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Nel 2021 l’aiuto allo sviluppo (Aps) è aumentato del 4,4% in rispetto al 2020, per via degli aiuti ai Paesi ricchi hanno fornito ai Paesi fragili per fronteggiare il Covid-19. Anche in Italia nel 2021 l’Aps è cresciuto dallo 0,22% allo 0,28%, ma si tratta in parte di “aiuto gonfiato” ovvero di risorse spese nei Paesi donatori e si è ancora molto lontani dall’obiettivo dello 0,70% del Reddito nazionale lordo (Rnl).

Notizie

Accoglienza migranti in Italia: a che punto siamo?

Da ActionAid e Openpolis un’analisi su quante persone riusciamo ad accogliere, dove e che cosa offriamo. Servizi minimi, scarsa trasparenza nella gestione, negazione dei diritti e monitoraggi insufficienti tra le problematiche. 25/8/25

lunedì 25 agosto 2025
Tempo di lettura: min

È di domenica 24 agosto la notizia che la nave umanitaria della ong Mediterranea Saving Humans è approdata al porto di Trapani, anziché a quello assegnato di Genova, per via del peggioramento delle condizioni psico-fisiche delle persone a bordo. Si tratta, apparentemente, dell’ennesima notizia di sbarchi sulle coste italiane, ma la realtà è che si tratta di soli dieci migranti che erano stati salvati la notte del 21 agosto nel Mediterraneo centrale, mentre rischiavano di annegare. Nessuna invasione quindi. Ma qual è la situazione dell’accoglienza migranti in Italia?

Secondo i dati forniti dal Ministero dell’interno, a dicembre 2023 il sistema di accoglienza italiano poteva ospitare poco più di 143mila persone, di cui circa 97.700 (il 68,3%) nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), 5mila nei centri di prima accoglienza (3,5% - Cpa e Hotspot) e 40.300 nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Come in passato, dunque, l’accoglienza straordinaria continua a rappresentare il perno dell’intero sistema. Al contrario il Sai, ovvero il sistema originariamente concepito come ordinario, che vede il protagonismo degli enti locali e la presenza di servizi di accompagnamento all’autonomia, copre appena il 28,18%.

È questa la fotografia delineata dal rapporto “Accoglienza al collasso. Centri d’Italia 2024", elaborato da ActionAid in collaborazione con Openpolis. Il quadro che emerge è quello di un sistema che continua a privilegiare l'approccio emergenziale, nonostante i numeri non giustifichino tale approccio: le persone accolte rappresentano infatti solo lo 0,23% della popolazione residente.

La geografia dell’accoglienza

Nel Mezzogiorno si conta la maggior parte dei posti in centri di prima accoglienza. Queste strutture tendono a concentrarsi nelle regioni di primo ingresso e quindi in Calabria, Puglia e Sicilia per gli arrivi via mare, ma anche in due regioni del Nord-Est come il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto, in relazione agli arrivi via terra dalla rotta balcanica. Nelle regioni del Sud e delle isole si ha anche la quota più alta di posti del sistema ordinario con il 43,4%.

Se invece si prende in considerazione la distribuzione dell’accoglienza in base ai comuni, alle prime posizioni in classifica troviamo Firenze, con strutture in 39 comuni sui 41 della provincia (95,1%), Reggio nell’Emilia (39 su 42 - 92,9%) e Prato (6 su 7 - 85,7%).

Le grandi concentrazioni però, analogamente ai grandi centri che rappresentano la tipologia prevalente di struttura, oltre a rendere più difficili i processi di integrazione, rischiano di favorire speculazioni e produrre fenomeni di ghettizzazione con ricadute negative sia per le persone ospitate che per la popolazione residente.

Servizi ridotti e trasparenza assente

Il nuovo capitolato per i centri di accoglienza, introdotto con un anno di ritardo rispetto al decreto 20/2023, si legge nel documento, ha aumentato i costi complessivi, ma ha drasticamente ridotto le spese per i servizi alla persona. Sono stati azzerati servizi essenziali come l'informazione legale, l'orientamento al territorio, l'assistenza psicologica e i corsi di lingua italiana. Nel 2023 sono stati istituiti i "centri temporanei", che offrono solo vitto, alloggio e assistenza sanitaria minima, senza alcun servizio sociale.

Diritti negati ai più vulnerabili

Le categorie più vulnerabili, come i minori stranieri non accompagnati (Msna) e le donne, sono particolarmente penalizzate. Nel 2023, oltre 700 Msna sono stati inseriti in strutture per adulti, una pratica in contrasto con le normative vigenti. Le donne, pur rappresentando una quota crescente nel Sai, restano in media per periodi più lunghi nei progetti di accoglienza, evidenziando la necessità di una programmazione più attenta alle loro specifiche esigenze.​

Opacità e mancanza di monitoraggio

Il Rapporto denuncia anche l'assenza di monitoraggio e valutazione da parte del Ministero dell'Interno: l'ultima relazione annuale sull'accoglienza risale infatti al 2021. Inoltre, il Ministero sostiene di non monitorare a livello centrale i centri temporanei, creando un notevole vuoto informativo. Infine, segnala il documento, più del 70% dei bandi per la gestione dei centri è stato assegnato con affidamento diretto, senza trasparenza né controllo.

Scarica il Rapporto

Copertina: neagonefo

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