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Economia circolare: l’Italia limita i danni ma va male su suolo ed ecoinnovazione

Il Rapporto 2022 del Circularity economy network ha confrontato le performance di cinque grandi economie europee. Le differenze sono rilevanti: in Italia si utilizzano 7,4 tonnellate per abitante a fronte delle 17,5 della Polonia.   13/4/22

In un contesto negativo sotto il profilo dell’economia circolare, a causa delle difficoltà economiche legate alla pandemia ma anche a ragioni strutturali, l’Italia è riuscita a contenere i danni e migliorare alcuni indicatori di circolarità meglio di altri Paesi. È quanto emerge dal Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022, giunto alla sua quarta edizione e presentato il 5 aprile a Roma in occasione della Conferenza Nazionale sull’economia circolare. Il documento è stato realizzato dal Circular economy network (Cen), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa, in collaborazione con Enea. Per mettere a fuoco il contributo italiano all’economia circolare, sono stati utilizzati i principi della Carta di Bellagio, lo strumento europeo per l’elaborazione di indicatori per misurare la circolarità. La base di confronto sono la Ue e le altre principali quattro economie europee: Germania, Francia, Spagna e Polonia.

L’Italia delle buone performance. L’andamento dell’Italia è stato sostanzialmente positivo, osserva il Rapporto. Se nell’ultimo decennio l’Europa ha registrato una diminuzione dell’uso di materie prime, in Italia la riduzione pro capite è stata la maggiore tra i Paesi considerati, pari al 36%. Segue la Spagna con il 27%. Gli altri tre Paesi analizzati hanno registrato una diminuzione compresa tra il 16 e il 17%. Positivo per l’Italia anche l’andamento nello stesso periodo della produttività delle risorse: l’aumento medio europeo è del 17%, quello italiano del 42%. L’Italia, infatti, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorsa consumata genera 3,5 euro di Pil (il 60% in più rispetto alla media Ue).

Tasso di utilizzo circolare di materia. Il tasso di utilizzo circolare di materia raggiunto dalla Ue nel 2020 è stato pari al 12,8%. In Italia il valore ha raggiunto il 21,6% posizionando il Paese in quarta posizione nell’Unione Europea. Ad esempio, i Paesi Bassi raggiungono il 30,9%, Belgio 23%, Francia 22,2%.

Consumi di energia da combustibili fossili e da rinnovabili. Nel 2019, la quota del consumo di energia soddisfatta con combustibili fossili in Europa è stata del 60,9%. La quota italiana è stata del 64,2%. Per quanto riguarda la quota di energia rinnovabile utilizzata sul consumo totale lordo di energia, in Europa si è registrato un trend crescente di circa il 5% tra il 2010 e il 2019, arrivando all’ultimo anno di analisi al 19,7%. Tra i cinque Paesi osservati, quello con la quota maggiore di energia rinnovabile sul consumo totale lordo di energia è la Spagna (18,4%), seguita dall’Italia con il 18,2%.

Gestione dei rifiuti e consumo di materiali. L’Europa nel 2018 ha riciclato il 35% di tutti i rifiuti. L’Italia ha quasi raggiunto il 68%: è il dato più alto dell’Unione europea. Interessante il tasso di crescita in questi nove anni: pressoché invariato per Ue e Germania, in Italia è salito di 9 punti percentuali, in Francia di 8 punti; dati negativi per Polonia (-4%) e Spagna (-20%).


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I punti deboli dell’Italia. Ecco gli aspetti in cui l’Italia appare in netta difficoltà:

  • consumo di suolo: nel 2018 nell’Unione europea a 27 Paesi risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del territorio. La Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%, la Germania al 7,6%;
  • ecoinnovazione: nel 2021 la media europea per questo indicatore, che comprende tutte quelle forme tecnologiche e non in grado di contribuire alla tutela dell’ambiente e un utilizzo più efficiente delle risorse, è 113. L’Italia è al 13esimo posto nell’Ue con un indice di 79. Dal punto di vista dei risultati ottenuti, l’Italia è a quota 102, molto al di sotto della media europea per il 2021 (140);
  • riparazione di beni: in Italia nel 2019 oltre 23mila aziende lavoravano alla riparazione di beni, in calo del 20% rispetto al 2010. In Francia erano oltre 33.700 imprese, in Spagna circa 28.300.

La classifica di circolarità. La classifica di circolarità nelle principali cinque economie dell’Unione europea è basata su sette indicatori: il tasso di riciclo complessivo dei rifiuti, urbani e speciali; il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; la produttività delle risorse; il rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; la riparazione; il consumo di suolo. Con 19 punti, Italia e Francia fanno registrare le migliori performance di circolarità; segue la Spagna con 16 punti, Polonia 12, e Germana 11.

Trend di circolarità. L’Italia è in testa per i trend di circolarità delle cinque principali economie europee, mostrando il maggiore incremento nelle proprie performance negli ultimi cinque anni.

Politiche per l’economia circolare. Pur di fronte a ritardi sembra essere maturato un contesto più favorevole per accelerare la transizione verso l’economia circolare. Tuttavia, rileva il Rapporto, l’obiettivo di mettere in sicurezza il Paese attraverso l’uso intelligente delle risorse (materia ed energia) resta lontano. Il Report presenta un quadro delle misure di carattere strategico e delle politiche adottate a livello europeo e nazionale, nonché delle principali misure di sostegno alle imprese e delle innovazioni normative intervenute nel corso dell’ultimo anno. Con il Green Deal e il pacchetto Fit for 55, l’Unione europea punta a fare della sfida climatica l’opportunità per un nuovo modello di sviluppo, raggiungendo la neutralità carbonica entro il 2050. Il nuovo Piano di azione per l’economia circolare, approvato dal Parlamento europeo a febbraio 2021, ha l’obiettivo di accelerare la transizione verso un’economia circolare e rigenerativa, con una particolare attenzione alla progettazione di prodotti sostenibili, alla circolarità nei processi produttivi e nei settori a più alta intensità di risorse e ad alto impatto ambientale (tra cui la plastica, il tessile, le costruzioni, l’elettronica, le produzioni alimentari, le batterie, i veicoli).

La Commissione europea ha presentato il 30 marzo 2022 un nuovo pacchetto di misure per l’economia circolare, con l’obiettivo di rendere i prodotti sempre più sostenibili, promuovere modelli di business circolari e responsabilizzare i consumatori. A livello nazionale, nel corso del 2021 sono stati varati importanti provvedimenti – a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – che possono contribuire ad accelerare la transizione ecologica e sviluppare l’economia circolare. Sono attualmente in via di approvazione altri importanti strumenti di carattere strategico e programmatico, quali la Strategia nazionale per l‘economia circolare e il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti. Il Piano nazionale di transizione ecologica offre un inquadramento generale sulla strategia e sulle azioni necessarie per promuovere il Green Deal su scala nazionale, partendo dalle linee guida del PNRR e proiettandole al raggiungimento degli obiettivi al 2030 e al 2050.

Il Rapporto si conclude con un’analisi dello stato di attuazione della simbiosi industriale in Italia, un approccio di sistema per la transizione verso un’economia circolare attraverso il trasferimento di risorse tra industrie tradizionalmente differenti, al fine di generare vantaggi competitivi per tutti i soggetti territoriali coinvolti.

Scarica il Rapporto

 

 di Monica Sozzi

mercoledì 13 aprile 2022

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