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Nel 2021, la quota di energia primaria da fonti rinnovabili a livello mondiale è arrivata al 13,5%, mentre la quota di produzione mondiale di energia elettrica rinnovabile al 25%. In Italia, al 2020, la media nazionale delle fonti rinnovabili sui consumi lordi finali ha raggiunto il 19%. La produzione elettrica rinnovabile registrata nel 2021 si è attestata al 36% (ma dovrà superare l'80% entro il 2030).

Notizie

La crisi non deve essere un alibi per rallentare la transizione energetica

Fonti rinnovabili, ruolo del gas naturale e cultura: queste le tematiche al centro dell’evento nazionale del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7 e 13. Numerosi i ritardi, serve un piano shock. L’intervento del ministro Giovannini.   7/10/22

Accelerare la transizione alle fonti rinnovabili è l’unica soluzione possibile per superare la crisi energetica e garantire al Paese una maggiore autonomia. Questo è il messaggio emerso dall’evento nazionale del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7 e 13 “Energia e Clima”, che si è svolto il 5 ottobre all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022. L’incontro è stato condotto da Sonia Filippazzi, conduttrice di Radio Rai 1, e da Toni Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro dell’Alleanza, con la tutorship di Amazon.

Tra gli speaker è intervenuto il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini: “Il saldo tra gli enormi problemi e le straordinarie opportunità della transizione ecologica dipende dal punto di vista con cui la politica, le imprese e la società la vogliono affrontare”. Tuttavia, ha sottolineato il ministro, la transizione non dipende solo da questioni economiche e tecnologiche, ma anche da un cambiamento culturale. “È con la democrazia che possiamo contribuire ad affrontare la crisi climatica”, ha detto, richiamando anche la lectio magistralis di Giuliano Amato sul rapporto tra democrazia e clima, tenuta in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico presso la Sapienza Università di Roma.

“Il cambiamento climatico è la sfida più importante dei nostri tempi”, ha sottolineato Giorgio Busnelli, direttore per le Categorie largo consumo di Amazon in Europa. “Decarbonizzare un’azienda complessa come Amazon non è semplice, ma vogliamo essere catalizzatori del cambiamento”. Per questa ragione, nel 2019, Amazon ha co-fondato il Climate Pledge, che a oggi conta oltre 375 aziende unite nell’impegno a raggiungere zero emissioni nette di CO2 entro il 2040, “dieci anni in anticipo rispetto a quanto stabilito dall’Accordo di Parigi”, ha sottolineato Busnelli. “Per raggiungere l’ambizioso obiettivo di decarbonizzare le nostre attività, stiamo compiendo progressi lungo tutta la filiera: dall’eliminazione graduale degli imballaggi superflui, all’elettrificazione della flotta di consegna, fino all’approvvigionamento da fonti rinnovabili”. Amazon, a oggi, è il “maggior acquirente aziendale di energia rinnovabile al mondo”, ha infine ricordato.

A seguire è intervenuto Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for climate, iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile nata per promuovere l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia. “Il cambiamento climatico non si ferma, dobbiamo tenerlo a mente, anche per chi dice che per affrontare la crisi energetica dobbiamo fare un passo indietro nella lotta alla crisi del clima”, ha dichiarato Barbabella. “Dobbiamo smettere di bruciare carbone, petrolio e gas: questo è l’unico modo di combattere la crisi climatica”. L’Italia, ha inoltre aggiunto lo studioso, “è il Paese in cui le rinnovabili sono cresciute meno rispetto agli altri Paesi Ue”.

Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf, ha invece rimarcato l’“incapacità del decisore politico, in questo caso il ministero della Transizione ecologica, di lavorare rispetto alle indicazioni della comunità scientifica”. Midulla ha poi ricordato l’assoluta necessità di dotare l’Italia di una Legge sul clima (tra le proposte del Gruppo di Lavoro, contenute nel Rapporto ASviS 2022), “perché il clima non è di destra o di sinistra, è il clima”, e di combattere la crisi energetica attraverso le fonti rinnovabili, “facendo perdere quote di mercato al gas”.


