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PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE

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Aumentano gli omicidi di attivisti per i diritti umani, giornalisti o sindacalisti: tra gennaio e ottobre 2018, in 41 Paesi ne sono stati uccisi 397. Peggiora sensibilmente la situazione italiana, dovuta soprattutto a un aumento del sovraffollamento delle carceri (114 detenuti per 100 posti disponibili nel 2017). A livello regionale, la maggior parte delle variazioni negative si registrano nel Nord e nel Centro Italia, mentre nel Sud questa tendenza è invertita.

Notizie

Nel mondo gli omicidi uccidono molto più dei conflitti armati

A partire dal 21° secolo il crimine organizzato ha giustiziato lo stesso numero di persone decedute nelle guerre, il 19% del totale degli assassinii: lo studio  dall'Agenzia Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine. 5/8/2019

Molto più dei conflitti armati, a mietere vittime nel mondo è la criminalità: nel 2017 sono state infatti 464mila – cifra che segna un nuovo triste record - le persone uccise in tutto il mondo, superando largamente le 89mila decedute in guerre e le 26mila conseguenti ad atti terroristici. A descrivere questa fotografia è il Global Study on Homicide 2019, il rapporto pubblicato il 9 luglio dall'Agenzia delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Undoc).

Nonostante il numero degli omicidi sia costantemente aumentato negli ultimi 25 anni, nel 1990 sono stati 362mila, le probabilità di venire uccisi sono scese dal 7,2 del 1992 al 6,1 nel 2017, perché la popolazione mondiale è cresciuta più in fretta dell'incidenza degli omicidi ogni 100mila persone.

 

 

 

In termini assoluti, tra il 2015 e il 2017 il numero complessivo di vittime è salito di 19mila unità (+4%) mostrando come, se questa tendenza dovesse confermarsi, il Target 16.1 dell'Agenda 2030, “Ridurre significativamente in ogni dove tutte le forme di violenza e i tassi di mortalità connessi”, non verrà raggiunto entro i prossimi 11 anni.

La ricerca evidenzia anche come siano diversi i Goal dell'Agenda 2030 a concorrere al conseguimento di questo risultato, dalla lotta alla povertà (Goal 1), un fattore spesso connesso all'aumento della violenza come misura di sopravvivenza, a un'istruzione di qualità (Goal 3) che fornisce strumenti per contrastare la criminalità e offre maggiori opportunità lavorative, fino alla tutela delle risorse naturali terrestri (Goal 15), il cui controllo genera spesso conflitti e tensioni.

Dai dati provenienti da tutto il mondo, consultabili in questa mappa interattiva, emerge come l'area più pericolosa sia l'America centrale. A partire dal 1990, primo anno per cui si ha una raccolta completa e sistematica di informazioni globali in materia, questa zona si è mantenuta in testa alla classifica con un tasso di 17,2 mentre  Asia, Europa e Oceania erano largamente al di sotto della media, attestandosi relativamente al 2,3, 3 e 2,8.

Numeri che mostrano significative variazioni all'interno delle stesse regioni o singoli Stati: in Sud America, ad esempio, il Paese con il più alto tasso di omicidi registra un valore di 16 volte maggiore rispetto a quello del Paese dove ne sono avvenuti meno.

In Europa si è assistito a una diminuzione degli omicidi del 63% dal 1990 al 2002 e di un ulteriore 38% dal 2002 al 2007; in Italia si è passati dai 1.794 omicidi del 1990, con un tasso di 3,1 ogni 100mila abitanti, ai 529 del 2017, arrivando a un'incidenza dello 0,9.

Una grossa fetta della torta è rappresentata dalle morti causate dalla criminalità organizzata, che rispondono per ben il 19% del totale mondiale; a partire dal 21esimo secolo il crimine organizzato ha ucciso lo stesso numero di persone decedute nelle guerre.   

Scarica il rapporto

 

di Elis Viettone

 

Guarda anche il video Giustizia formale e informale

lunedì 5 agosto 2019

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