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PARTNERSHIP PER GLI OBIETTIVI

Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

Nel 2021 l’aiuto allo sviluppo (Aps) è aumentato del 4,4% in rispetto al 2020, per via degli aiuti ai Paesi ricchi hanno fornito ai Paesi fragili per fronteggiare il Covid-19. Anche in Italia nel 2021 l’Aps è cresciuto dallo 0,22% allo 0,28%, ma si tratta in parte di “aiuto gonfiato” ovvero di risorse spese nei Paesi donatori e si è ancora molto lontani dall’obiettivo dello 0,70% del Reddito nazionale lordo (Rnl).

Notizie

G20, Cop26, Expo Dubai: la centralità dell’Italia e l’importanza della cooperazione

L’evento centrale del Festival ha fatto il punto sull’impegno del nostro Paese per guidare gli sforzi della comunità internazionale. Ospiti Cingolani, Di Maio e Sachs. La ricerca ASviS sui Paesi G20 e il Quaderno sul futuro dell’Europa.  8/10/21

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Una riflessione incentrata sui tre grandi appuntamenti internazionali che si svolgono in prossimità e in collaborazione con il Festival dello Sviluppo Sostenibile: il G20 a presidenza italiana, che ha assunto come parole chiave del vertice “Persone, Pianeta, Prosperità” ricalcando l’Agenda 2030; la Cop26 sul clima a presidenza anglo-italiana; Expo Dubai 2020, la prima esposizione universale nella cosiddetta area Menasa (Medio Oriente, Nord Africa e Asia meridionale), che vede l’ASviS coinvolta in qualità di partner scientifico-culturale a sostegno delle iniziative collegate allo sviluppo sostenibile. Questo è stato l’obiettivo dell’evento centrale del Festival “L’impegno dell’Italia a livello internazionale per una ripresa sostenibile e resiliente”, organizzato il 7 ottobre dall’Alleanza presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, alla presenza, fra gli altri, del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio e del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Nel corso dell’evento, l’ASviS ha presentato due nuovi documenti: il primo è la ricerca sperimentale“SDG20 – La misurazione dello sviluppo sostenibile nei Paesi del G20”, realizzata grazie al contributo di A2A e Cibjo (World Jewellery Confederation) - su come e quanto i 20 Paesi più ricchi e sviluppati del mondo stiano rispettando gli impegni assunti sei anni fa, quando le Nazioni unite vararono l’Agenda 2030. Il secondo è il Quaderno n.5 “Le sfide del futuro dell’Europa”, che mette a sistema le politiche europee dell’ultimo anno, organizzando le informazioni per ciascun Goal dell’Agenda 2030.

 

   

 

“L’evento di oggi vuole proporre una riflessione che è quanto mai feconda e salutare dopo decenni in cui abbiamo assistito a una progressiva sfiducia nelle istituzioni multilaterali accompagnata da una pericolosa tendenza a costruire muri e a chiudersi nell’isolazionismo”, ha dichiarato in apertura Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, richiamando l’importanza dell’Agenda 2030 e della Conferenza sul futuro dell’Europa, che spinge verso un processo “dal basso verso l’alto”. Mallen ha illustrato quindi i punti salienti della ricerca ASviS (fatta al netto degli effetti della pandemia), dalle quali emergono ampie differenze tra i Paesi del G20, in particolare per i Goal 7 (Energia pulita e accessibile), 10 (Ridurre le disuguaglianze), 11 (Città e comunità sostenibili), 12 (Consumo e produzione responsabili). L’Italia è in vetta alle classifiche per gli Obiettivi 3 (Salute e benessere), 7 e 12, risulta penultima per il Goal 14 (Vita sott’acqua), mentre è in linea con la media del G20 per i Goal rimanenti. “Lo studio ha evidenziato la necessità di approfondire la misurazione dello sviluppo sostenibile nei Paesi del G20 rendendola costante nel tempo. In quest’ottica l’ASviS propone che i Paesi avviino un monitoraggio costante ed esaustivo della situazione rispetto agli Obiettivi dell’Agenda 2030”, ha concluso Mallen.

Pierluigi Stefanini, presidente e portavoce dell’ASviS, ha sottolineato l’importanza della dimensione multilaterale di fronte alla complessità delle grandi sfide globali: “Il nostro messaggio dice: nonostante le contraddizioni e i rischi, abbiamo gli spazi per intervenire e fare la nostra parte. Individualmente il mondo ci spaventa, ma se insieme troviamo la chiave che l’Agenda 2030 ci offre, ossia mobilitare la comunità e le imprese, le condizioni per intervenire ci sono. L’aspetto chiave è alimentare la cultura della cooperazione”.

