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Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Le criticità della scuola media, dalla perdita di apprendimento alle disuguaglianze

Il Rapporto scuola media 2021 della Fondazione Agnelli rileva che la preparazione degli studenti non è adeguata ma è da ottimizzare anche la formazione dei docenti. Preoccupa l’incidenza dei divari territoriali e di genere. 5/11/21

Nel 2011, il rapporto della Fondazione Agnelli sullo stato di salute della scuola media affrontava il declino degli apprendimenti della secondaria di primo grado e i nodi critici relativi alle disuguaglianze e alle difficoltà di inclusione per le studentesse e gli studenti. A dieci anni dal primo report, Fondazione Agnelli prova a capire, con dati e analisi aggiornati e un formato interamente digitale, perché la qualità degli apprendimenti nelle scuole medie continui a non essere soddisfacente. Il Rapporto scuola media 2021, curato da Barbara Romano con Martino Bernardi, Gianfranco De Simone, Andrea Gavosto e Marco Gioannini e pubblicato di recente, restituisce un quadro non confortante, soprattutto per l'insoddisfacente qualità dell’apprendimento degli studenti e la loro difficoltà di orientamento nelle scelte future. Di fatto, l'Italia è uno dei Paesi dove gli apprendimenti peggiorano di più rispetto a quanto ci si aspetterebbe dai risultati della primaria, scendendo sotto la media Ocse.

I risultati. La scuola media non riesce a ridurre e spesso accentua disuguaglianze sociali, divari territoriali e di genere, differenze di origine già evidenti nei risultati della scuola primaria. Il divario di apprendimento cresce soprattutto per i figli di genitori con licenza elementare o media. Si registrano anche consistenti gap di apprendimento per gli studenti di origine straniera rispetto ai coetanei con genitori italiani. Nel corso del triennio si rileva anche una diminuzione della soddisfazione e del coinvolgimento scolastico da parte degli studenti parallelamente a un aumento dello stress collegato alla scuola. Non più del 30% delle ragazze e del 25% dei ragazzi di prima media danno un giudizio molto positivo della scuola media. Quattro studenti su dieci si sentono stressati dal carico di lavoro. Inoltre, uno studente su quattro non ha le idee chiare su cosa fare dopo la scuola media. Anche in questo caso, le differenze sociali contano: i figli di genitori con titolo di studio più basso sono più indecisi dei figli di laureati.

I docenti. Il Rapporto analizza anche il profilo dei docenti in relazione a mobilità, età, prestigio sociale, contratto e carriera, formazione disciplinare e didattica, rivelando criticità superiori agli insegnanti di altri gradi scolastici. Rispetto a dieci anni fa, il numero totale di insegnanti di ruolo è rimasto quasi invariato, ma è cresciuto il numero dei docenti precari, soprattutto tra gli insegnanti di sostegno. Nonostante le numerose assunzioni in ruolo della legge della Buona scuola del 2015 e il recente aumento dei pensionamenti, non si è verificato negli anni il ringiovanimento del corpo docente di ruolo della secondaria di primo grado, auspicato nel precedente Rapporto. Solo un insegnante su 100 ha meno di 30 anni. Emerge, inoltre, che all’inizio della carriera i docenti italiani guadagnano leggermente meno della media Ocse. È però soprattutto la progressione retributiva a essere inferiore degli altri Paesi.

A causa di mobilità e trasferimenti, la scuola media fatica di più a trattenere i propri docenti, un fattore che penalizza la continuità didattica. Il personale non è inoltre soggetto a formazione continua, e i dati mostrano come spesso esso sia meno efficace dei colleghi della primaria nelle strategie didattiche, come pure nella creazione di un clima in classe favorevole agli apprendimenti e alla crescita personale. Nella scuola media, le insegnanti sono il 77% del totale. I docenti maschi si trovano soprattutto in tre aree disciplinari: Musica, Scienze motorie e Tecnologia.

Le proposte della Fondazione Agnelli. Le nuove evidenze sulla scuola media, rileva il Rapporto, suggeriscono di avviare un profondo rinnovamento, in primo luogo elevando la qualità della didattica ed estendendo il tempo scuola. Per migliorare la qualità degli apprendimenti, occorre ridurre le disuguaglianze e orientare gli studenti a scelte più consapevoli. Si rileva poi l’importanza di una didattica modellata sulle esigenze specifiche della scuola media: metodologie più coerenti all'evoluzione cognitiva degli adolescenti e base di un percorso di orientamento al futuro. Bisogna inoltre lavorare sulla valorizzazione degli insegnanti e sulla qualità dell’insegnamento. Tra le misure proposte, l’introduzione di principi di reclutamento con criteri di abilitazione molto selettivi; l’obbligo di formazione in servizio; il miglioramento dello status professionale e motivazionale del corpo docente.

Leggi il Rapporto

 

di Monica Sozzi

venerdì 5 novembre 2021

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