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Oltre tre miliardi di persone nel mondo dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento. Secondo gli ultimi dati 2021, risulta che di questo passo entro il 2050 avremo più plastica che pesci nei nostri mari. A fronte di una media europea del 77,8%, in Italia gli stock ittici sono sovrastruttati al 91,4%. 

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Ocse: negli Stati membri, un residente su otto ancora in condizioni di povertà

Pubblicato il Rapporto sullo stato di avanzamento verso gli SGDs. Molte le aree critiche, tra cui disuguaglianze, biodiversità, clima, istituzioni. In alcuni Paesi servono informazioni e dati più accurati.      29/4/22

Quanta strada hanno percorso i Paesi dell'Ocse per raggiungere gli SDGs? In che modo la pandemia ha influito su questo cammino? E in che direzione stiamo andando? A queste domande ha provato a rispondere il rapporto “The short and winding road to 2030: measuring distance to the SDG targets”, pubblicato dall’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Questo documento, alla sua quarta edizione, è considerato uno dei pilastri per valutare il percorso dei Paesi Ocse verso l’Agenda 2030, permettendo agli Stati membri di identificare il loro attuale stato di avanzamento verso gli SDGs. “Abbiamo bisogno di una comprensione rigorosa della posizione dei Paesi nell'Agenda 2030, della velocità con cui avanzano verso gli Obiettivi e della priorità di azione necessarie”, ha commentato Jeff Schlagenhauf, vice-segretario generale dell’Ocse.

“Questa edizione ci dà delle informazioni più ampie sulle tendenze attuali, e ci permette di vedere le effettive probabilità di raggiungere gli Obiettivi al 2030”, ha dichiarato durante l’evento di presentazione del Rapporto Romina Boarini, direttrice del Wise (Il Centro Ocse per il benessere, l’inclusione, la sostenibilità e l’uguaglianza di opportunità). “Questo rapporto ci mostra che sono necessarie politiche più forti e incisive”.

“L’Agenda 2030 è molto utile per la coerenza politica del nostro Paese”, ha aggiunto Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, che ha sottolineato a questo proposito anche il ruolo cruciale giocato, in Italia, dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, uno strumento per abituare i ministeri a lavorare in modo coordinato, seguendo “un approccio olistico”.

Il cammino verso gli SDGs. Il messaggio che si evince dal rapporto è che, con meno di dieci anni rimasti, sono necessarie azioni più decise. Finora, l'area dei Paesi Ocse ha raggiunto, nel suo insieme, 10 dei 112 obiettivi “per i quali è possibile valutare le prestazioni”, ed è considerata vicina ad altri 18 (principalmente quelli relativi alla garanzia dei bisogni di base e all'attuazione di strumenti e quadri politici), ma molto resta ancora da fare. Ventuno obiettivi sembrano infatti lontani dall'essere raggiunti. In particolare, vi è un ampio margine per rafforzare gli sforzi dei Paesi in diversi settori chiave: garantire che nessuno venga lasciato indietro (Goal 10), ripristinare la fiducia nelle istituzioni (Goal 16) e limitare le pressioni sull'ambiente naturale (Goal 14 e 15).

Secondo il Rapporto, un residente Ocse su otto si trova in condizioni di povertà – e la maggior parte dei Paesi non ha compiuto progressi in merito negli ultimi anni. Molti gruppi, tra cui donne, giovani e migranti, devono inoltre affrontare sfide più significative rispetto al resto della popolazione. Ad esempio, nonostante i progressi, i diritti e le opportunità delle donne sono ancora limitati, tanto nella sfera privata quanto in quella pubblica. A incrementare le disuguaglianze gravano i comportamenti malsani come la malnutrizione e il consumo di tabacco, più diffusi tra i gruppi socioeconomici bassi, nonché le disparità nell'istruzione. Nella maggior parte degli Stati membri, inoltre, più di un giovane adulto su dieci non è attualmente impegnato nel lavoro, nello studio o nella formazione (i cosiddetti “Neet”), quota che supera uno su cinque in Messico, Italia, Turchia e Colombia.

