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Nel 2021, la quota di energia primaria da fonti rinnovabili a livello mondiale è arrivata al 13,5%, mentre la quota di produzione mondiale di energia elettrica rinnovabile al 25%. In Italia, al 2020, la media nazionale delle fonti rinnovabili sui consumi lordi finali ha raggiunto il 19%. La produzione elettrica rinnovabile registrata nel 2021 si è attestata al 36% (ma dovrà superare l'80% entro il 2030).

Notizie

Gas naturale e Covid hanno abbattuto la domanda di carbone, ma il futuro è incerto

Dopo il forte calo negli ultimi anni, si prevede che la richiesta globale di carbone aumenterà del 2,6% nel 2021 prima di appiattirsi al 2025, dice un report dell’International energy agency. Il ruolo delle economie asiatiche. 31/12/20

Il report Coal 2020, pubblicato in dicembre dall’International energy agency (Iea), ha evidenziato le recenti tendenze globali e regionali della domanda e del commercio di carbone e ha tracciato le prospettive del settore al 2025. Secondo il Rapporto, la ripresa economica globale nel 2021 dovrebbe causare un rimbalzo di breve durata della domanda di carbone, dopo il forte calo del 2020 innescato dalla crisi pandemica.

 

Gli sviluppi recenti

 

Nel 2019 la produzione globale di carbone è calata dell’1,8%, dopo una crescita durata 24 mesi. Tale diminuzione, secondo gli analisti, è il risultato di due tendenze: da un lato la crescita della domanda di elettricità è stata molto inferiore alle attese, il che ha contratto la produzione del combustibile fossile altamente inquinante, dall’altro il prezzo basso del gas naturale ha spinto i consumatori a preferirlo al carbone.

Nel 2020 la domanda globale di carbone subirà il calo maggiore dalla seconda guerra mondiale, scendendo del 5% rispetto ai livelli del 2019. In questo quadro, ha giocato un ruolo chiave la pandemia: le misure per rallentare la trasmissione del Covid-19, in particolare nella prima metà del 2020, hanno determinato un insolito calo della domanda di elettricità. Ciò a sua volta ha ridotto in modo significativo l'uso del carbone per la produzione di energia, una tendenza che è stata anche agevolata dai bassi prezzi del gas naturale.

Complessivamente lo studio stima che, tra il 2018 e il 2020, il consumo globale di carbone sarà diminuito del 7%, pari a circa 500 milioni di tonnellate. Un calo senza precedenti, secondo le rilevazioni dell’agenzia iniziate nel 1971. Tuttavia, nel corso del 2020 il calo complessivo della domanda globale di carbone si è rivelato inferiore a quanto stimato nei primi mesi dell'anno, quelli della diffusione e dell'intensificazione della pandemia in tutto il mondo. A livello regionale, nel 2019 solo la Cina e i Paesi del sud-est asiatico hanno registrato una crescita significativa nella produzione di energia elettrica a carbone, ma non abbastanza da compensare il calo altrove. In Cina, l'aumento della produzione di acciaio e la riduzione dell'uso del carbone nelle piccole caldaie industriali e residenziali hanno portato a un aumento complessivo del consumo dell'1%. Tra i membri dell'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean), l'uso del combustibile fossile è aumentato del 14% nel 2019, riflettendo principalmente la crescita della domanda in Vietnam e, in misura minore, in Indonesia.

“La crisi del Covid-19 ha completamente rimodellato i mercati globali del carbone. Prima della pandemia, ci aspettavamo un piccolo rimbalzo della domanda nel 2020, ma da allora abbiamo assistito al più grande calo del consumo di carbone dalla seconda guerra mondiale", ha affermato Keisuke Sadamori, direttore dei mercati energetici e della sicurezza dell’Iea. "Il calo sarebbe stato ancora più ripido senza il forte rimbalzo economico in Cina nella seconda metà dell'anno".

