per dare un futuro alla vita   
e valore al futuro

Approfondimenti

Economia circolare: ci vuole più coraggio

di Guido Mosca, Consiglio direttivo Aisec

Il governo francese ha varato un progetto di legge sull'economia circolare per accelerare la transizione in atto. In Italia serve più determinazione per cogliere le opportunità e non rimanere indietro.
10 ottobre 2019

Lo scorso 10 luglio il governo francese, tramite il suo Ministero per la transizione ecologica e solidale, ha varato un progetto di legge, che sarà esaminato a breve dal Parlamento, sull'economia circolare per la riduzione degli sprechi e dei rifiuti.

Gli assi su cui si articola il progetto di legge sono quattro:

  1. fermare lo spreco per preservare le risorse naturali;
  2. mobilitare l'industria per una decisa trasformazione dei processi di produzione;
  3. informare di più i consumatori per migliorarne le scelte di consumo;
  4. migliorare la raccolta dei rifiuti contrastandone l'abbandono selvaggio.

Fin qui sembrano lodevoli dichiarazioni di principio che sentiamo ripetere spesso anche a casa nostra. Ma proviamo a verificare se in concreto il progetto di legge francese contenga o meno un approccio veramente innovativo che possa essere preso a modello anche dal nostro governo per imprimere un'accelerazione alla transizione verso un sistema di produzione e consumo circolare.

  1. Per il primo asse (stop allo spreco), vengono indicate alcune prescrizioni innovative, quali:

1.a.   Per i prodotti elettrici o elettronici nonché per i mobili vi sarà l'obbligo di fornire, contestualmente alla vendita, indicazioni precise sui pezzi di ricambio disponibili per la sostituzione e la riparazione del prodotto; quest'obbligo contribuirà a determinare per ciascun prodotto un “indicatore di riparabilità” utile al consumatore per valutare la propria scelta. Inoltre per il produttore è previsto l'obbligo di fornire al venditore o riparatore, entro 20 giorni dalla richiesta, i pezzi di ricambio richiesti e il riparatore a sua volta avrà l'obbligo di proporre al cliente l'utilizzo di pezzi di ricambio di recupero.

1.b.   I produttori, importatori e distributori (ivi comprese le piattaforme per la vendita online) di prodotti nuovi non alimentari di ogni genere saranno tenuti a riutilizzare o riciclare gli stock di prodotti invenduti assicurando loro una nuova vita (vietandone quindi la distruzione) per preservare il più possibile il valore d'uso dei beni già prodotti (ad esempio, per i prodotti tessili e quelli per l'igiene personale, donandoli a organizzazioni caritatevoli) o il recupero di materia e risorse in essi contenute favorendo anche lo sviluppo di nuove attività legate proprio al riuso e al recupero.

1.c.   Nel settore delle costruzioni edili il progetto di legge introduce sanzioni a carico dei progettisti nel caso di mancata predisposizione di un documento diagnostico relativo alla gestione di prodotti, materiali e rifiuti prodotti in cantiere dalle demolizioni e all'identificazione di materiali e componenti potenzialmente riutilizzabili.

  1. Per quanto riguarda il secondo asse (stimolo alle imprese), le iniziative degne di nota sono:

2.a.   Introduzione di un meccanismo di incentivi/penalizzazioni (bonus-malus) per premiare le imprese che introducono innovazioni eco-sostenibili nella progettazione dei loro prodotti (o penalizzare quelle che non lo fanno); tale misura vuole stimolare l'innovazione (in tutti i settori produttivi ove si applica il principio di Responsabilità estesa del produttore - Rep) in materia di riparabilità dei prodotti, utilizzo di materia riciclata, riduzione di imballaggi inutili, ecc.

2.b.   Ampliamento dell'ambito di applicazione del principio di Rep a 8 nuove filiere di produzione (oltre alle 14 già in essere); ciò implicherà per i produttori il doversi far carico delle corrette procedure di smaltimento del prodotto giunto alla fine vita anche per il riutilizzo e il recupero di materiali riciclabili e la riduzione del rifiuto finale, e sarà da stimolo per la riprogettazione dei prodotti per facilitare il riciclaggio di materia e limitare la produzione di rifiuti. Va sottolineato il coinvolgimento dell'industria del tabacco nella raccolta e trattamento dei filtri di sigaretta che costituiscono un rifiuto plastico molto comune e troppo spesso abbandonato in natura.

  1. Per il terzo asse (più informazioni ai consumatori), le misure principali riguardano:

3.a.   La lotta all'obsolescenza programmata di apparecchiature elettriche ed elettroniche mediante l'apposizione di un indicatore di riparabilità, come richiamato in precedenza (1.a.). Tale misura incoraggerà le imprese a meglio progettare i propri prodotti per avere migliori indicatori di riparabilità ed essere più competitive sul mercato.

