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Onu: le leggi per la tutela dell’ambiente ci sono ma non vengono applicate
Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente lancia l’allarme: lo scarso potere delle istituzioni, la corruzione, il basso accesso alle informazioni e il disimpegno da parte dei cittadini limitano l’azione del diritto ambientale. 4/2/2019
Dal 1972 a oggi sono stati istituiti 1.100 accordi intergovernativi per la tutela ambientale; di 88 Paesi che hanno introdotto nella propria Costituzione provvedimenti a favore di un ambiente sano, ben 65 hanno inserito norme ad hoc per la protezione dell’ambiente; oltre 50 nazioni hanno istituito 350 tribunali e corti ambientali in tutto il mondo; 60 Paesi devono garantire ai cittadini per legge una corretta e trasparente informazione in campo ecologico e ambientalista e dal 2017 a oggi 176 Paesi hanno varato leggi quadro ambientali.
Nonostante la proliferazione di leggi e organismi di controllo e protezione dell’ambiente, però, l’incapacità di far rispettare il diritto ambientale mette a rischio la biodiversità e la salute dell’ambiente.
A lanciare l’allarme è il primo Rapporto internazionale sul diritto ambientale pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), che analizza lo stato dell’arte della legislazione per l’ambiente e l’impegno dei governi dal 1972 a oggi.
Secondo gli autori del dossier, le cause della mancata attuazione delle leggi ambientali sono da rintracciare nello scarso potere politico dei ministeri e delle agenzie governative ambientali, nei fenomeni di corruzione diffusa, nel disimpegno della popolazione e nella carenza di informazioni trasparenti e chiare di settore - risulta che delle 70 nazioni analizzate dal Rapporto, solo il 28% pubblica regolari aggiornamenti sulle attività e sulle tematiche ecologiche. Inoltre, il Rapporto lancia l’allarme sulla crescente resistenza alle leggi ambientali, evidenziata dall’altissimo numero di molestie, minacce di arresti arbitrari e uccisioni di attivisti e difensori dell’ambiente. Tra il 2002 e il 2013, 908 persone, tra cui guardie forestali, ispettori governativi e attivisti locali, sono state uccise in 35 Paesi e solo nel 2017 hanno perso la vita 197 persone. I Paesi più colpiti da questo fenomeno sono il Brasile, l’Honduras - in cui, tra gli altri, nel 2016 ha perso la vita l’attivista ambientale Berta Caceres - le Filippine e la Colombia: Paesi in cui le risorse naturali attivano la corruzione e la cosiddetta “tragedia dei beni comuni”, che interessa aree abitate da comunità indigene, in cui i diritti di proprietà non sono chiari e ognuno usa il bene comune per interessi propri, senza tenere conto dei diritti delle comunità locali.
“Questo Rapporto risolve il mistero del perché persistano problemi come inquinamento, declino della biodiversità e cambiamenti climatici, nonostante la proliferazione delle leggi ambientali negli ultimi decenni - ha spiegato David Boyd, il relatore speciale del dipartimento di Diritti umani e ambiente dell’Onu - A meno che non venga rafforzato lo stato del diritto ambientale, anche le regole apparentemente più rigorose sono destinate a fallire e il diritto umano fondamentale a un ambiente sano non sarà realizzato”.
Il diritto ambientale - evidenzia il dossier - conferisce alle agenzie istituzionali l’autorità per agire, ai cittadini informazioni chiare e modelli di comportamento e alle imprese fornisce modelli di sviluppo sostenibile, diventando un motore per l’innovazione e la salute pubblica, come è avvenuto in Costa Rica, un Paese fortemente dipendente dalle risorse naturali, un tempo devastato dai conflitti politici. I benefici dell’attuazione del diritto ambientale, poi, vanno ben oltre il settore dell’ecologia: la legislazione sull’ambiente sostiene anche lo sviluppo economico e sociale di ogni Paese, protegge la salute pubblica, lavorando per il raggiungimento degli SDGs, e contribuisce alla pace e alla sicurezza, disinnescando i conflitti e salvando vite umane.
In quanto tale, la legislazione ambientale e la sua applicazione - conclude il dossier - sono una priorità per tutti i Paesi.
di Viola Brancatella