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Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

Dagli ultimi dati aggiornati al 2021, risulta che sulle otto milioni conosciute, un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione. L'attività antropica ha velocizzato di mille volte il tasso naturale di estinzione. Continua il declino della biodiversità italiana a causa di problemi irrisolti, come il degrado e il consumo del suolo. 

Notizie

L’Ue avanza sull’Agenda 2030, Gentiloni: “L’Unione guidi gli sforzi verso gli SDGs”

Secondo il Rapporto Eurostat, negli ultimi cinque anni l’Europa ha fatto molti progressi sullo sviluppo sostenibile, anche se il raggiungimento dei Target è improbabile. Giovannini esprime preoccupazione sul nuovo ciclo politico europeo.  21/6/24

venerdì 21 giugno 2024
Tempo di lettura: min

Tra il 2018 e il 2023 nell’Unione europea si sono ridotte le disuguaglianze e la povertà, con una crescita su economia e lavoro. Buoni i progressi compiuti anche in relazione all’agricoltura sostenibile, all’innovazione, al consumo e alla produzione responsabili, alla tutela della vita sott’acqua, all’istruzione di qualità e alla parità di genere. Più modesti i miglioramenti in termini di pace, giustizia e istituzioni solide, città e comunità sostenibili, partenariati globali e per l’azione contro il cambiamento climatico. Giudizio negativo per energia pulita, salute e tutela della vita sulla Terra.

È un quadro con luci e ombre quello tracciato dal documento “Sustainable development in the European Union - Monitoring report on progress towards the SDGs in an EU context – 2024 edition”, presentato il 18 giugno a Bruxelles, in occasione della conferenza sugli SDG co-organizzata dal commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni e dal ministro federale belga Zakia Khattabi, e a cui ha partecipato tra gli altri, Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS.

Elaborato dall’Eurostat sulla base di 102 indicatori valutati annualmente su un periodo a breve termine (ultimi cinque anni di dati disponibili) e su un periodo a lungo termine (15 anni[1]), il Rapporto, alla sua ottava edizione, offre un quadro dell’avanzamento dell’Unione europea sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).

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“Possiamo essere orgogliosi di dove siamo arrivati. Nonostante le straordinarie sfide poste dalla pandemia e dalla guerra russa all’Ucraina, l’Ue ha fatto progressi sulla maggior parte dei Goal […] Tuttavia, i risultati raggiunti non sono uniformi tra gli Stati membri e il resto del mondo non è sulla buona strada. Rafforzare il multilateralismo è la strategia migliore per affrontare le sfide globali e l’Unione può guidare questi sforzi verso gli SDGs”, ha dichiarato Gentiloni nel suo intervento, aggiungendo: “Noi oggi riaffermiamo il nostro impegno verso l’Agenda 2030”.  A fargli eco sono state le parole di Giovannini, che ha sottolineato “l’incredibile lavoro fatto finora dall’Unione europea”, ma anche che “l’Ue non è ancora su un sentiero di sviluppo sostenibile”, avendo perso tra l’altro quattro anni durante la Commissione Juncker, che non aveva scelto di mettere l’Agenda 2030 al centro del suo mandato come invece ha fatto Ursula von der Leyen. “Temo che il nuovo ciclo politico non sarà costruito su ciò che è stato fatto”, ha proseguito Giovannini, avanzando alcune raccomandazioni per monitorare e accelerare il percorso verso la sostenibilità, tra cui la necessità di focalizzarsi non solo sui risultati raggiunti ma soprattutto su come recuperare i ritardi, porre l’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche, comunicare meglio e in maniera più semplice gli SDGs alla società civile europea, condurre analisi più frequenti ed elaborare report semestrali che valutino l’impatto delle normative sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile.  

Ma vediamo in dettaglio l’andamento.