3.b.   Revisione generale della simbologia da apporre obbligatoriamente tanto sui prodotti quanto sugli imballaggi per facilitarne il corretto smaltimento differenziato.

3.c.   Armonizzazione su tutto il territorio nazionale dei colori dei contenitori destinati alla raccolta differenziata dei rifiuti.

  1. Infine per il quarto asse (migliore raccolta dei rifiuti) sono indicate le misure seguenti:

4.a.   Possibilità di richiedere alle imprese di allestire in luoghi pubblici dei punti di raccolta specifici di prodotti e imballaggi, anche reintroducendo il sistema della cauzione, che siano complementari ai sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti domestici, nell'intento di aumentare la percentuale di recupero e riciclaggio di materia.

4.b.   Obbligo per i distributori (esteso anche alle piattaforme di vendita online) di ritirare gratuitamente un prodotto usato per tutte le filiere ove vige il principio della Rep.

4.c.   Applicazione, dal 2022, del principio di Rep a tutto il settore edile con recupero gratuito e smaltimento differenziato dei rifiuti da costruzione o demolizione finalizzato al recupero di materia. Le filiere di produzione dei vari componenti utilizzati (infissi, pitture, isolanti, pavimenti, ecc.) saranno chiamate a contribuire alla gestione della fine vite degli specifici componenti e organizzare una o più filiere per il recupero dei rifiuti e la valorizzazione e il riciclo di materia contenuta.

Come si vede, il tenore delle proposte contenute nel disegno di legge francese è molto concreto e volto a intervenire in modo puntuale in alcuni meccanismi economici e produttivi nel tentativo di indirizzare il sistema produttivo e distributivo francese verso un cambio di paradigma e allo stesso tempo stimolare e facilitare l'adozione di comportamenti sostenibili da parte dei consumatori.

Se confrontiamo questo approccio pragmatico del governo francese con quanto si è fatto finora nel nostro -Paese vediamo un gap crescente che può preludere ad un arretramento dell'Italia in termini di innovazione in senso sostenibile della nostra economia nello scenario internazionale. I dati sulla raccolta differenziata di rifiuti nel nostro paese mostrano come coesistano modelli di estrema eccellenza ed efficacia (diffusi soprattutto in alcuni territori, non solo del nord) accanto a situazioni che appaiono quasi fuori controllo, dove il ciclo dei rifiuti è tutt'altro che chiuso e questi non solo rimangono ben lontani da una prospettiva di recupero e riciclo in un'ottica di economia circolare, ma anzi rappresentano una concreta minaccia ecologica per le comunità che vivono in quei territori.

Continua ad esserci una estrema carenza di impianti di selezione e recupero di materiali (plastica, carta, materia organica, ecc.) che ostacola e complica il reale riciclo di materia a valle della raccolta differenziata del rifiuto; a questo si aggiunge la lunga catena di “incidenti” avvenuti nei centri di raccolta e stoccaggio dei rifiuti un po' ovunque in Italia che da un lato testimonia dell'incapacità di controllare il processo da parte di molti dei soggetti che operano nel settore, e dall'altro fanno intravedere pesanti infiltrazioni delle organizzazioni criminali in questo ambito.

Risalendo a monte, il sistema produttivo viene lasciato un po' a sé stesso in quanto mancano direttive chiare e coerenti, ad esempio, sull'etichettatura degli imballaggi per facilitarne il corretto conferimento per lo smaltimento da parte dei consumatori. Forse il comportamento fin qui tenuto dai vari governi italiani nei confronti del mondo produttivo è stato improntato ad un laissez faire un poco superato mentre, a nostro avviso, dovrebbe assumersi in pieno una responsabilità di indirizzo per favorire una svolta molto più decisa e coraggiosa del nostro sistema economico nel senso della sostenibilità. Ad esempio mediante una progressiva revisione del sistema dei sussidi che preveda una drastica riduzione, se non proprio l'azzeramento, dei sussidi ambientalmente dannosi che nel 2017 (ultimi dati disponibili al momento) ammontavano a 19,3 miliardi di euro, addirittura in aumento (di oltre 3 miliardi) rispetto al 2016 e ben superiori all'ammontare dei sussidi ambientalmente favorevoli (15,2 miliardi) che dovrebbero essere invece potenziati. Un tale ammontare di risorse, se impiegato in modo coerente a sostegno della transizione in senso circolare e sostenibile del nostro sistema produttivo, darebbe un contributo fondamentale a tale processo, rilanciando il ruolo dell'Italia sul fronte dell'innovazione produttiva, ambientale e sociale.


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 

Aderenti

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Via Farini 17, 00185 Roma C.F. 97893090585 P.IVA 14610671001

Licenza Creative Commons
This work is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale