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L’Italia ricicla il 72% dei rifiuti e avanza sulla raccolta differenziata

Nel 2021 cresce del 2,3% la produzione di rifiuti urbani. 64% la quota della differenziata, ma il 19% finisce ancora in discarica. I risultati degli studi di Ispra e Fondazione per lo sviluppo sostenibile.   30/12/22

Con la fine dell’emergenza pandemica e la ripresa di pendolarismo e turismo, in Italia è tornata a crescere anche la produzione di rifiuti urbani: +2,3% nel 2021, pari a 29,6 milioni di tonnellate, di cui il 48% prodotti al Nord (+1,9%), il 30,7% al Sud (+2,9%) e il 21,3% al Centro (+2,5%). Crescita comunque inferiore a quella registrata dagli indicatori socioeconomici: Pil (6,7%) e consumi delle famiglie (5,3%).

È il quadro emerso dal “Rapporto Rifiuti Urbani di Ispra, che fornisce i dati, aggiornati all’anno 2021, su produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. L’obiettivo è quello di fornire un quadro di informazioni oggettivo, per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.

Tutte le regioni italiane hanno registrato un aumento dei rifiuti prodotti, tranne Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna, la cui produzione è rimasta pressoché stabile. 502 kg è la quantità di rifiuti pro capite prodotta da ogni italiano nel 2021. La quota pro-capite più alta si registra in Emilia-Romagna, con 641 kg a cittadino, la più bassa in Basilicata con 358 Kg. Superiore alla media nazionale, la crescita della produzione dei rifiuti (+2,8%) registrata nei 16 comuni con popolazione residente superiore ai 200mila abitanti.

Raccolta differenziata: i territori. 64% è la quota media raggiunta dalla raccolta differenziata: il 71% nel Nord, il 60,4% in Centro e il 55,7% nel Mezzogiorno. Sono nove le regioni che superano l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012: Veneto (76,2%), Sardegna (74,9%), Lombardia (73%), Trentino-Alto Adige (72,6%), Emilia-Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli-Venezia Giulia (67,9%), Umbria (66,9%) e Piemonte (65,8%). Sono prossime all’obiettivo l’Abruzzo (64,6%), la Toscana (64,1%) e la Valle d’Aosta (64%). Progressi importanti da Basilicata (+ 6%, raggiungendo quota 62,7%) e Sicilia (+4,7%, comunque al di sotto della soglia del 50%).


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A livello provinciale, si confermano Treviso (88,6%), Mantova (86,4%) e Belluno (83,8%) le più virtuose. Tra le città metropolitane spicca Cagliari con quota 74,4%. Tra le città di maggiori dimensioni (oltre 200 mila abitanti) i maggiori livelli di raccolta si osservano per Prato, Venezia e Milano, con percentuali pari, rispettivamente, al 72,6%, 65,2% e 62,5%.

Il riciclaggio dei rifiuti urbani, calcolato secondo le nuove metodologie stabilite dalla normativa europea, si attesta al 48,1% a fronte di un obiettivo del 55% da conseguirsi nel 2025, del 60% nel 2030 e del 65% nel 2035.

L’organico, il 39% del totale, si conferma la frazione più raccolta in Italia. Di questi, il 69,6% è costituito dalla frazione umida da cucine e mense, il 26,1% dai rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini e parchi, il 3,6% dai rifiuti avviati al compostaggio domestico e lo 0,7% dai rifiuti dei mercati.

Carta e cartone rappresentano il 19,1% del totale; segue il vetro con il 11,9% e la plastica che rappresenta l’8,8% del totale raccolto. Il 95% dei rifiuti plastici raccolti in modo differenziato è costituito da imballaggi.

