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Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

Dagli ultimi dati aggiornati al 2021, risulta che sulle otto milioni conosciute, un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione. L'attività antropica ha velocizzato di mille volte il tasso naturale di estinzione. Continua il declino della biodiversità italiana a causa di problemi irrisolti, come il degrado e il consumo del suolo. 

Notizie

Dall’ASviS un Position paper per la tutela dei servizi ecosistemici

Perequazione territoriale e altre buone pratiche per contrastare lo sfruttamento intensivo delle risorse. Dall’Emilia-Romagna a Roma, passando per New York. Le proposte dell’Alleanza in un evento nella sede della Provincia di Parma.  20/2/24

martedì 20 febbraio 2024
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La Terra, nell’arco della sua esistenza, ha subìto profondi sconvolgimenti in tutte le parti che la costituiscono, a causa delle notevoli e continue trasformazioni che hanno interessato le sue diverse sfere […] Gli esseri umani stanno modificando i complessi sistemi del pianeta in un lasso di tempo brevissimo e con lo stesso impatto di forze che operano da milioni di anni […] È necessario, perciò, intraprendere nuove strade e sviluppare una visione olistica e sistemica per cambiare direzione”.

Questo l’avvertimento che emerge dal Position paper elaborato dal Gruppo di lavoro dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili”, dal titolo “Il ruolo, la valorizzazione e il pagamento dei servizi ecosistemici”. Il documento è stato presentato nel corso di un evento organizzato il 20 febbraio alle 10.30 dall'ASviS insieme al Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano e alla Regione Emilia-Romagna, con il patrocinio della Provincia di Parma, che ha ospitato l’incontro nella sua sede. 

Il Position paper ASviS si è concentrato sui mezzi per preservare i cosiddetti “servizi ecosistemici”, ovvero quei contributi che gli ecosistemi apportano al benessere umano. “Dobbiamo essere in rapporto stretto con la natura, che ci offre delle opportunità per il nostro benessere”, ha commentato durante l'evento di presentazione Riccardo Santolini, professore associato dell’Università di Urbino e componente del Comitato nazionale per il Capitale naturale. "Siamo di fronte a un sistema complesso: dobbiamo affrontarlo in maniera complessa e non monofunzionale”.

Tra le principali attività di tutela, il Gruppo di lavoro 11 dell’Alleanza ha individuato lo strumento della perequazione territoriale, una tecnica urbanistica “volta ad attribuire un valore edificatorio uniforme a tutte le proprietà che possono concorrere alla trasformazione di uno o più ambiti del territorio”, a prescindere dall’effettiva possibilità di edificare. L’obiettivo? “Garantire la disponibilità di spazi da dedicare alla collettività”. Ma fondamentale, secondo il Paper, sono anche i Pagamenti dei servizi ecosistemici (Psea), strumenti che obbligano i beneficiari di un certo servizio ecosistemico (come possono essere i coltivatori, nell’utilizzo dell’acqua) a pagare per la preservazione e il miglioramento del capitale naturale utilizzato.

SCARICA IL POSITION PAPER

Le buone pratiche territoriali

In Lombardia ed Emilia-Romagna esistono già dei casi virtuosi. Ad esempio, sono stati sviluppati modelli di perequazione territoriale per promuovere un utilizzo più efficiente del territorio, contrastando la dispersione urbana e il consumo di suolo.

Sempre restando nella Regione emiliana, altro caso di successo è il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, che conta una riserva di 500mila ettari. Il Parco ha attivato la vendita di “crediti di sostenibilità” sul mercato (certificati da organizzazioni internazionali, tra cui Pefc Italia e Fsc). Questi crediti vengono venduti alle imprese, che li acquistano in modo volontario per sostenere la gestione delle foreste dell’Appennino tosco-emiliano e neutralizzare quegli impatti ambientali che ancora non riescono a ridurre o eliminare. Gli introiti, poi, vengono ripartiti tra proprietari forestali virtuosi e il Parco nazionale.

L'iniziativa del Parco rappresenta un passo significativo verso una piena economia della sostenibilità” ha commentato Walter Vitali, coordinatore del Gdl ASviS sul Goal 11, “ha infatti coinvolto proprietari e gestori dei boschi nell'apprezzamento e nella valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dalla natura”.

Ma non c’è solo la protezione delle foreste: il Position paper pone l’accento anche sulle pratiche virtuose nella gestione delle acque, e in particolare sui Pagamenti dei servizi ecosistemici. . Il caso di New York, da questo punto di vista, è emblematico. La città ha usato gli Psea per ridurre l'inquinamento in uno dei più grandi sistemi di stoccaggio e approvvigionamento di acqua di superficie al mondo. Come? Tramite tre programmi per incoraggiare la gestione sostenibile dei bacini idrografici, tra cui il “waterhsed programme”, che prevede il pagamento degli agricoltori per i servizi ecosistemici utilizzati, in modo da diminuire le fonti di inquinamento.

Oltre alla metropoli statunitense, ci sono anche buone pratiche nostrane. Il Consorzio pedemontano Brenta nel Veneto, ad esempio, ha implementato soluzioni basate sulla natura per la ricarica artificiale delle acque sotterranee; ci sono anche il caso della diga di Ridracoli (Emilia-Romagna) e le tariffe idriche e i sovracanoni dei Consorzi Bim (Bacini imbriferi montani).

Una novità viene anche dalla Città metropolitana di Roma Capitale, che ha adottato un approccio innovativo per contabilizzare i servizi ecosistemici, valutandoli non come un unicum, ma in base alle interazioni tra capitale naturale, economico e sociale. Da questa valutazione, è emerso che le interazioni tra questi tre settori generano un flusso di benefici superiore ai nove miliardi di euro.  

Il Position paper dell’ASviS chiude con una serie di proposte, che puntano a estendere le buone pratiche prese in esame su scala nazionale. Tra queste: l’adozione delle linee guida ecosistemiche della Regione Emilia-Romagna; lo sviluppo di un sistema di contabilità economico-ambientale; l’estensione dei fondi perequativi e dei Psea; la diffusione dell’esperienza del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano agli altri Parchi nazionali e regionali.

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