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GreenItaly 2023: alle aziende investire nella green economy conviene, ecco perché

L’Italia accelera sulla transizione ambientale: in cinque anni eco-investimenti per una impresa su tre e cresce l’incidenza dei green job. Si consolida l’economia circolare, ancora troppo lenta la transizione energetica. 24/11/23

venerdì 24 novembre 2023
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Negli ultimi cinque anni, oltre 510mila imprese italiane hanno investito nella green economy e nella sostenibilità come strategia per affrontare il futuro, potendo così affrontare meglio le crisi. E in Italia sono stati creati 3,2 milioni di green job, il 13,9% degli occupati.

Questo è ciò che afferma GreenItaly 2023, il rapporto che ogni anno fornisce un'analisi approfondita sullo stato di avanzamento della green economy in Italia e nel mondo, evidenziando i suoi effetti sulla competitività dei sistemi produttivi. Attraverso numeri, tendenze e oltre 200 case histories, il documento offre uno strumento di informazione sulla transizione verde. La 14esima edizione, realizzata da Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne, Conai, Novamont, Ecopneus, European Climate Foundation e molte altre organizzazioni ed esperti, è stata presentata a Roma il 31 ottobre 2023.

 

I vantaggi competitivi per chi investe sulla green economy

Nel quinquennio 2018-2022, secondo GreenItaly, il 35,1% del totale delle imprese (una su tre) ha effettuato eco-investimenti su processi e prodotti a maggior risparmio energetico, idrico e a minor impatto ambientale. Le previsioni per il 2023 indicano per le imprese che hanno investito nella green economy un incremento di produzione rispetto all’anno precedente (atteso dal 43% di queste imprese, sette punti percentuali in più rispetto a quelle non eco-investitrici), un aumento del fatturato (atteso dal 47%, rispetto al 40% delle altre imprese), una crescita del numero di occupati (per il 29% contro il 19%) e un aumento delle esportazioni (30% contro il 20%).

I green job aiutano l’occupazione

In base al Rapporto, come già sottolineato, a fine 2022 le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,9% degli occupati totali. Inoltre, il 35,1% dei contratti totali attivati nel corso dell'anno sono stati green job, mentre l'81,1% dei contratti previsti nel mercato del lavoro richiedeva competenze e conoscenze green. Le aree più interessate a queste figure sono: progettazione e sviluppo (87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%).

La localizzazione delle attivazioni green job.

  • A livello territoriale. Nel 2022 il Nord-Ovest ha registrato il maggior numero di attivazioni green, segnando un aumento del 13,5% rispetto al 2021 e portando l’incidenza dei green job sul totale delle assunzioni al 39,2%. Il Centro ha registrato una crescita del 15,9%, con una incidenza del 31,7% sui contratti, mentre il Mezzogiorno ha avuto un aumento dell’11,2% segnando un’incidenza del 32,7%. Il Nord-Est ha registrato un aumento delle attivazioni del 14,1%, per il 35,4% delle assunzioni totali.
  • A livello regionale, la Lombardia si conferma la regione più dinamica, con un aumento dei nuovi contratti green job del 14,7% rispetto al 2021. La Lombardia ha anche l'incidenza più alta di green job sul totale, con il 40,8%. Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio concentrano il 51,9% dei nuovi contratti.
  • A livello provinciale, Milano registra il maggior numero di attivazioni green job nel 2022, con il 10,3% del totale a livello nazionale e il 41% del totale provinciale. Milano, Roma, Napoli e Torino concentrano circa un quarto delle nuove attivazioni 2022.

Energie rinnovabili, una produzione da accelerare

Il Rapporto denuncia un chiaro ritardo dell’Italia nel settore delle energie rinnovabili. Ostacoli burocratici e la mancanza di politiche e incentivi a favore del settore, rallentano la transizione energetica, ma il sistema produttivo italiano ha continuato a investire in questa direzione anche durante periodi di difficoltà come la crisi pandemica e i conflitti mondiali. La potenza da fonti rinnovabili installata nel 2022 è pari a 3 Gw, molto inferiore rispetto a Germania (11 Gw) e Spagna (6 Gw). Questo dato è lontano dal target di circa 8-9 Gw all'anno da installare entro il 2030.

L'Italia è un importatore netto di energia, con l'80% del suo approvvigionamento energetico totale proveniente dall'estero, principalmente petrolio e gas. Le fonti energetiche rinnovabili (Fer) coprono il 31,1% del fabbisogno elettrico nazionale nel 2022. La produzione idroelettrica è stata ridimensionata a causa della siccità che ha colpito l'Italia.

Italia leader nell’economia circolare

L'Italia consolida il proprio posizionamento come leader nell'economia circolare, con un tasso di riciclo dei rifiuti urbani e speciali che ha raggiunto nel 2020 l'83,4%, un valore superiore alla media Ue del 52,6% e anche ai principali Paesi europei come Francia, Germania e Spagna. l'Italia è anche uno dei pochi Paesi che ha migliorato le sue prestazioni nel periodo 2010-2020, aumentando il tasso di riciclo di 10 punti percentuali (l’Ue di 6 punti percentuali).

All’interno del Pnrr, l'Italia ha approvato nel 2022 la Strategia nazionale per l'economia circolare, che coinvolge l'intera filiera e si focalizza su obiettivi come favorire il mercato delle materie prime seconde, estendere la responsabilità dei produttori e dei consumatori, promuovere pratiche di condivisione e il concetto di "prodotto come servizio" e definire una roadmap di azioni e obiettivi fino al 2040.

 

di Monica Sozzi

 

Scarica il Report GreenItaly 2023

 

Fonte copertina: shubhamo0o, da 123rf.com

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