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PARITÀ DI GENERE

Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

In Italia, solo il 16,2% delle laureate ha una laurea Stem (discipline scientifiche), contro il 37,3% degli uomini, nonostante un +5% delle iscrizioni femminili. Rimane al di sotto della media europea la padronanza di competenze digitali e finanziarie. Nell’Ue il 17% circa degli specialisti Ict (Information and communications technology) e un laureato Stem su tre è donna.

I Giochi olimpici nei Tg: cosa dice la prima indagine italiana in ottica di genere

Una ricerca di Cio e Fondazione Bracco esplora progressi e criticità dell’informazione in relazione ai principi di parità, equità e inclusione. Sotto la lente la copertura mediatica di Parigi 2024. 16/4/2025

mercoledì 16 aprile 2025
Tempo di lettura: 4 min

Come sono rappresentate le atlete nella narrazione mediale? Esistono stereotipi e pregiudizi inconsci nel racconto dei telegiornali italiani? Sono alcuni dei quesiti a cui risponde lo studio “Parigi 2024. I giochi olimpici nei TG italiani”, promosso dal Comitato olimpico internazionale (Cio) e da Fondazione Bracco e condotto dall’Osservatorio di Pavia: sotto la lente, per la prima volta, la copertura mediatica italiana dei Giochi olimpici e paralimpici di Parigi 2024 secondo una prospettiva di genere. 

Lo studio ha esaminato i contenuti mediatici dei sette principali telegiornali italiani, trasmessi in fascia prime time, nel periodo di svolgimento dei Giochi (24 luglio-11 agosto 2024), verificandone l’allineamento con le Linee guida Cio in termini di: narrativa (linguaggio, immagini e stereotipi); parità di genere (sport femminili e maschili, atlete e atleti, giornaliste e giornalisti); condivisione delle voci (persone intervistate). 

I telegiornali Rai hanno veicolato il 63% delle notizie, seguiti da Mediaset con il 28% e da La7 (Cairo Editore) con il restante 9%. Il 56% delle news è stato dedicato alle competizioni, in particolare alle vittorie o alle qualifiche, mentre il restante 44% ha coperto tematiche collaterali. 

I tg hanno seguito le raccomandazioni del Ci nei seguenti ambiti: decostruzione di stereotipi, copertura bilanciata di competizioni femminili e maschili e rappresentazione eterogenea e inclusiva delle atlete. Non in linea è invece risultato il bilanciamento delle voci condivise: donne sono state interpellate molto meno come esperte, commentatrici, portavoce e rappresentanti dell’opinione pubblica rispetto ai colleghi uomini. 

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Il vulnus sulle Paraolimpiadi

Dalla ricerca si evidenziano difformità nella copertura mediatica tra Olimpiadi e Paraolimpiadi, con la prime significativamente avvantaggiate: 476 notizie giornaliere a fronte di 54 dedicate alle gare delle persone con disabilità. Un divario notevole, in barba alle ottime performance degli atleti paralimpici italiani, che hanno conquistato un numero maggiore di medaglie rispetto agli atleti olimpici. 

Cosa emerge in termini di narrazione, parità di genere e condivisione delle voci? La copertura delle discipline è stata distribuita in modo bilanciato per i Giochi olimpici, con il 51% delle notizie rivolte agli sport femminili e il 49% a quelli maschili. Anche la visibilità tra atlete e atleti è risultata quasi paritaria, rispettivamente al 49% e al 51%. Il linguaggio utilizzato nella maggior parte dei servizi è stato inclusivo e non sessista, con il 93% delle notizie che utilizzano una comunicazione rispettosa. Inoltre, nel 96% dei casi le immagini selezionate per accompagnare le notizie sono risultate coerenti con i principi di parità, equità e inclusione.

Tuttavia, dall’analisi emergono delle criticità. Se da un lato le atlete sono state intervistate più spesso dei loro colleghi maschi (59% contro 41%), dall’altro sono state chiamate molto meno a ricoprire ruoli di esperte e commentatrici. In queste posizioni gli uomini sono stati prevalenti: il 74% come esperti, il 67% come portavoce e il 59% come voci della popolazione.

Ancora più evidenti sono le disparità rispetto alla copertura delle Paralimpiadi. Il linguaggio utilizzato in queste notizie è risultato non inclusivo nel 37% dei casi, mentre nel 6% è stato giudicato sessista. Le immagini a corredo dei servizi sono state non inclusive nel 13% delle notizie, e sessiste nel 9%. In cinque casi su 54 sono emersi stereotipi che riguardano sia la dimensione di genere sia la condizione di disabilità, con una narrazione che antepone la disabilità all’identità personale. 

La copertura delle discipline paralimpiche è risultata squilibrata: il 61% delle notizie si è concentrato sugli sport maschili, mentre solo il 39% ha riguardato quelli femminili. Anche la visibilità delle atlete è stata inferiore rispetto agli uomini (43% contro 57%), così come la loro presenza nelle interviste (46% contro 54%). Le giornaliste che hanno firmato servizi e interviste in diretta da Parigi sono state il 57%. Una percentuale che potrebbe sembrare significativa, ma che riflette la tendenza a delegare alle giornaliste tematiche considerate marginali, come la copertura delle Paralimpiadi, anziché rappresentare un reale segno di equità. 

Infine, lo studio evidenzia che nonostante la presenza quasi paritaria delle atlete paralimpiche nella delegazione italiana (49,3%) e il loro importante contributo in termini di medaglie (40,8%), la copertura mediatica ha dato loro minore spazio, minore voce e minore riconoscimento rispetto ai colleghi uomini.

Scarica lo studio

di Ilaria Delli Carpini

 

Copertina: Ansa

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