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SALUTE E BENESSERE

Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

In Italia, gli infermieri sono 5,49 per mille abitanti, contro un valore medio del 9,42 per mille di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Inoltre, si registra un incremento delle patologie dell’area psichiatrica e psicologica, tra le criticità accentuate dalla pandemia in Italia, che è nell’ordine del 25-30%. 

 

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Alta sostenibilità: serve una governance efficace per i fondi destinati alla sanità

Non esistono virus buoni, neanche se diventano endemici. Se ne è discusso su Radio Radicale nella rubrica ASviS condotta da Manieri e Viettone, ospiti Collicelli, Maga, Vella. [VIDEO] 7/02/22

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“La salute al centro: le trasformazioni nel mondo del welfare e della ricerca del dopo Pandemia” è il titolo della puntata di Alta sostenibilità, la rubrica ASviS andata in onda il 7 febbraio su Radio Radicale e condotta da Valeria Manieri ed Elis Viettone. Gli ospiti della trasmissione sono stati Carla Collicelli (responsabile relazioni istituzionali dell'ASviS e referente Gruppo di Lavoro sul Goal 3), Giovanni Maga (direttore dell'Istituto di genetica molecolare "Luigi Luca Cavalli Sforza" del Cnr), Stefano Vella (professore di Salute globale all'Università Cattolica del Sacro cuore).


Carla Collicelli, responsabile relazioni istituzionali dell'ASviS e referente Gruppo di Lavoro sul Goal 3

In apertura del dibattito Collicelli ha ricordato che ci troviamo a fronteggiare “una crisi molto grave, che coinvolge il Servizio sanitario nazionale e il Paese in generale. Abbiamo delle sfide importanti, per esempio gli operatori sanitari si chiedono come sarà possibile far funzionare tutte le nuove tecnologie e strutture che grazie ai finanziamenti europei metteremo in campo, dato che c’è una carenza di personale. In particolare mancano gli infermieri specializzati. Ma forse la sfida più impegnativa che abbiamo davanti è il coordinamento dell’enorme macchina che si sta allestendo grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Senza una strategia adeguata rischiamo di non riuscire a utilizzare nella maniera corretta questi fondi. Oltre al Pnrr ci sono moltissimi altri canali di finanziamento europei e nazionali, tutti devono convergere nella stessa direzione e, in un Paese come l’Italia che da sempre sconta un problema in termini di gestione e burocrazia, stiamo parlando di un problema enorme. Determinante sarà poi anche il rapporto tra Stato ed enti locali, per esperienza noi sappiamo che molte iniziative di carattere nazionale non trovano riscontro sul piano territoriale”.


Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare "Luigi Luca Cavalli Sforza" del Cnr

La pandemia ci ha fatto meglio comprendere l’importanza del settore della ricerca e dei servizi sanitari territoriali. Per Maga “dobbiamo recuperare quella medicina di prossimità che rappresenta il primo baluardo soprattutto quando si verificano queste situazioni straordinarie. Andrebbe forse ripensata l’organizzazione territoriale del servizio sanitario, abbiamo per esempio aree del Paese dove l’ospedale di riferimento è lontano dal centro abitato. Per quanto riguarda la ricerca, che in Italia ha delle punte di eccellenza, bisogna capire che anche qui serve un miglior coordinamento. Il settore della ricerca in Italia ha messo in campo in questi ultimi due anni un enorme sforzo, anche dal punto di vista delle pubblicazioni. Il Pnrr darà risorse molto importanti che però devono essere sfruttate senza disattendere la logica del Piano stesso: non dobbiamo pensare che queste risorse servano a supportare tanti piccoli progetti ma devono servire a creare delle vere e proprie infrastrutture. Persone e tecnologie, insieme, devono dare un nuovo orizzonte, per fare quel salto di qualità che serve per acquisire una capacità che ci consentirà di affrontare le nuove emergenze in modo più preparato”.


Stefano Vella, professore di Salute globale all'Università Cattolica del Sacro cuore

Mentre la curva epidemica in Italia è in discesa, in altri Paesi del mondo continuano a crescere i contagi. Ormai è chiaro che la salute del singolo è connessa con quella degli altri individui. Su questo aspetto, ci sono stati dei passi avanti in termini di partenariato globale? Per Vella negli ultimi tempi “non è cambiato moltissimo. Il vecchio concetto delle donazioni dei vaccini non ha funzionato come doveva, basta vedere gli obiettivi che ci eravamo posti. Ho lavorato in passato per l’accesso alle cure e ai farmaci per l’Hiv, che ricordo non ha ancora un vaccino, in quel caso un modello c’è stato. Per il Covid la situazione è un po’ diversa, l’impegno deve essere quello di mettere in piedi degli hub vaccinali nei Paesi che non ne hanno e che non possono permettersi una enorme spesa come invece fa l’Italia. Penso che questa era di coronavirus andrà via perché abbiamo fatto dei vaccini efficaci, ma andava specificato che servivano per non farci finire in ospedale. Su quest’ultimo punto la comunicazione ha sbagliato: dovevamo dire chiaramente che il vaccino non difendeva dall’infezione ma dalla malattia. Di sicuro un aiuto è arrivato anche dalla variante Omicron che è un po’ meno impattante, ma devo dire che ai virus buoni io non credo tanto, è una ‘leggenda metropolitana’ come l’immunità di gregge: con questi coronavirus l’immunità di gregge non può esserci dato che variano di continuo. Altra leggenda è poi il fatto che il virus diventi endemico: questo non vuol dire che sia meglio. Anche la malaria è per esempio endemica ma provoca comunque tanti morti l’anno. Endemico vuol dire che non c’è una risalita dei casi, ma il virus resta pericoloso e per questo dobbiamo andare avanti nella ricerca”.

 

di Ivan Manzo

 

RIASCOLTA L’ULTIMA PUNTATA – Alta sostenibilità: La salute al centro: le trasformazioni nel mondo del welfare e della ricerca del dopo Pandemia

Vai all'archivio delle puntate di Alta sostenibilità, la trasmissione di ASviS a cura di Valeria Manieri, Ruggero Po ed Elis Viettone, in onda il lunedì dalle 12:30 alle 13:00 su Radio Radicale.

lunedì 7 febbraio 2022

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