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Alta sostenibilità: sulle migrazioni climatiche serve una strategia strutturale e comune
Solo la desertificazione nel Sahel può spingere a spostarsi 200 milioni di persone. Se ne è discusso su Radio Radicale nella rubrica ASviS condotta da Manieri e Po, ospiti Mastrojeni, Salone e Teodorescu [VIDEO]. 25/01/21
Una recente sentenza del comitato dell’Onu per i diritti umani ha stabilito che i migranti climatici non possono essere rimandati nel loro Paese. Una decisione che apre un vasto filone, il quale coinvolge l’intera classe politica mondiale. I diversi governi sono infatti chiamati a stabilire con quale “status” questi migranti debbano essere accolti una volta arrivati nel Paese ospitante.
Quello delle migrazioni è un tema spesso divisivo, che anima tensioni tra la popolazione e le parti politiche. E se invece ci focalizzassimo sulle opportunità che si celano dietro a questo fenomeno?
Se ne è discusso durante la puntata del 25 gennaio della rubrica ASviS “Alta Sostenibilità”, in onda su Radio Radicale e condotta da Valeria Manieri e Ruggero Po. Ospiti della puntata: Grammenos Mastrojeni (Segretario generale aggiunto dell'Unione per il Mediterraneo), Filippo Salone (Coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 16, Pace giustizia e istituzioni solide) e Loredana Teodorescu (Responsabile affari europei e internazionali, Istituto Luigi Sturzo; Segretaria generale, Women in international security Italy).
In apertura di dibattito è intervenuto Filippo Salone che, commentando la sentenza, ha anche ricordato come questa sia in linea con quanto previsto dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile: “La sentenza Onu è un passo avanti. I Target del Goal 16 dell’Agenda 2030 rappresentano una bussola per valutare il tema delle migrazioni. In particolare i Target 16.2 e 16.3, che ritroviamo nella sentenza, che effettivamente aumenta lo spettro delle fattispecie dei diritti umani grazie anche un approccio integrato. Serve una visione organica su tutti quelli che sono i diritti rispetto allo sviluppo sostenibile. Come ASviS, riteniamo necessario il ripristino delle ragioni umanitarie all’interno del fenomeno migratorio: la concezione dei diritti umani deve essere il faro di tutte le politiche, al di là del dato quantitativo sui flussi”.
Filippo Salone, coordinatore del gruppo di lavoro ASviS sul Goal 16, pace giustizia e istituzioni solide
#AltaSostenibilità @RadioRadicale - @filipposalone: La sentenza Onu che ha stabilito che i migranti climatici non possono essere rimandati nel loro Paese è un passo avanti. Come ASviS, riteniamo necessario il ripristino delle ragioni umanitarie all’interno del fenomeno migratorio
— ASviS (@ASviSItalia) January 25, 2021
Ma perché l’Italia è nell’occhio del ciclone e deve prepararsi a gestire il flusso delle migrazioni in modo strutturale? Lo ha spiegato Grammenos Mastrojeni, che ha fornito una serie di esempi per comprendere al meglio la questione. “L’Italia è in una posizione straordinaria, sia per delicatezza della situazione e sia per potenzialità. Siamo infatti quasi un ponte nel Mediterraneo che si estende di fronte a un primo fenomeno di vasta scala di questo tipo, e cioè la desertificazione nel Sahel”, ha dichiarato Mastrojeni, “un fattore che potenzialmente può spingere a spostarsi circa 200 milioni di persone nel futuro. Senza dimenticare che già oggi circa 20 milioni di individui sono in movimento in Africa. Ciò che sperimentiamo noi sarà utile per tutto il mondo. Non è però pensabile che per gestire questo fenomeno basti la definizione dello status di rifugiato. Parliamo di un fatto strutturale molto più ampio. Il Mediterraneo è la seconda zona che si riscalda più velocemente sul Pianeta, per via dei cambiamenti climatici, e a questa constatazione si legano alcune previsioni da considerare. Senza dimenticare l’aumento dei fenomeni estremi a cui andiamo incontro, dobbiamo pensare che di questo passo entro poco tempo avremo 250 milioni di persone che vivranno una condizione di scarsità idrica, unita a una previsione di aumento medio del livello del mare Mediterraneo fino a un metro entro la fine del secolo, ma di 25 centimetri entro breve. Certamente 25 centimetri possono sembrare pochi, ma se li consideriamo come acqua salina che si introduce nelle nostre terre rendendole quindi sterili, ecco che cambia di più la prospettiva. Va ricordato che il 42% della popolazione mondiale vive lungo le coste e che specialmente nel Mediterraneo concentriamo lì la nostra produzione agricola. Questo rappresenta un potenziale di destabilizzazione piuttosto importante. Per fare un esempio, nel caso egiziano significherebbe salinizzare il delta del Nilo e mandare in tilt la produzione agricola di una nazione che ha più di 100 milioni di abitanti”.
Grammenos Mastrojeni, Segretario generale aggiunto dell'Unione per il mediterraneo
#AltaSostenibilità @RadioRadicale - @GaiaThinks: Non è pensabile che per gestire il fenomeno migratorio basti la definizione di uno status. Stiamo parlando di un fatto strutturale, solo la desertificazione del Sahel spingerà a spostarsi circa 200 milioni di persone.
— ASviS (@ASviSItalia) January 25, 2021
Infine, Loredana Teodorescu ha ricordato il ruolo dell’Europa e la necessità di una posizione comune tra le nazioni sul tema: “Nel giro di pochi anni i migranti climatici diventeranno la prima emergenza migratoria. Dobbiamo iniziare a trattare seriamente il fenomeno, anche da un punto di vista europeo. L’Europa fino a ora ha faticato a trovare una strategia comune, trattandosi di un tema politicizzato. Però una strategia comune è necessaria, perché le cause che innescano il flusso migratorio oltre a ingigantirsi saranno ben presenti nei prossimi decenni. Serve un approccio all’insegna della condivisione delle responsabilità, della solidarietà e attento al rispetto dei diritti. Non possiamo permettere situazioni come quella che sta accadendo oggi in Bosnia. Ciò che è successo negli ultimi anni è che l’Europa si è rivolta sempre più a Paesi terzi con accordi bilaterali, pensiamo a quello con la Turchia, un fatto importante ma che non ci esonera dalle nostre responsabilità. Voglio però essere positiva, la Commissione europea ha dato comunque un segnale importante con il patto europeo di settembre per la migrazione. C’è sicuramente la consapevolezza dell’importanza di dotarsi di un approccio comune, ora però bisogna trovare l’accordo tra Stati membri”.
Loredana Teodorescu, responsabile Affari europei e internazionali, Istituto Luigi Sturzo; Segretaria generale, Women in International Security Italy
#AltaSostenibilità @RadioRadicale - @Lore_Teodorescu: Nel giro di pochi anni i migranti climatici diventeranno la prima emergenza migratoria. In Europa c'è sicuramente la consapevolezza di dotarsi di un approccio comune sul tema, ora bisogna trovare l’accordo tra Stati membri.
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di Ivan Manzo
Vai all'archivio delle puntate di Alta sostenibilità, la trasmissione di ASviS a cura di Valeria Manieri, Ruggero Po ed Elis Viettone, in onda il lunedì dalle 12:30 alle 13:00 su Radio Radicale.