato di fatto lacune strutturali non certo colmabili in toto dallo strumento del Recovery and resilience facility, il cui scopo è principalmente quello di riparare ai danni economici causati dalla pandemia, ma che sicuramente potrà contribuire a una ripresa del settore trasporti, impostando il percorso della innovazione e della transizione ecologica, dice il Rapporto.
“Questa è la nostra occasione per portare a compimento quella transizione verso un’economia a zero emissioni nette al 2050, realizzando la filosofia che è alla base dell’Accordo di Parigi e del più recente Green Deal europeo” ha affermato il direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini.
Un'occasione anche per ridisegnare una cornice adeguata ai mutamenti avvenuti nel campo della mobilità: riprendendo finalmente in mano il Piano generale dei trasporti e della logistica, approvato nel 2001 e da allora mai rivisto, e permettendo di conseguenza di aggiornare i Piani urbani di mobilità sostenibile, che solo in pochi casi hanno pienamente recepito gli obiettivi globali condivisi per la riduzione della C02; ripensando anche, secondo le nuove priorità e non più in chiave prettamente “autocentrica”, il codice della Strada, e approvando finalmente una data nazionale di fine vendita auto endotermiche (benzina e diesel), una delle politiche chiave per accelerare la transizione verso i mezzi a zero emissioni.
Basti pensare che, in base agli ultimi dati T&E “Europe’s Climate Bank”, di dicembre 2020, le emissioni generate dal settore trasporti rappresentano il 28% delle emissioni di gas serra dell’Ue.
Gli Stati membri dovranno presentare i propri Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) entro fine aprile 2021 e il rapporto di Kyoto Club e T&E vuole portare all’attenzione dei decisori politici le principali criticità del settore trasporti italiano, considerato decisivo per il raggiungimento degli obiettivi climatici.
Quali dunque le priorità di investimento del Pnrr per la mobilità in Italia secondo il documento?
Mobilità urbana e regionale, elettrificazione dei trasporti e transizione ecologica dell’industria automotive.
La strategia europea per decarbonizzare e rendere sostenibile la mobilità deve essere basata sui tre pilastri Avoid, Shift e Improve: ridurre il traffico, passare a modalità di spostamento più efficienti e a basso impatto ambientale, migliorare l’efficienza dei mezzi di trasporto.
Quali i criteri per selezionare i progetti?
La commissione per la finanziabilità esprime alcune chiare linee guida: i progetti dovranno essere appaltabili entro il 2023, e tali da poterne monitorare e rendicontare l’efficacia. Dovranno essere completati entro il 2026. Ciò esclude naturalmente le grandi opere, indirizzando la scelta verso progetti relativamente semplici e capaci di generare impatti positivi sul settore in tempi rapidi.
Quanto alla governance del Pnrr, Kyoto Club e T&E suggeriscono l’istituzione di un Comitato permanente di consultazione delle associazioni ambientaliste, per assicurare che la quota parte green del fondo (almeno il 37%) sia spesa a favore della transizione ecologica e che il 100% sia stanziato nel rispetto dei criteri della sostenibilità.
Alla base di ogni ragionamento, vale la pena considerare che le risorse che verranno utilizzate oggi per ripartire e superare la crisi, dovranno essere restituite dalle generazioni future tra il 2028 e il 2058. Abbiamo dunque il dovere morale di assicurare alle prossime generazioni la costruzione di nuove e solide fondamenta per lo sviluppo sostenibile e la giusta transizione ambientale e sociale di cui c’è urgente bisogno, conclude il Rapporto.
di Monica Sozzi