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Nel 2021 l’aiuto allo sviluppo (Aps) è aumentato del 4,4% in rispetto al 2020, per via degli aiuti ai Paesi ricchi hanno fornito ai Paesi fragili per fronteggiare il Covid-19. Anche in Italia nel 2021 l’Aps è cresciuto dallo 0,22% allo 0,28%, ma si tratta in parte di “aiuto gonfiato” ovvero di risorse spese nei Paesi donatori e si è ancora molto lontani dall’obiettivo dello 0,70% del Reddito nazionale lordo (Rnl).

Notizie

Per il Social Progress Index l'Italia è al 24esimo posto, ultima tra i Paesi G7

Libertà, sicurezza, istruzione: analizzando 50 indicatori riguardanti 128 Paesi, la classifica globale del progresso sociale vede in testa la Danimarca. Dal 2014 la situazione è migliorata ma rimane preoccupante la tutela dei diritti umani.

Oltre la ricchezza misurabile economicamente, per una piena espressione e partecipazione dei cittadini, quali parte attiva della ridefinizione delle città e delle istituzioni e per una completa realizzazione delle potenzialità di ciascuno. Non solo pil, dunque, ma anche soddisfazione dei bisogni primari, libertà, benessere, rispetto dei diritti e opportunità individuali, quali aspetti inscindibili dello sviluppo globale. Ecco perché questi indicatori, complessivamente 50, vengono considerati dal Social Progress Imperative nel Social Progress Index 2017 che, sui dati raccolti in 128 Paesi, ha stilato una classifica comparando diversi aspetti che compongono il progresso sociale.

Al primo posto non sorprende trovare la Danimarca, con un punteggio di 90,57 su 100. Per l'Italia, un 24esimo posto con 82,62 punti e ottimi risultati per quanto riguarda fornitura di acqua pulita e servizi igienico-sanitari, alimentazione e assistenza medica di base, istruzione primaria e qualità dell'ambiente; dall'altro lato della scala, l'Italia fatica maggiormente su ambiti quali tolleranza e inclusione, libertà personali e di scelta, sicurezza individuale, accesso a istruzione avanzata e rispetto dei diritti. “Ed è così”, fa notare Michael Green, amministratore delegato del Social Progress Imperative, “Che l'Italia si colloca per ultima tra i Paesi del G7 nel progresso sociale e allo stesso tempo è anche la più povera tra questi”.

Ma nonostante la crisi economica e l'incertezza globale, le informazioni contenute nel Social Progress Index mostrano un miglioramento complessivo nelle condizioni di vita delle persone nel mondo. Confrontando infatti l'Indice del 2017 con quello del 2014, anno in cui fu per la prima volta compilato, il valore medio globale è passato, in una scala da 0 a 100, da 63,19 a 64,85 e 113 Stati sul totale dei 128 considerati hanno visto avanzamenti nel progresso sociale; in particolare Paesi in via di sviluppo quali Nigeria e Nepal hanno compiuto i più significativi passi in avanti.

“Purtroppo la situazione rimane preoccupante in alcune aree del Pianeta”, prosegue Green, “Dove non è stato possibile apprezzare progressi per quanto riguarda la sicurezza personale, la tolleranza e l'inclusione e abbiamo registrato un generale deterioramento dei diritti individuali, ad esempio in Ungheria e in Nicaragua”.

Non solo i Paesi nordeuropei, ad ogni modo, vantano un sostenuto progresso sociale. Anche Canada, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito si sono posizionati in testa alla classifica, anche se, sottolinea Green, questo non vuol dire che non ci siano ancora aspetti su cui lavorare per il benessere e la realizzazione dei cittadini. Ad esempio in Danimarca per quanto riguarda l'aspettativa di vita, il numero di giovani che abbandonano gli studi e la tolleranza religiosa il quadro potrebbe essere migliore.

Così l'Indice, offrendo una rigorosa analisi dei vari aspetti che compongono il progresso sociale, ha l'obiettivo di indicare ai Paesi su quali problematiche concentrare le proprie risorse, “Favorendo la collaborazione”, conclude Green, “nella speranza di avere il maggiore impatto possibile sulla reale qualità di vita dei cittadini”.

di Elis Viettone

 

lunedì 26 giugno 2017

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