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Unhcr: ogni due secondi una persona deve abbandonare la propria casa
Il 18 dicembre si è celebrata la giornata mondiale del migrante: 70,8 milioni di persone a fine 2018, di cui 25,9 milioni rifugiati. L’Italia stenta ancora a darsi una politica adeguata sul problema. 18/12/19
Stiamo assistendo, ad oggi, ai più elevati livelli di migrazione mai registrati. Secondo i report pubblicati annualmente dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), come Global Trends 2018 e Global Appeal 2018-2019, 70,8 milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette a fuggire dalla propria nazione, e tra queste 25,9 milioni sono rifugiati (più della metà con meno di 18 anni).
L’Unhcr calcola dunque che “ogni due secondi una persona è costretta ad abbandonare il proprio Paese a causa di guerre o persecuzioni”. Ma gli individui non sono obbligati a lasciare la propria nazione solo perché teatro di conflitti: esistono infatti milioni di persone alle quali sono stati negati accesso a diritti fondamentali quali istruzione, salute, lavoro e libertà di movimento. Purtroppo, questo genere di restrizioni avviene, come in patria, anche nei Paesi che ricevono i flussi migratori. Ad esempio, qualche giorno fa in Italia sono stati sequestrati a un imprenditore di logistica di Pavia circa 120 immobili. Tra le varie accuse c’è quella della pratica del caporalato, forma illegale di sfruttamento della manodopera: l’imprenditore pagava infatti i lavoratori romeni in valuta romena invece che italiana (lo Ieu vale 0,21 euro, per un totale di circa 300 euro al mese) per mansioni di facchinaggio.
Il 18 dicembre si è celebrato, per questo ed altri motivi, la Giornata mondiale dei migranti istituita dall’Onu nel 2000. La data non è casuale, corrispondendo all’adozione della Convenzione internazionale sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, trattato multilaterale delle Nazioni unite che disciplina la protezione di questi lavoratori, stipulato il 18 dicembre 1990.
Ma il punto d’inizio della discussione pubblica sullo sfruttamento dei fenomeni migratori si attesta al 1972, quando un camion, che in teoria avrebbe dovuto trasportare macchine da cucire, ebbe un incidente all’interno del tunnel del Monte Bianco nel quale persero la vita 28 lavoratori originari del Mali. Queste persone, nascoste nell’autocarro, viaggiavano infatti da giorni per approdare in territorio francese e trovare condizioni di vita più decenti. Dopo questo tragico evento, l’Onu iniziò ad occuparsi attivamente della questione, fino a quando, nel 1979, istituì un gruppo di lavoro per redigere un documento in grado di unificare le posizioni dei Paesi di provenienza e di quelli destinatari sulla questione.
La Convenzione venne pubblicata il 18 dicembre 1990, entrando in vigore nel 2003, al raggiungimento del numero minimo di ratifiche previsto. Ad oggi, purtroppo, questo documento conta solamente 47 ratifiche (la maggior parte delle quali da parte di Paesi di provenienza dei flussi). Nei 93 articoli del testo della Convenzione, “viene riconosciuta la vulnerabilità dei lavoratori migranti e promossa una cultura dei diritti dei lavoratori contro abusi e sfruttamento”. All’appello della ratifica manca, tra le tante nazioni europee, l’Italia.
Il nome del nostro Paese non è presente neanche nel testo del Global compact for safe, orderly and regular migration, documento Onu firmato da più di 190 Paesi che prevede la condivisione di alcune linee guida generali sulle politiche migratorie e la strutturazione di risposte coordinate al fenomeno. La Convenzione riconosce inoltre la situazione di vulnerabilità dei lavoratori migranti e promuove condizioni di lavoro e di vita dignitose, proponendo direttive per combattere gli abusi e lo sfruttamento dei lavoratori.
La firma del Global Compact, in occasione del summit Onu tenutosi il 10 e l’11 dicembre 2018 a Marrakech, non ha visto la partecipazione all’incontro dell’Italia, affiancatasi alla posizione di altri Paesi ostili come Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria.
Quando però i governi arrancano, fortunatamente, la società civile resta. Un esempio tra tanti è l’onlus WeWorld-Gvc, organizzazione italiana indipendente nata con l’obiettivo di accrescere l’impatto di progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 29 Paesi d’intervento, Italia compresa. In particolare, in occasione della Giornata dei migranti, l’Onlus ha discusso in un incontro delle esperienze di inclusione positiva, analizzando la panoramica statistica della percezione dei flussi dei migranti e una relazione sul loro apporto economico in Europa. L’obiettivo dell’incontro è quello di cercare forme nuove e alternative di narrativa del fenomeno migratorio, nel nostro Paese e all’estero.
di Flavio Natale