 

L’implementazione dell’Agenda 2030 nel mondo

Nel corso dell’evento sono intervenuti i corrispondenti Rai da Pechino Giovanna Botteri, da Bruxelles Donato Bendicenti (intervenuto però da Brdo, in Slovenia), da New York Claudio Pagliara. Botteri ha detto che un futuro di speranza per le prossime generazioni passa soltanto da un progetto globale e collettivo: “L'idea che alcuni Paesi possano seguire una linea di sostenibilità e altri Paesi no, non è utile per raggiungere lo sviluppo sostenibile. Sono rimasta colpita dal nostro premier che si è fatto leader di questa battaglia”. Botteri ha acceso poi i riflettori sul caso della Cina: “L'esempio cinese è interessante, mostra le contraddizioni del nostro mondo: ha avuto uno sviluppo economico rapido, ma inquina tantissimo perché dipende ancora molto dal carbone. Il Paese si trova in una posizione contraddittoria: da una parte la necessità di utilizzare il carbone per alimentare la sua crescita economica e d’altra parte la volontà di uscirne. Non a caso la Cina è il primo Paese per ricerca e sviluppo di tecnologia green. È evidente che senza la Cina non si possono realizzare gli obiettivi di Parigi”. A seguire, Bendicenti ha ricordato la posizione netta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sulla necessità di puntare sulle energie rinnovabili, settore in cui l'Europa è leader. Ha poi evidenziato: “Questa legislatura fa del Green deal la sua parola d'ordine. La percezione a Bruxelles è che, nonostante i problemi e le complicazioni, la volontà politica ci sia, ed è quella di fare sul serio. Come detto da Amendola, in tutti i dibattiti quello sullo sviluppo sostenibile è ‘il dibattito dei dibattiti’, perché attraversa tutti le tematiche, come quello del lavoro e quello sociale, del welfare. C’è una dialettica accesa, ma l'industria non è un nemico, e tutti quanti in Europa dobbiamo capire che, senza uno sviluppo sostenibile rapido e vero, i problemi aumenteranno”. Pagliara ha affermato che Joe Biden è determinato a restituire agli Stati Uniti il ruolo di leader con due motivazioni: la prima è che non c’è tempo da perdere, la seconda è che la transizione energetica non è solo un costo ma anche un’opportunità. Pagliara ha aggiunto che le tecnologie verdi possono portare molti posti di lavoro: “Biden ha preso impegni più stringenti rispetto a quelli dell'Accordo di Parigi. Ci sono però alcune tensioni interne ai democratici”.

 

Il ruolo dell’Italia

Il ministro Luigi Di Maio ha ricordato la partecipazione del suo ministero al Festival, con 44 iniziative promosse da 39 sedi nel mondo. Poi si è soffermato su alcune priorità della presidenza italiana del G20. Salute: l'Italia ha sostenuto la risposta multilaterale alla pandemia e ha proposto di istituire il Global health and finance board, un sistema per rafforzare la cooperazione a livello internazionale per l'ambito sanitario. Sicurezza alimentare: promossa la dichiarazione di Matera. Cambiamento climatico: i ministri si sono impegnati a dedicare una parte significativa dei fondi ai piani di ripresa alla transizione ecologica, inoltre l’Italia ha ospitato la pre-Cop26 a Milano dove i giovani hanno presentato le proprie istanze. “La Cop26 è una occasione che non possiamo perdere. L’Italia vuole sviluppare strategie di lungo termine coerenti con l’obiettivo di contenere le temperature entro 1,5°C, ma anche di tenere fede agli impegni assunti in termini di finanza per il clima”. Di Maio ha concluso evidenziando l’impegno a ridefinire il debito dei Paesi in via di sviluppo e sottolineando l’attenzione alle città, in particolare quelle piccole e medie, da parte della presidenza italiana del G20.

 

 

Il ministro Roberto Cingolani ha cominciato il suo intervento manifestando apprezzamento per lo Youth4Climate, in cui i giovani impegnati per il clima per la prima volta hanno “trasformato le proteste in proposte”, riportando alcuni contenuti dell’iniziativa. Cingolani ha proseguito raccontando gli esiti del G20 Ambiente, clima ed energia. Altre novità importanti sono emerse da luglio a oggi, ha aggiunto Cingolani: il rapporto Ipcc che delinea una situazione drammatica e impone una accelerazione, poi l’impennata del prezzo del gas. Il ministro ha proseguito il percorso verso la Cop26 affermando che “nella ministeriale della settimana scorsa si è discusso dell'importanza di rimanere nell'aumento di 1,5 e non raggiungere i 2 gradi. Si è discusso anche di adattamento, di perdite e danni, anche se questi concetti variano molto da Paese a Paese”. Cingolani ha concluso evidenziando uno degli aspetti fondamentali dell’azione dell’Italia come presidente del G20, che è stato quello di far passare un messaggio importante: “non può esistere una cura per la crisi climatica che non tenga conto di una cura alle disuguaglianze sociali” perché “crisi climatica e disuguaglianze globali o le trattiamo insieme, o questo treno lo abbiamo perso”.