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Daniele Agostini, head of energy and climate policies di Fondazione Enel, ha avvertito che i ritardi nella transizione energetica del Paese “invece di assottigliarsi si vanno dilatando”. Per questo, secondo Agostini, serve “accelerare l’iter autorizzativo, ancora troppo lento”. La transizione energetica è un’opportunità economica notevole. Ad esempio, comporterà l’immissione di 2,5 milioni di posti di lavoro in più. Allo stesso tempo, questa transizione, aggiunge Agostini, deve tenere conto della dimensione sociale.

Di dimensione sociale ha parlato anche Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil, che ha evidenziato l’urgenza di mettere subito in campo un pacchetto di misure. “Questa è la fase per mettere insieme politiche di accelerazione per gli obiettivi ambientali: abbiamo bisogno di un piano shock”. Come fare? Attraverso politiche industriali statali, investimenti nazionali, formazione ai lavoratori e alle lavoratrici, e soprattutto garantendo aiuti ai “sei milioni di poveri assoluti”, prendendo le risorse dagli extraprofitti e contrastando l’evasione fiscale.  

Per Anna Donati, presidente di Romamobilità, “abbiamo bisogno di un progetto industriale che metta al centro l’automotive, un settore che in parte deve cambiare e in parte deve essere creato”. La “fatica” maggiore, ha aggiunto Donati, sta nel tradurre gli investimenti in fatti concreti. “È un momento critico, ma un momento di lavoro”.

“L’Italia è il secondo Paese europeo per danni legati al cambiamento climatico”. A ricordarlo Andrea Zaghi, direttore generale di Elettricità futura, la principale associazione del mondo elettrico italiano, che ha parlato dell’aumento del prezzo dell’energia elettrica, con “bollette fuori controllo su cui il governo sta intervenendo”. Per Zaghi, la risposta è più energia elettrica e più fonti rinnovabili. “Come Elettricità futura, abbiamo presentato un piano sviluppo di +85 gigawatt di nuova potenza rinnovabile entro il 2030. Questi numeri sono una grande opportunità, non un fardello”.

Luigi Di Marco, curatore della rubrica ASviS "Europa e Agenda 2030", ha parlato di Unione europea, e del fatto che l’Ue si sia trovata “spiazzata” rispetto all’aumento dei prezzi dell’energia. Come ricorda anche l’Unione, “la finanza sostenibile rappresenta un’opportunità unica” per uscire dalla crisi. Inoltre, secondo Di Marco, bisogna sfruttare la capacità delle nuove tecnologie per far abbassare i costi, ad esempio stipulando “contratti con prezzi dinamici per l’energia elettrica, in modo che i cittadini possano regolare i consumi in base ai prezzi in tempo reale”.

“Il giudizio degli ambientalisti è quello di un ritardo epocale di cui nessuno chiede scusa o si prende la responsabilità. Too little, too late, a cui oggi potrei aggiungere: too fake”. Questo il commento di Grazia Francescato, politica e ambientalista storica, che ha concentrato il suo intervento sulle potenzialità delle nature based solutions, tecnologie capaci di ibridarsi in armonia con il pianeta. Lavorare con la natura, per Francescato, “è rivoluzionario”. L’ambientalista ha parlato, ad esempio, degli “alberi solari”, che distribuiscono i pannelli come fossero foglie e rami, per raggiungere maggiore efficienza energetica e occupare meno spazio, unendo “bellezza e funzionalità”.

“Per implementare le misure di adattamento c’è bisogno di energia” ha dichiarato Francesca Giordano, della sezione per le valutazioni ambientali nelle aree urbane di Ispra. “Questo è un punto cruciale da cui partire”. Infatti, avverte, qualora le misure di adattamento ai cambiamenti climatici fossero messe in campo con il supporto di fonti fossili “si tratterebbe di mal adattamento”. Anche per Giordano, da questo punto di vista, “le fonti rinnovabili rappresentano l’unica soluzione possibile”.

Toni Federico, a conclusione del convegno, ha commentato: “Ci troviamo su un piano inclinato, e le dimensioni di questa inclinazione sono difficilmente prevedibili”. Data l’incertezza del presente e del futuro, le soluzioni partono prima di tutto da un “cambiamento di abitudini, del modo di gestire le città, i fiumi, la nostra agricoltura”, oltre a “mettere le mani nel meccanismo dell’economia”, riequilibrando domanda e offerta e rivedendo il rapporto pubblico-privato. Sappiamo però dove andare, ha concluso Federico. “Dobbiamo metterci in movimento”.

 

di Flavio Natale

venerdì 7 ottobre 2022

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