Impianti: gestione, discariche e inceneritori. In Italia sono complessivamente 657 gli impianti per la gestione rifiuti: 53,1% al Nord, 17,7% al Centro, 29,2% al Sud.  Il 54,2% del totale impianti si occupano della frazione organica, che nel 2021 ha segnato una crescita del 2,9%. Il 19% dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica e, benché nell’ultimo decennio il ricorso a questa forma di smaltimento si sia ridotto del 52%, nei prossimi anni l’impegno punta ad un ulteriore dimezzamento. Il numero degli impianti operativi (126) è pressoché stabile. Il 18,3% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito dai 37 impianti operativi in tutta Italia.  

I rifiuti da imballaggi. Il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio rappresenta l’82,6% dell’immesso al consumo, in lieve calo rispetto al 2020. Tutte le frazioni merceologiche, ad eccezione del legno e della plastica, presentano una diminuzione della percentuale di recupero. Ad eccezione degli imballi in plastica, la cui quota è di riciclo è del 47%, per tutti gli altri materiali è stata raggiunta la quota obiettivo 2025 del 50%.


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Il Rapporto sottolinea l’emergenza di ridurre i gap esistenti a livello territoriale e in tale ambito importanti misure sono contenute sia nel Programma nazionale di gestione dei rifiuti (Pngr) che nel Programma nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Commercio con l’estero di rifiuti. L’Italia nel 2021 ha esportato 659 mila tonnellate di rifiuti, il triplo di quelli importati. Austria, Portogallo e Spagna, le destinazioni principali. Campania e Lazio sono le regioni che esportano maggiormente i propri quantitativi. Gli impianti italiani importano principalmente vetro (29,3%), oli e grassi commestibili (14,8%), abbigliamento (14,3%), metallo (14%), plastica (13%) e, in minor misura, carta e cartone (4,9%) e legno (3,7%).

Le spese della gestione rifiuti. Nel 2021, ogni abitante ha speso in media 194,5 euro per la gestione dei rifiuti urbani, 8,9 euro in più del 2020. Sopra la media nazionale il Centro (230,7 euro/abitante) e il Sud (202,3 euro/abitante). Abbassa la media il costo medio al Nord (174,6 euro/abitante).

Venezia, con 389,8 euro ad abitante, Cagliari con 307 euro e Firenze con 299,4 euro, sono tra le città che presentano i costi maggiori di gestione. I costi minori si rilevano per Catanzaro (160,3 euro ad abitante), Campobasso (165,2 euro ad abitante) e Trento (177,3 euro ad abitante).

Recentemente è stato presentato anche il rapporto “Il Riciclo in Italia 2022, realizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che descrive il quadro di crescita dell’industria italiana del riciclo che rappresenta ormai un comparto rilevante e strategico del sistema produttivo nazionale: 4.800 imprese, 236.365 occupati e un valore aggiunto di 10,5 miliardi.

Tra il 2014 e il 2020 la produzione di materiale riciclato è aumentata complessivamente del 13,3%: l’Italia, nel 2020 ha riciclato il 72% di tutti i rifiuti, urbani e speciali-industriali, un primato europeo (il 53% la media Ue), con un tasso di utilizzo di materiali riciclati sul totale dei materiali consumati al 21,6% (media Ue 12,8%). Anche per la gestione dei rifiuti d’imballaggio l’Italia è un’eccellenza europea del riciclo con più di 10,5 milioni di tonnellate raccolte e avviate a riciclo sul totale di 14,3 Mt immesse al consumo, con un tasso pari al 73,3% nel 2021, superiore non solo al target europeo del 65% al 2025 ma, con nove anni di anticipo, anche al target europeo del 70% al 2030.


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Le filiere del riciclo in Italia. Il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggi di carta e cartone nel 2021 segna un incremento consistente (+9,7%) e raggiunge l’85,1%, superando l’obiettivo fissato dalla direttiva europea per il 2030 (la media Ue27 nel 2019, ultimo anno disponibile, è 82%).

