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In Italia, gli infermieri sono 5,49 per mille abitanti, contro un valore medio del 9,42 per mille di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Inoltre, si registra un incremento delle patologie dell’area psichiatrica e psicologica, tra le criticità accentuate dalla pandemia in Italia, che è nell’ordine del 25-30%. 

 

Notizie

I giorni migliori, i giorni peggiori: nell’area Ocse un benessere a più facce

Aumenta la speranza di vita, diminuisce la soddisfazione. Migliora il reddito, ma aumenta l’insicurezza del lavoro. In Italia più equilibrio tra vita privata e lavorativa, ma troppe disparità di genere. Il ritratto Ocse del benessere.

Il rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) “How’s Life?” si avvale di una serie di indicatori per fornire una misura del benessere nei 35 Paesi dell’area Ocse e in 6 Paesi partner. Oltre a considerare dimensioni quali il reddito e la ricchezza, l’occupazione e il salario, lo stato di salute, l’educazione, la qualità dell’ambiente e la sicurezza personale, l’edizione del 2017 analizza l’andamento dei livelli di benessere rispetto al 2005 e include approfondimenti sulle disuguaglianze, sul benessere dei migranti e sul rapporto tra cittadini e istituzioni.

Il primo dato a emergere dal rapporto è che sebbene le condizioni di vita siano generalmente migliorate rispetto al 2005, dall’insorgere della crisi il miglioramento è rallentato e vari aspetti del benessere sono rimasti indietro. Ad esempio, il reddito delle famiglie e i guadagni medi annui sono aumentati rispettivamente del 7% e dell’8% dal 2005 a oggi, ma nel precedente decennio il tasso di crescita era almeno il doppio. Inoltre, la disoccupazione di lungo termine è rimasta alta e dal 2007 l’insicurezza del mercato del lavoro è aumentata di circa un terzo.

Rispetto a questi indicatori, la performance italiana è tra le peggiori dell’area Ocse. Infatti, il reddito netto disponibile delle famiglie è sceso di 10 punti percentuali, registrando uno dei più marcati cali nell’area. Scarsi i miglioramenti del tasso di occupazione e dei guadagni, mentre l’insicurezza del mercato del lavoro ha raggiunto il 12,4% nel 2012, valore che, sebbene in leggero miglioramento, continua a rappresentare quasi il doppio della media Ocse. Infine, la disoccupazione di lungo termine è peggiorata rispetto al 2007, raggiungendo il 7,8% nel 2014 (rispetto a un valore di circa 4,8% nel 2005).

Ma se gli indicatori di reddito e occupazione vedono il Paese alle spalle della media Ocse, l’Italia presenta valori migliori in relazione all’equilibrio tra vita privata e lavorativa: la percentuale di persone che lavora per 50 ore o più a settimana è diminuita dell’1,5% nell’ultimo decennio, a fronte di una diminuzione media dello 0,9% negli altri Paesi.

C’è poi la speranza di vita, che nella generalità dei Paesi analizzati è aumentata di circa due anni (1,7 anni in Italia), mentre la media della soddisfazione di vita è lievemente diminuita. Rispetto a quest’ultimo indicatore l’Italia si colloca di nuovo al di sotto della media Ocse, in quanto ha registrato un declino di quattro volte superiore rispetto agli altri Paesi, passando da un livello di soddisfazione pari a 6,7 su 10 a uno di 5,9 su 10.

Per quanto riguarda le disuguaglianze, il Rapporto evidenzia come le interazioni tra fattori “diseguali” accentuino le condizioni di vantaggio e svantaggio. Ad esempio, le persone più ricche, che si collocano nella fascia del 20% più alto della scala dei redditi, hanno il doppio delle probabilità di dichiarare un alto livello di soddisfazione nella vita rispetto alle persone del 20% più basso della scala dei redditi. E le persone con un alto livello di soddisfazione personale hanno anche una probabilità quattro volte superiore di dichiarare di essere in buona salute rispetto alle persone con un basso livello di soddisfazione.

In Italia è nel divario di genere che si esprimono maggiormente le disparità: secondo l’Ocse le donne italiane hanno il 15% di probabilità in più di essere disoccupate e, se lavorano, il 75% di probabilità in più di avere stipendi bassi. Eppure dedicano meno tempo allo svago e alla cura personale rispetto agli uomini e investono meno tempo nelle relazioni sociali. Il gap di genere si riduce o addirittura si ribalta negli indicatori relativi all’educazione, dove le donne registrano spesso performance migliori.

Il Rapporto tratta infine il tema della governance, evidenziando come la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni sia in calo dal 2005, con solo il 33% degli individui che pensa di avere voce nelle attività di governo. In Italia, questo dato ammonta soltanto al 18%, mentre l’89% della popolazione pensa che il governo sia corrotto, a fronte di una media Ocse del 56%.

Il rapporto Ocse “How’s Life?
I dati relativi all’Italia

 

di Lucilla Persichetti

 

martedì 21 novembre 2017

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