La scarsa solidità delle istituzioni. Sebbene la pandemia abbia sottolineato l'importanza della fiducia nelle democrazie, i Paesi Ocse restano lontani dal raggiungere i relativi obiettivi. “Fiducia e trasparenza sono fondamentali per la capacità di una società di assorbire e riprendersi dagli shock”, si legge nel Rapporto. Tuttavia, i dati disponibili mostrano una diminuzione a lungo termine della fiducia delle persone nelle istituzioni, dovuto al mancato progresso verso Obiettivi critici quali l’accessibilità, la responsabilità, la trasparenza e la diversità nella rappresentanza pubblica.

Biodiversità e cambiamento climatico. Anche le pressioni ambientali sono in aumento. Lo spostamento all'estero di produzioni ad alta intensità di risorse e di inquinamento ha consentito progressi in alcune aree Ocse. Tuttavia, l'utilizzo di ingenti risorse per sostenere la crescita economica rimane elevato e molti materiali preziosi continuano a essere smaltiti come rifiuti. Sul fronte climatico, nonostante alcuni progressi nel disaccoppiamento tra emissioni di gas serra e crescita demografica e del Pil, le emissioni sono ancora in aumento in alcuni Stati membri e, nonostante l'impegno del G20 di eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili, le principali economie continuano a sostenere la loro produzione e consumo. Per quanto riguarda la biodiversità, nonostante alcuni sviluppi incoraggianti nella protezione degli ecosistemi, le minacce alla flora e fauna terrestri e marine sono continuate a crescere: “nessuno dei 21 obiettivi di biodiversità di Aichi (che avrebbero dovuto essere completati entro il 2020) è stato raggiunto dai Paesi Ocse”, sottolinea il Rapporto.

Il Covid-19 e gli SDGs. Il documento analizza anche il rapporto tra Covid-19 e Obiettivi di sviluppo sostenibile, “significativamente influenzati” dalla pandemia. Entro novembre 2021, i Paesi Ocse hanno infatti riportato oltre 2,3 milioni di decessi a causa del Covid-19. “Al di là del gran numero di morti, la crisi indotta dalla pandemia è per molti versi senza precedenti”, sottolinea il Rapporto. La recessione innescata è stata infatti la più grave – oltre che la più breve – dalla Seconda guerra mondiale. Sebbene gli Stati membri abbiano fatto del loro meglio per rispondere alla crisi, “la maggior parte dei governi non era preparata ad affrontarla”. La pandemia ha anche esacerbato alcune debolezze strutturali di vecchia data, mettendo sotto pressione le istituzioni e le fonti di finanziamento pubblico. “Ma la pandemia ha portato anche alcuni sviluppi positivi”, come la riduzione dell'attività economica, che ha condotto a un temporaneo miglioramento delle condizioni ambientali. La crisi da Covid-19 ha inoltre spinto i governi Ocse a rivedere ipotesi di lunga data sul ruolo delle politiche macroeconomiche: i pacchetti di ripresa attualmente implementati dalla maggior parte dei Paesi offrono infatti opportunità per “ricostruire meglio”, rafforzando la resilienza sistemica con l’obiettivo di far fronte agli shock futuri.

La necessità di dati attendibili. Infine, l’Ocse lamenta numerose “lacune nei dati”, che influenzano il modo in cui vengono valutati i progressi verso l'Agenda 2030: queste informazioni, se non comprese attentamente, “possono portare a conclusioni distorte”. Sebbene i dati disponibili abbiano consentito di coprire 136 dei 169 obiettivi, alcune informazioni non misurano adeguatamente i risultati attuali e le prestazioni registrate nel tempo. “Un futuro sostenibile per tutti non sarà possibile senza informazioni e dati accurati”, ha dichiarato a questo proposito il vice-segretario generale dell’Ocse. “Questo rapporto ne è una testimonianza”.

Scarica il report

 

di Flavio Natale

 

 

Fonte immagine di copertina: takkuu/123rf

venerdì 29 aprile 2022

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