 

I Goal in netto miglioramento

       

Nel corso del quinquennio valutato (2018-2023), l’Ue ha fatto progressi significativi verso la “riduzione delle disuguaglianze” (Goal 10). Infatti, le differenze di reddito all’interno dei Paesi sono diminuite rispetto al 2017 e i dati mostrano anche una continua convergenza degli Stati membri in termini di Pil pro capite e reddito familiare. È migliorata anche l’integrazione nel mercato del lavoro dei cittadini extra-Ue.

Anche rispetto a “crescita economica e lavoro dignitoso” (Goal 8) i dati sono molto positivi. Nonostante la stagnazione nel 2023, infatti, sia il Pil pro capite che gli investimenti sono migliorati rispetto al 2018. Nel 2023 il tasso di occupazione dell’Ue ha raggiunto un nuovo massimo storico del 75,3% e, parallelamente, la disoccupazione di lunga durata e la quota di giovani Neet (che cioè non studiano e non lavorano) hanno toccato i minimi storici.

Per quanto riguarda la “lotta alla povertà" (Goal 1), i trend mostrano che meno persone sono state colpite dalla povertà monetaria, soffrono di grave deprivazione materiale e sociale o vivono in famiglie (quasi) senza lavoro. Tuttavia, saranno necessari ulteriori sforzi per soddisfare l’obiettivo di sradicare dalla povertà almeno 15 milioni di persone entro il 2030. È anche scesa la quota di persone in disagio abitativo, ma sono aumentati i bisogni di cura insoddisfatti.

I Goal in leggero miglioramento

                 

Tra gli ambiti che hanno fatto registrare progressi moderati c’è quello della “lotta alla fame” (Goal 2), dal momento che la produttività del settore agricolo dell’Ue e gli investimenti pubblici nella ricerca sono aumentati. Inoltre, l'agricoltura biologica è cresciuta costantemente e dal 2016 è diminuito anche il rischio legato ai pesticidi chimici. Tuttavia, permangono gli impatti negativi tra cui il continuo e drammatico declino degli uccelli comuni dei terreni agricoli, né sono stati compiuti progressi sulla malnutrizione, con il la quota di persone obese rimasta stagnante.

Su “consumo e produzione responsabili(Goal 12) i segnali sono contrastanti: da una parte è cresciuta la domanda globale di risorse, dall’altra è diminuito il consumo di sostanze chimiche pericolose ed è aumentata la produttività energetica. Inoltre, le emissioni medie di CO2 delle auto sono calate e il settore dei beni e servizi ambientali ha ottenuto performance superiori agli altri settori economici. La produzione totale di rifiuti, in aumento fino al 2018, è crollata nel 2020, mentre il tasso di circolarità della materia è rimasto al di sotto del 12%, il che significa che l’Ue attualmente non è sulla buona strada per raddoppiare questo tasso entro il 2030.

Rispetto a “imprese, innovazione e infrastrutture” (Goal 9), ci sono stati progressi su ricerca e sviluppo con una spesa in lenta ma costante crescita, sebbene insufficiente a centrare gli obiettivi internazionali. Anche le domande di brevetto, la quota di personale di ricerca e sviluppo impiegata nella forza lavoro e la percentuale di giovani con istruzione terziaria è migliorata considerevolmente. Nell’ambito industriale, le emissioni atmosferiche del settore manifatturiero sono diminuite, mentre è cresciuta la quota delle famiglie con connessione Internet veloce. Peggiora invece il settore dei trasporti, sia passeggeri che merci.

Guardando alla “vita sott’acqua” (Goal14) si nota che sono cresciute le aree marine protette dal 2012, ma i dati disponibili non forniscono indicazioni in merito allo stato di conservazione dei siti né sull’efficacia della protezione che offrono alle specie e agli habitat. Anche sulla pesca sostenibile si registrano progressi rispetto alla biomassa degli stock ittici e alla pressione sulle zone marine dell’Ue. Gli indicatori sulla salute degli oceani sono invece meno positivi, dal momento che l’acidità media dell’acqua di mare superficiale continua ad aumentare a causa dell'assorbimento di CO2, arrivando a toccare nel 2022 un livello senza precedenti. Una nota positiva è quella della quota di località balneari costiere con qualità eccellente dell’acqua che è leggermente aumentata dal 2017.