Se la pandemia ha giocato da un lato un ruolo decisivo nella riduzione dello sfruttamento della risorsa causa principale dell’effetto serra, dall’altro il calo dei prezzi sul mercato di gas naturale liquefatto (Gnl) ha favorito la risorsa meno inquinante: in Europa, tra gennaio e settembre del 2019, il prezzo del Gnl è sceso del 60%, mentre negli Stati Uniti, dove il costo è generalmente più basso, il calo rispetto all’anno precedente è stato del 30%, portando al “ significativo passaggio dal carbone al gas” in alcuni settori energetici. Nell'Unione europea la produzione di energia elettrica a carbone ha registrato il calo più grande di sempre, sia in termini relativi che assoluti; gli Stati Uniti hanno invece riscontrato il calo maggiore in termini percentuali e il secondo in termini assoluti.

Secondo il report, però, non si tratta di trasformazioni strutturali nel consumo di energia. Per esempio, in India il 2019 è stato il primo anno in cui la produzione di energia a carbone è diminuita (non accadeva da quattro decenni), ma ciò è semplicemente un riflesso del rallentamento economico del Paese. È probabile, infatti, che con la ripresa dell’economia prevista (e auspicata) per il 2021, contestualmente rimbalzi anche la domanda di carbone per la produzione di elettricità, sia per uso domestico che industriale.

 

Le prospettive

Gli analisti prevedono per il prossimo anno una crescita della domanda globale di carbone del 2,6%, trainata da Cina e India, i Paesi che sfruttano maggiormente la risorsa fossile. Tuttavia, la ripresa nel 2021 dovrebbe essere di breve durata, con un consumo stimato di carbone che si appiattirà entro il 2025 a circa 7,4 miliardi di tonnellate. Ciò renderebbe il 2013, anno in cui la domanda globale ha raggiunto gli 8 miliardi di tonnellate, il picco storico del carbone.

Nello specifico, il Rapporto rileva che Cina e India stanno adottando misure per garantire un approvvigionamento di carbone adeguato ad alimentare le loro economie e frenare le importazioni. Il governo cinese sta intensificando gli sforzi per aumentare la competitività nel settore, con la creazione di due nuove grandi società, Jinneng holding group (nello Shanxi) e Shandong energy group. Queste aziende, insieme alla China energy investment corporation, produrranno più di un miliardo di tonnellate di carbone all’anno. In India, il governo intende trasformare il settore del carbone aumentandone l'efficienza e la competitività, in particolare mettendo all’asta le quote per fini commerciali. Nel novembre 2020, il governo di Nuova Delhi ha assegnato tramite una procedura d’asta ben 50 milioni di tonnellate di capacità annua di estrazione di carbone, una quota pari a oltre il 6% dell’intera produzione indiana.

Anche negli Stati Uniti le prospettive del carbone non sembrano migliorare nel medio termine. Infatti, il previsto allentamento della pressione della concorrenza, dovuto a un aumento dei prezzi del gas naturale, contribuirà a una ripresa della domanda di carbone già nel 2021. Se alcune delle grandi compagnie minerarie locali si stanno allontanando sempre più dal carbone termico, utilizzato principalmente per la generazione di energia, altre si concentrano sul carbone metallurgico, impiegato nella produzione di ferro e acciaio. 

L'Unione europea e gli Stati Uniti potrebbero entrambi vedere aumentare il loro consumo di carbone per la prima volta in quasi un decennio. "Le energie rinnovabili sono sulla buona strada per superare il carbone come la più grande fonte di elettricità al mondo entro il 2025. A quel punto, il gas naturale sarà probabilmente subentrato al carbone come la seconda più grande fonte di energia primaria dopo il petrolio", ha detto Sadamori. "Ma con la domanda di carbone che dovrebbe rimanere stabile o in crescita nelle principali economie asiatiche, non vi è alcun segnale che il carbone svanirà rapidamente".

Consulta il Rapporto

 

di William Valentini

 

 

giovedì 31 dicembre 2020

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