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Presentato il rapporto del Club di Roma: l’umanità deve fare un “salto da giganti”
Senza la modifica del modello economico i problemi ambientali e sociali aumenteranno. La trasformazione deve partire da cinque temi cardine: povertà, parità di genere, energia, disuguaglianze, sistema alimentare. 28/11/22
Nei prossimi anni rischiamo di vivere in società sempre più fragili, diseguali e disfunzionali, ma con uno sforzo straordinario il mondo può stabilizzare l’aumento medio della temperatura globale al di sotto dei 2°C, rimettendo così l’attività antropica all’interno dei vincoli naturali e ponendo fine alla povertà entro il 2050.
Sono alcuni dei messaggi chiave contenuti in “Earth4all: a survival guide for humanity”, libro che il 28 novembre è stato protagonista di un evento organizzato da Club di Roma, Wwf Italia e ASviS presso il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) in occasione dell’Aurelio Peccei Lecture 2022 e della pubblicazione della sua versione italiana “Una Terra per tutti. Una guida alla sopravvivenza dell’umanità” (Edizioni ambiente). Il volume dimostra che continuando di questo passo, e cioè con lo scenario Bau (Business as usual), nei prossimi 50 anni il sistema economico oggi dominante aumenterà le tensioni sociali e ridurrà il benessere delle popolazioni. I segnali di un futuro peggiore sono già sotto i nostri occhi, basti pensare a come il fenomeno delle disuguaglianze stia crescendo e stia destabilizzando le persone e il pianeta.
“Per la prima volta abbiamo prove che suggeriscono che è possibile invertire la rotta delle nostre economie”, ha dichiarato Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma e coautrice del volume durante l’evento al Cnel, “Earth4All ha sviluppato un quadro di cinque turnaround (inversioni di rotta, ndr) che possono supportare la prosperità a lungo termine su un pianeta stabile. Ma la loro attuazione richiede idee economiche audaci che ci allontanino dall'attuale paradigma economico distruttivo. Idee in grado di affrontare gli attuali tipping points (punti critici o di non ritorno) ambientali e sociali per costruire un futuro che garantisca un maggiore equilibrio tra le persone e il pianeta. La scoperta più innovativa dell'analisi è che l'estrema disuguaglianza deve essere affrontata con urgenza per rimanere entro i confini planetari. Senza misure trasformative sulla disuguaglianza, la tensione sociale continuerà a crescere, erodendo la fiducia e rendendo ancora più difficile prendere decisioni essenziali a lungo termine. E ciò aumenta ancor di più la possibilità di attraversare pericolosi punti di non ritorno nel sistema terrestre”.
Rivedi l'evento "Una Terra per tutti"
Cinquant’anni dopo la pubblicazione del primo famoso rapporto “The Limits to Growth” (I limiti alla crescita), che il Club di Roma commissionò a cinque scienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e fu pubblicato nel marzo del 1972, il libro presenta i risultati di un progetto di ricerca biennale (Earth4All per l’appunto) - che ha riunito i principali pensatori economici, scienziati e sostenitori, convocati dal Club di Roma, dal Potsdam institute for climate impact research, dallo Stockholm resilience center e dalla Norwegian business school - che dimostra chiaramente che è impossibile una crescita infinita in un mondo finito.
“Dobbiamo andare oltre il concetto di Pil”, ha sottolineato nel suo intervento il fondatore dell’ASviS e full member Club di Roma, Enrico Giovannini. “Voglio sottolineare due messaggi molto importanti. La gente ha voglia di cambiare il modello economico e quanto presentato oggi conferma che una alternativa possibile esiste. Il modello costruito da Earth4All è diverso da quelli alla base delle politiche nazionali ed europee, è infatti basato sulla teoria dei sistemi, sulla modalità dinamica, e ci dice che esiste una strada che può essere intrapresa. Una strada che combinando le diverse dimensioni porta a un aumento del benessere, a una riduzione della pressione sull’ambiente, a un miglioramento dell’equità e a una riduzione del consumo di risorse”.
