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Aumentano gli omicidi di attivisti per i diritti umani, giornalisti o sindacalisti: tra gennaio e ottobre 2018, in 41 Paesi ne sono stati uccisi 397. Peggiora sensibilmente la situazione italiana, dovuta soprattutto a un aumento del sovraffollamento delle carceri (114 detenuti per 100 posti disponibili nel 2017). A livello regionale, la maggior parte delle variazioni negative si registrano nel Nord e nel Centro Italia, mentre nel Sud questa tendenza è invertita.

Notizie

Fragile states index 2020: ancora massima allerta per lo Yemen, crollo del Cile

Peggiorano anche Libia, Burkina Faso e Mali. La Finlandia si attesta come il Paese più stabile del mondo, seguito dalla Norvegia. Bene il Nord Europa. L’Italia è stabile, ma può migliorare. 3/6/20

“Si dovrebbe prestare maggiore attenzione al rapido peggioramento della situazione nello Yemen degli ultimi dieci anni, all’instabilità e ai conflitti tra le potenze regionali per causa dei quali la sua popolazione soffre indicibilmente”. È quanto afferma il rapporto Fragile states index (Fsi) 2020 , diffuso il 13 maggio da The fund for peace, l'organizzazione non governativa con base a Washington che dal 2005 monitora la stabilità politica e sociale di 178 Paesi nel mondo con la pubblicazione di un dossier annuale.

Lo Yemen, a causa della guerra civile su più fronti e della crisi umanitaria che ne è scaturita, anche quest’anno si attesta al primo posto come Paese più fragile, seguito dalla Somalia.

In netto peggioramento il Cile, il Paese che ha registrato il massimo calo di stabilità, dopo aver mostrato negli ultimi anni progressi costanti, attestandosi sempre tra i 30 Paesi più stabili dell’Fsi. La situazione economica, le proteste di piazza e le tensioni sociali contrastate con forza dal governo hanno minato i miglioramenti realizzati nel Cile degli ultimi anni.

Un netto calo di stabilità si registra anche in Mozambico, da dieci anni agli ultimi posti, e nei Paesi in cui imperversano crisi umanitarie come la Libia, la Siria, il Mali e il Venezuela.

Risulta in difficoltà per il calo di coesione sociale, conseguenza della Brexit, la Gran Bretagna, il Burkina Faso per le conflittualità tra regioni, Colombia, Brasile e Bolivia per l’instabilità politica, il Mozambico per le catastrofi naturali e i conflitti armati nel nord del Paese e l’India per la recente persecuzione delle minoranze religiose.

Buone notizie invece per le Maldive, che confermano il trend positivo degli ultimi anni e si attestano come il Paese che ha registrato maggiori miglioramenti, grazie alla stabilità del suo governo democratico. Migliorano anche Sudan, Iraq, Kenya e Sri Lanka, reduci invece da guerre e conflitti sanguinosi. La cessazione di un conflitto, spiega il dossier, provoca un miglioramento improvviso nella stabilità di una nazione: “Quando i Paesi partono da un punto di vista mediocre di stabilità, i progressi significativi sono molto più facili da rilevare e misurare e persino riforme relativamente semplici possono ridurre notevolmente la loro fragilità”.

Tra i Paesi che sono in miglioramento negli ultimi anni si attestano, inoltre, gli ex Stati dell’Unione Sovietica: Bielorussia, Georgia, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Progressi anche per Haiti, costantemente migliorata dopo il terremoto del 2010, pur rimanendo in fondo alla lista.

Finlandia, Norvegia, Svizzera, Danimarca, Islanda, Nuova Zelanda, Svezia, Canada, Lussemburgo, Austria e Irlanda sono invece i Paesi più stabili dei 178 analizzati dall’Fsi. In particolare, la Finlandia guadagna il primo posto per il decimo anno consecutivo.

L’Italia, infine, si attesta in fondo alla lista dei Paesi stabili, abbastanza lontana dalle situazioni più fragili ma molto lontana anche da quelle migliori, e compare tra quei Paesi che in futuro risentiranno maggiormente degli effetti della Pandemia Covid-19 in termini di stabilità, insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Cina.

I dati quantitativi e qualitativi raccolti dall’Fsi, spiega il dossier, hanno lo scopo preventivo di evidenziare le fragilità che a lungo andare possono portare un Paese sull’orlo del fallimento, per preparare i governi alle crisi che affronteranno in futuro. Il direttore del The fund of peace, J.J. Messner de Latour, suggerisce una lettura dei dati emersi: “Vi sono ancora fragilità e vulnerabilità diffuse, molta povertà e disuguaglianza, conflitti e mancanza di libertà. Ma in un’ottica di lungo periodo, il mondo sta diventando costantemente meno fragile. I dati prodotti dall’Fsi dimostrano che, nonostante tutte le notizie negative, dietro di noi vi sono progressi significativi”.

Scarica il Rapporto

 

di Viola Brancatella

 

 

mercoledì 3 giugno 2020

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