Tendenze contrastanti caratterizzano anche l’”istruzione di qualità” (Goal 4) poiché è cresciuta la partecipazione ai percorsi educativi, ma i risultati scolastici si sono ampiamente deteriorati. L’apprendimento degli adulti è anch'esso aumentato, soprattutto dal 2020, ma la percentuale di bambini che partecipano all’istruzione della prima infanzia è rimasta invariata dal 2016 e l’Ue non è quindi sulla buona strada per soddisfare gli obiettivi al 2030. Inoltre, gli adulti con competenze digitali di base nel 2023 si attestano appena al di sopra del 55%, una percentuale lontana dall’80% previsto entro la fine del decennio.

Sul tema della parità di genere (Goal 5), emerge che nell'Ue più giovani donne rispetto agli uomini raggiungono l’istruzione secondaria e terziaria, con divari cresciuti ulteriormente dal 2018. Migliora la situazione sul mercato del lavoro, dove la paga oraria delle donne sta raggiungendo quella degli uomini e il gap tra uomini e donne che sono fuori dalla forza lavoro per responsabilità di cura e assistenza si è ridotto rispetto al 2018. Allo stesso modo, è diminuito il divario occupazionale di genere ed è cresciuto il numero di donne in posizioni di leadership, ma servono progressi più consistenti per raggiungere i target al 2030.

Anche “Pace, giustizia e istituzioni solide” (Goal 16) hanno visto miglioramenti e arretramenti rispetto al passato. Un nuovo indicatore rilevato attiene alla tratta di esseri umani e rivela che il numero di vittime è cresciuto fortemente nell’Ue dal 2018. Al contrario, il tasso di decessi dovuti a omicidi o aggressioni continua a diminuire e anche la percezione della criminalità è diminuita. Per quanto riguarda l'accesso alla giustizia, la spesa dei governi per i tribunali è aumentata, mentre è peggiorata la percezione dell’indipendenza dei sistemi giudiziari. Inoltre, il rating dell’Ue sulla percezione della corruzione è rimasto stabile, sebbene i Paesi Ue continuino a essere tra i meno corrotti a livello globale.

Diversi segnali contradditori riguardano “Città e comunità sostenibili” (Goal 11). Per quanto attiene la qualità della vita, gli indicatori sulla grave deprivazione abitativa, sull’esposizione percepita al rumore, sulle morti premature per esposizione al particolato nonché il verificarsi di reati, violenze e atti vandalici nei quartieri si sono tutti evoluti positivamente negli ultimi anni. Nell’ambito della mobilità sostenibile, invece, la fruizione dei servizi pubblici per il trasporto passeggeri nel 2021 è rimasto a un livello notevolmente inferiore rispetto a prima del 2020, a seguito della pandemia. Inoltre, i morti per incidenti stradali sono tornati a salire nel 2021-22, dopo il lockdown. Peggiora inoltre l'impermeabilizzazione del suolo, che continua a crescere dal 2006, e rallenta il tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani.

Nel complesso migliorano gli indicatori sulle “Partnership per gli Obiettivi” (Goal 17), ma alcuni dati risultano in controtendenza. Le importazioni dell’Ue dai Paesi in via di sviluppo (Pvs) sono cresciute fortemente nel 2023, così come è cresciuta fortemente nel 2022 la quota di aiuto pubblico allo sviluppo (in parte legata al sostegno all’Ucraina), mentre dal 2017 sono scesi i finanziamenti privati ai Pvs. Il rapporto debito/Pil complessivo dell’Ue è diminuito notevolmente dal 2020, ma nel 2023 è rimasto al di sopra dei livelli pre-pandemia. Inoltre, la già bassa percentuale delle tasse ambientali sul totale delle tasse ha toccato un nuovo minimo di ricavi nel 2022.

