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LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

La concentrazione media globale di CO2 in atmosfera ha raggiunto nel 2022 nuovi livelli record, pari a 415,8 ppm (parti per milione). Dopo il crollo delle emissioni per la pandemia (-8,9%) nel 2020, le emissioni in Italia sono aumentate nel 2021 del 4,8%.

Notizie

Undrr: i disastri climatici mietono 60mila vittime all’anno

Aumentano le catastrofi da clima: inondazioni e tempeste gli eventi più diffusi. Asia e Americhe le regioni più colpite. Servono una migliore prevenzione, politiche strutturali e un serio impegno per ridurre le emissioni. 24/11/20

“Negli ultimi vent'anni, 7.348 eventi catastrofici sono stati registrati in tutto il mondo da Em-Dat, uno dei più importanti database internazionali nel campo”. Questi i dati che provengono dal rapporto “Human cost of disasters. An overview of the last 20 years” diffuso a ottobre dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (Undrr) e dal Centre for research on the epidemiology of disasters (Cred). Secondo il Rapporto, i disastri naturali hanno mietuto circa 1,23 milioni di vittime in 20 anni, una media di 60mila all'anno, e colpito complessivamente oltre quattro miliardi di persone. “Inoltre, i disastri hanno causato circa 2,97 migliaia di miliardi di dollari in perdite economiche a livello globale”.

Questi numeri rappresentano un incremento significativo degli eventi catastrofici estremi registrati rispetto ai vent’anni precedenti. Tra il 1980 e il 1999, infatti, il database Em-Dat ha segnalato 4.212 disastri legati a pericoli naturali, che hanno mietuto circa 1,19 milioni di vittime, colpito oltre tre miliardi di persone e causato perdite economiche per un ammontare di 1,63 migliaia di miliardi di dollari.

“Sebbene una migliore registrazione e rendicontazione possa in parte spiegare l'aumento degli eventi, gran parte di ciò è dovuto a un aumento significativo del numero di disastri legati al clima” precisa l’Undrr.

Come si può notare dal grafico, l’Asia ha subìto il quantitativo maggiore di eventi metereologici estremi. In totale, tra il 2000 e il 2019, si calcolano per la regione 3.068 eventi disastrosi, seguiti da 1.756 nelle Americhe e 1.192 in Africa. L'alta frequenza nella regione asiatica è dovuta in gran parte alle dimensioni del continente, oltre che a conformazioni geografiche (come i bacini fluviali, le pianure alluvionali e le faglie sismiche) ad alto rischio. Le nazioni più colpite sono la Cina (577 eventi), gli Stati Uniti (467 eventi), l’India (321 eventi), le Filippine (304 eventi) e l’Indonesia (278 eventi). “Questi Paesi hanno tutti masse continentali vaste ed eterogenee, nonché densità di popolazione elevate, specialmente nelle aree più a rischio” ha ricordato l’Undrr.

Sebbene siano state apportate migliorie in termini di allerta, preparazione e risposta alle catastrofi (con una considerevole riduzione della perdita di vite umane) è comunque chiaro che la natura sistemica degli eventi climatici estremi, unita a fattori di rischio come povertà, cambiamento climatico, inquinamento atmosferico, sovrappopolazione, urbanizzazione incontrollata e perdita della biodiversità, richieda un maggiore rafforzamento della governance del rischio.

Niente ha rivelato con maggiore chiarezza la necessità di politiche resilienti come l’attuale pandemia da Covid-19, che ha messo a nudo molte carenze nella gestione del rischio di catastrofi” ha sottolineato l’Undrr.

A livello mondiale, le inondazioni costituiscono la tipologia di disastro più diffusa, rappresentando il 44% degli eventi analizzati nel Rapporto. “Le inondazioni sono eventi idrologici, un sottogruppo di catastrofi che comprende anche le frane, responsabili del 5% degli eventi totali” spiega il Cred. Le tempeste sono il secondo genere di evento estremo più diffuso, rappresentando il 28% del totale globale. “Le tempeste colpiscono più frequentemente le comunità costiere vicino agli oceani e sono considerate parte del sottogruppo dei disastri meteorologici, insieme agli eventi causati da temperature estreme (6%)”. Questi ultimi fanno parte di un sottogruppo di disastri meno diffusi, che includono siccità e incendi, e rappresentano rispettivamente il 5% e il 3% del totale. Infine, gli eventi geofisici (come i terremoti e l'attività vulcanica) costituiscono il 9% degli eventi estremi, la maggior parte dei quali sono terremoti (compresi gli tsunami). Nel complesso, il numero delle calamità annuali e la distribuzione delle varie tipologie di catastrofi sono rimasti relativamente stabili tra il 2000 e il 2019, con una media di 367 eventi registrati ogni anno.

Il Rapporto ha infine elaborato una serie di osservazioni e raccomandazioni per le politiche pubbliche:

  • si stima che un aumento della temperatura di 3°C incrementerebbe la frequenza di eventi metereologici a livello globale, “ciò potrebbe rendere obsolete le attuali strategie nazionali e locali per la riduzione delle catastrofi in molti Paesi”;
  • una maggiore variabilità delle precipitazioni rappresenta un rischio per il 70% dell'agricoltura globale, alimentata dalla pioggia, nonché per gli 1,3 miliardi di persone che dipendono dal settore agricolo;
  • l’impatto concentrato delle catastrofi in alcuni specifici Paesi offre un'opportunità per un approccio maggiormente mirato alla riduzione del rischio. “Tuttavia, il Covid-19 dimostra la necessità di un approccio sistemico, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso”;
  • è necessario rafforzare la governance per gestire il rischio di catastrofi con una visione chiara, competenze, piani strutturati, linee guida, finanziamenti e coordinamento tra i settori;
  • è fondamentale intensificare gli investimenti pubblici e privati ​​nella prevenzione e riduzione del rischio, mediante misure strutturali e non strutturali per creare società resilienti alle catastrofi.

Questo rapporto costituisce un ulteriore promemoria per agire sul riscaldamento globale, in un mondo attualmente in rotta per un aumento della temperatura di 3,2°C” conclude l’Undrr. Per evitare questa prospettiva, “i Paesi industriali dovranno ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 7,2% all'anno nei prossimi dieci anni, per raggiungere l'obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi”.

Scarica il Rapporto

 

di Flavio Natale

martedì 24 novembre 2020

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