 

 

La crisi dell’Afghanistan

L’evento ha ospitato la testimonianza di una studentessa fuggita dall’Afghanistan, che ha affidato a Musonda Mumba, direttrice dello Undp Rome Centre for sustainable development, il suo racconto sulla crisi del Paese. “Da quando i talebani hanno assunto il potere per le donne è diventato vietato tutto: non possono lavorare, andare a scuola, muoversi nelle città e nelle zone rurali. Questo comporta una crisi del sistema, e anche i cambiamenti climatici hanno giocato un ruolo importante, si avvicina l’inverno e l’inquinamento sarà ai massimi perché nulla è stato fatto per contrastarlo”. La convergenza tra pandemia, cambiamento climatico e conflitto – ha aggiunto -rischia di far sprofondare il Paese: “Quasi l’80% delle persone vive di agricoltura, la carenza d’acqua si traduce nel fatto che le persone non hanno nemmeno cibo con cui alimentarsi. Questo avrà ripercussioni anche sui Paesi confinanti che prendono acqua da noi. Abbiamo bisogno di vaccini, serve una gestione delle risorse idriche per ricostruire dighe e fiumi, il costo dell’elettricità è diventato molto alto, quindi serve anche un aiuto economico e finanziario”.

 

 

L’Agenda 2030 e la sfida del multilateralismo

Nella successiva tavola rotonda, Mumba ha dato la parola a Jan Beagle, direttrice generale dell’Organizzazione internazionale per il diritto allo sviluppo (Idlo), che ha invitato gli Stati a mettere da parte i singoli interessi in favore della cooperazione: “Il multilateralismo è in un momento di crisi, anche se ne avremmo bisogno più che mai. Ci sono tanti temi di vitale importanza che non possono essere risolti da soli, bisogna andare oltre i propri interessi per cooperare. Il Goal 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide” è essenziale per catalizzare il processo verso l'Agenda 2030; principi come l'eguaglianza e l'efficacia delle istituzioni contribuiscono a formare un'idea di sviluppo inclusivo”. Antonio Parenti, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione europea, ha parlato del ruolo dell’Europa: “La questione non è se siamo abbastanza ambiziosi, ma se riusciamo a creare risultati concreti. L’Europa sta facendo del suo meglio, ma stiamo incontrando delle difficoltà legate al contesto globale. Un passo in avanti le manifestazioni dei giovani”. Barbara Kauffmann, direttrice Employment and social governance, analysis at the Directorate-general for employment, social affairs and inclusion della Commissione europea, ha richiamato le sfide legate alla transizione ecologica: “Ci muoviamo verso un mondo in cui i contratti di lavoro saranno sempre più misurati sulla persona. Abbiamo visto che il mercato del lavoro si sta riprendendo. Dobbiamo essere certi che sia una transizione equa in cui nessuno sarà lasciato indietro”.

Gemma Arpaia, membro dell’associazione delle ong italiane (Aoi) e coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 17 “Partnership per gli Obiettivi”, ha osservato che il multilateralismo non ha mai sofferto una crisi così forte, ma lo scenario sembra in miglioramento. “Il segretario generale dell'Onu ha promosso un rapporto che mostra come il multilateralismo sia essenziale per la realizzazione dell'Agenda 2030. Mi preoccupa però la volatilità di questo approccio: l'anno scorso non si parlava di multilateralismo, oggi tutti lo vogliono. Dobbiamo trovare un equilibrio”. Anche Agostino Inguscio, senior expert climate change dell’ufficio Sherpa G20, ha messo in evidenza i rischi da evitare: “Storicamente è vero che il multilateralismo ha avuto momenti di crisi e di rilancio: davanti a cambiamenti senza precedenti l'istinto è quello di chiudersi, ma se le la politica lo consente, il multilateralismo riprende il suo ruolo. Il G20 può essere un motore efficace al centro dell'impegno multilaterale e l'Italia può assumere impegni ambiziosi”. Luca Maestripieri, direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), ha richiesto un’attenzione specifica alla questione della sostenibilità ambientale: “Abbiamo bisogno di affrontare le questioni ambientali in maniera efficace: stiamo mettendo a punto delle linee guida che comprendono interventi di programmazione finanziaria e una matrice di impatto ambientale per valutare a monte il rischio ambientale e le conseguenze. Dal punto di vista della transizione ecologica, vogliamo svolgere un ruolo attivo, siamo candidati a Firenze e Roma per la conferenza sull’acqua del 2024”. A seguire, è intervenuta Alberta Pelino, chair di Young 20: “Sostenibilità, occupazione, ambiente: sono temi che interessano i giovani e, in base ad un sondaggio svolto lo scorso anno, abbiamo capito che la sostenibilità e la protezione del pianeta sono essenziali”.