Migliora la “lotta contro il cambiamento climatico (Goal 13) con dati che mostrano come l’Ue abbia già ridotto le emissioni di gas serra del 31% dal 1990, anche se la cattura del carbonio attraverso l’uso del suolo e della silvicoltura è diminuita negli ultimi anni e saranno necessari maggiori sforzi per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 55% entro il 2030. Bene invece le energie rinnovabili, il cui consumo

è cresciuto dal 2017, e la diminuzione delle emissioni medie di CO2 delle auto. Ingenti invece i danni economici dovuti alle condizioni meteorologiche e climatiche estreme, mentre positivi sono l’emissione di green bond e i nuovi finanziamenti legati al clima a favore dei Paesi in via di sviluppo, aumentati fortemente nel 2022.

Anche i dati disponibili su “acqua pulita e servizi igienico-sanitari” (Goal 6) descrivono una situazione mista per l’Ue. Da una parte, cala costantemente la quota di famiglie che non hanno adeguati servizi nelle loro abitazioni, dall’altra, la qualità dell’acqua peggiora a causa della crescente concentrazione di fosfati nei fiumi. Inoltre, il numero di siti di balneazione nelle zone interne con un’eccellente qualità dell’acqua sono in diminuzione dal 2017 e l’indice di sfruttamento idrico mostra un trend in leggera crescita negli ultimi anni. Infine, un nuovo indicatore sugli impatti della siccità sugli ecosistemi mostra che l'area dell'Ue interessata dalla siccità è aumentata fortemente dal 2017.

I Goal in peggioramento

       

L’andamento dell’“Energia pulita” (Goal 7) risulta leggermente peggiorato rispetto alla precedente rilevazione, in parte a causa delle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina. Dal punto di vista del consumo energetico, l’Ue ha ridotto sia quello primario che quello finale dal 2017 al 2022, migliorando al contempo la produttività. Più contrastanti gli andamenti nell’approvvigionamento energetico: se è vero che è cresciuta la quota di energia rinnovabile dal 2017, è altrettanto vero che la dipendenza dalle importazioni è aumentata fortemente soprattutto nel 2022, in particolare per il gas naturale. Inoltre, sono cresciuti i prezzi dell'energia, che hanno portato una quota crescente di popolazione a non poter riscaldare adeguatamente la propria casa nel 2022.

L’impatto della pandemia è ora pienamente visibile su “salute e benessere” (Goal 3). Mentre fino al 2019 l’aspettativa di vita sana era in aumento, nei due anni successivi è diminuita abbastanza fortemente e anche la salute percepita dalle persone è scesa al di sotto dei livelli pre-pandemia. Parallelamente, il tasso di mortalità evitabile è aumentato considerevolmente nel 2020 e nel 2021 a causa di decessi correlati al Covid-19. Anche le morti per incidenti stradali sono tornate a crescere, dopo la riduzione indotta dal lockdown. Altre cause di mortalità come incidenti mortali sul lavoro e morti premature dovute a esposizione a polveri sottili continuano invece a mostrare sviluppi favorevoli. Peggiora al contrario l’accesso all’assistenza sanitaria.

Gli indicatori che più di tutti mostrano segni di peggioramento sono quelli relativi a “vita sulla Terra” (Goal 15). Ciò è attribuibile in parte all’introduzione di un nuovo indicatore sulle aree interessate da siccità che, come anticipato in precedenza, sono fortemente aumentate dal 2017. Parallelamente anche la superficie forestale è cresciuta, mentre le concentrazioni di inquinanti nei fiumi hanno mostrato andamenti contrastanti e il degrado del terreno legato all’impermeabilizzazione è aumentato continuamente dal 2006. Nessuna variazione invece per i dati sulle aree protette terrestri, il che significa che l’Ue non è sulla buona strada per arrivare a proteggere almeno il 30% della sua superficie entro il 2030.

Scarica il Rapporto

[1] Per alcuni indicatori non sono disponibili dati a lungo termine.

 

Fonte copertina: Ansa (2024)

 

di Elita Viola

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