Il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini ha sottolineato che “il rapporto Earth4all propone cambiamenti di rotta da attuare con la massima urgenza: contrasto alla povertà e alle disuguaglianze, emancipazione femminile, sistema alimentare sano ed energia pulita. Un cambiamento necessario per le nuove generazioni”.
“All’interno del rapporto”, ha osservato la direttrice generale del Wwf Alessandra Prampolini, “troviamo una ricetta concreta: con un piccolo investimento oggi, modificando le abitudini socio-economiche, è possibile fare un grande salto”.
Per la costruzione di questo nuovo modello di sviluppo, l’iniziativa prende in esame due scenari che iniziano nel 1980 e terminano nel 2100. Questi scenari, chiamati “Too little, too Late” (troppo poco, troppo tardi) e “The giant leap” (il salto da giganti), mostrano come la popolazione, le economie, l'uso delle risorse, l'inquinamento, il benessere e le tensioni sociali potrebbero veder cambiare il proprio destino, in meglio o in peggio, nel corso di questo secolo: tutto però dipenderà dalle decisioni che saremo in grado di prendere nel fondamentale decennio in cui viviamo.
Nel primo scenario, le temperature globali saliranno a circa 2,5°C entro il 2100, facendo fallire così l'obiettivo stipulato nell'Accordo di Parigi. In questo modo le economie più povere affronteranno condizioni ancor più estreme; molte persone abiteranno in zone invivibili, dove è impossibile adattarsi; tutte le società saranno sconvolte da continui shock di caldo estremo, siccità, fallimento dei raccolti e inondazioni.
Il secondo scenario è invece capace di costruire un mondo più pulito, giusto ed equo, e può essere realizzato a patto che ogni comparto del vivere umano adotti un'azione senza precedenti e immediata attraverso cinque turnaround interconnessi e profondamente innovativi:
- Porre fine alla povertà attraverso la riforma del sistema finanziario internazionale, sollevando 3-4 miliardi di persone da questa condizione;
- Affrontare le gravi disuguaglianze garantendo che il 10% più ricco della popolazione non prenda più del 40% del reddito nazionale;
- Consentire alle donne di raggiungere la piena parità di genere entro il 2050;
- Trasformare il sistema alimentare per fornire diete sane per le persone e il pianeta;
- Favorire e velocizzare la transizione all'energia pulita per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Si tratta delle soluzioni più semplici ed efficaci da mettere in campo in questo momento, per iniziare “salto dopo salto” a costruire economie che devono avvicinarsi al pieno funzionamento all'interno dei confini planetari entro la metà di questo secolo.
“Ciò che mi sconcerta è la divaricazione che esiste tra conoscenza e atto politico”, ha affermato Gianfranco Bologna, presidente onorario della Comunità Scientifica del Wwf e full member del Club di Roma. “Dal primo rapporto del Club di Roma a oggi, grazie anche all’evoluzione tecnologica, ciò che emerge con forza è che è impossibile una crescita materiale indefinita, quantitativa e illimitata in un mondo dai limiti bio-geo-fisici definiti. La Terra si estende per 510 milioni di chilometri quadrati, mentre abbiamo circa 150 milioni di chilometri quadrati di terre emerse. Di queste ultime le zone abitabili sono il 71% e l’attività antropica ne ha già modificato il 75%. Se guardiamo alle aree marine, è stato modificato in modo significativo il 66%. Disponiamo di questi dati perché abbiamo una conoscenza scientifica straordinaria. Earth4all è una grandissima chiamata all’azione, le finestre temporali si stanno chiudendo e chi si occupa di tipping points lo sta dicendo chiaramente. Quello che dobbiamo fare è mettere sempre più a sistema la conoscenza. Il mondo ha bisogno di un nuovo sistema operativo”.
L’edizione italiana del Rapporto è stata curata da Gianfranco Bologna. Gli autori del libro sono: Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma; Owen Gaffney, Stockholm resilience centre; Jayati Ghosh, Università del Massachusetts; Jorgen Randers, Novergian business school, coautore di “The limits to growth”; Johan Rockström, direttore del Potsdam institute for climate impact research; Per Espen Stoknes, direttore del Centre for green growth at the Norwegian business school.
di Ivan Manzo