 

 

Idee per una ripresa sostenibile

Gaetano Cavalieri, presidente di Cibjo, ha richiamato l’attenzione delle organizzazioni del mondo orafo per la sostenibilità: “Noi rappresentiamo le industrie italiane dall'estrazione alla lavorazione. Ci occupiamo di sostenibilità dalla fine degli anni '80 attraverso uno strumento di tracciabilità, lavoriamo con le Nazioni unite e con l'Ocse. Siamo diventati una ong, ci impegniamo nei confronti degli SDGs, in particolare sul Goal 1 per eradicare la povertà”. Marco Patuano, presidente di A2A, ha ricordato gli impegni della sua azienda: “Siamo la seconda azienda produttrice di energia in Italia e abbiamo grandi impianti per il trattamento dei rifiuti. Non consideriamo più programmi a breve termine, ma a lungo termine. Occorre includere il concetto di innovazione tecnologica”. Francesco Tramontin, vicepresidente del Gruppo Ferrero, si è soffermato sulla risposta alla pandemia del comparto alimentare: “Abbiamo dovuto ripensare la sostenibilità. Prima di tutto, gli stabilimenti continuavano a funzionare, abbiamo dovuto pensare alla sicurezza dei nostri lavoratori. Ci siamo stati e abbiamo sostenuto la comunità, pensiamo di essere stati un esempio”. Vittoria Anelli, giovane ambasciatrice di One campaign, ha invitato a occuparsi dei Paesi a basso reddito, a partire dalla disponibilità dei vaccini. Blaec von Kalweit, chief of staff di Global citizen, ha aggiunto: “Ci troviamo di fronte ad una crisi tangibile e abbiamo bisogno che i leader adottino dei provvedimenti e collaborino. Nelson Mandela nel suo discorso disse che la povertà è generata dagli uomini e che può essere sconfitta”.

 

 

Paolo Glisenti, commissario generale per l’Italia a Expo 2020 Dubai, ha acceso i fari sui lavori dell’Esposizione universale: “Qui a Dubai si sta parlando molto di come sostenibilità, resilienza e innovazione siano punti fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi climatici, per i quali sono richiesti investimenti ingenti. Ma si deve parlare anche di sostenibilità sociale, che deve ricevere la stessa quantità di attenzione”. Glisenti si è detto convinto che “l'Expo di Dubai è un evento che lascerà un segno importante nell'Agenda 2030, abbiamo incontrato molti giovani che sono qui per lanciare proposte, campagne di sensibilizzazione. Non siamo qui per parlare, ma per avanzare proposte concrete. Sono felice di aver assistito a tutto questo. Il nostro padiglione è carbon free. Abbiamo organizzato eventi tutti i giorni per dimostrare il ruolo dell'Italia. Ringrazio l’ASviS perché ha dato un contributo importante”.

 

 

Sachs: “Il mondo è su una traiettoria potenzialmente suicida”

“Non abbiamo più tempo. Sappiamo che pur tenendo conto di tutte le promesse, l'andamento è tale per cui si arriverà a 2,7 gradi in più nel 21esimo secolo”. È un passaggio dell’intervento

dell’economista Jeffrey Sachs, presidente dello Un Sustainable development solutions network, all’evento internazionale. Sachs ha parlato degli Stati Uniti (“Donald Trump è uno psicopatico che ha tenuto gli Stati Uniti fuori dall’Oms al culmine della pandemia”) e delle responsabilità dei colossi dei combustibili fossili. “Perché” – ha aggiunto Sachs – “non riusciamo a svoltare? In questa settimana a Roma ho riflettuto molto sulle parole di Papa Giovanni Paolo II quando parlava della ‘struttura del peccato’, parlava dell’idea di essere catturati dalle istituzioni che sono espressione di avidità e di potere. Questo ha intrappolato il mondo in una traiettoria che è potenzialmente suicida”. Sachs ha auspicato che Biden faccia approvare una legge che vada verso la decarbonizzazione, concludendo che “c'è bisogno urgente dello sviluppo sostenibile, c'è un pianeta fortemente minacciato, abbiamo le società che vengono lacerate, esistono la tecnologia e il know how. Tutti gli occhi sono su Roma”.

 

 

Nelle conclusioni dei presidenti dell’ASviS, Stefanini e Mallen, sono stati richiamati i concetti e le parole chiave emerse nel confronto con gli esperti, in particolare: la necessità di adottare un approccio “One Planet One Health” per promuovere una strategia integrata e sistemica; l’importanza di utilizzare gli strumenti forniti dalla scienza e dalla tecnologia per costruire un futuro sostenibile; lo slancio che la pandemia ha dato alla cooperazione internazionale.

 

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di Andrea De Tommasi

venerdì 8 ottobre 2021

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