Gli imballaggi in plastica nel 2021 hanno registrato un incremento significativo delle quantità avviate a riciclo, pari al +11,8% rispetto al 2020, arrivando a 1,2 Mt. Incremento che rappresenta la valorizzazione a riciclo del 55,6% degli imballaggi immessi al consumo, raggiungendo in anticipo il target fissato al 2030.

Nel 2021, la percentuale di riciclo degli imballaggi in vetro sull’immesso al consumo è arrivata al 77%, raggiungendo anche in questo caso l’obiettivo fissato per il 2030 (la media Ue27 nel 2020, ultimo anno disponibile, è 76%).

La filiera dell’acciaio ha registrato nel 2021 un calo delle quantità avviate a riciclo del -6%, che porta a un risultato di riciclo del 72%.

Le quantità di rifiuti di imballaggio in alluminio avviate a riciclo nel 2021 sono pari al 67,5% degli imballaggi immessi al consumo, superando il target Ue al 2025 e 2030.

Per i rifiuti di imballaggio in legno il target specifico è al 25% entro il 2025 e al 30% entro il 2030, entrambi già raggiunti e largamente superati dal nostro Paese: 64,7% (la media Ue è 32,4% al 2020).

Nel 2021 cresce del 25% la produzione di bioplastiche compostabili, ma attualmente rappresentano ancora meno dell’1% della produzione annuale totale di plastica.

Il tasso nazionale di raccolta dei Raee (domestici e non domestici) è pari al 34,6% dell’immesso al consumo medio del triennio precedente, molto lontano dall’obiettivo del 65% previsto per il 2019 e tra le peggiori performance a livello europeo.

Nel 2021 il tasso di raccolta di pile e accumulatori portatili esausti rispetto all’immesso sul mercato nell’ultimo triennio, secondo i dati Eurostat, raggiunge per l’Italia il 36%, 9 punti percentuali sotto al target previsto per il 2016 (45%).

Il tasso di raccolta di oli minerali nel 2021 è risultato largamente superiore al 46% dell’olio immesso al consumo. Il rapporto fra rigenerato e raccolto è superiore al 98%.

La filiera dei veicoli fuori uso ottiene una percentuale di reimpiego e riciclaggio pari all’84,7% del peso medio del veicolo, in linea con il target dell’85%.

Il tasso di recupero dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione si attesta, nel 2020, al 77,9%, comunque al di sopra dell’obiettivo del 70% fissato dalla Direttiva 2008/98/CE per il 2020, raggiunto e superato da larga parte dei 27 Paesi Ue.

Il report conclude con alcune proposte per rafforzare la domanda di materie prime seconde (Mps):

  • introduzione di un’aliquota Iva agevolata per il materiale riciclato compensata con un aumento del prelievo sui rifiuti smaltiti in discarica o con inceneritori;
  • introduzione per gli appalti pubblici verdi (Gpp) e i relativi criteri ambientali minimi (Cam) dell’obbligo di acquisire di quantità minime stabilite di materiale riciclato impiegabile per gli utilizzi previsti nel progetto;
  • rafforzamento dell’utilizzo del materiale riciclato nei settori produttivi con accordi di settore.

Questi, invece, gli interventi strutturali ritenuti necessari per ridurre l’esposizione del settore ai costi energetici:

  • un’analisi approfondita delle fasi del processo industriale di riciclo per produrre miglioramenti di efficienza e risparmio di elettricità e calore;
  • la semplificazione e l’accelerazione delle procedure per utilizzare fonti rinnovabili di energia autoprodotta;
  • la semplificazione delle procedure per la valorizzazione termica dei residui dei processi di riciclo per generare calore ed elettricità da impiegare negli stessi impianti.

Scarica il Rapporto rifiuti urbani

Scarica il Rapporto Il Riciclo in Italia

 

di Monica Sozzi

 

 

Fonte copertina: Foto di Waltteri Paulaharju da Pixabay

venerdì 30 dicembre 2022

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