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LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti

Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Barometro Cisl: migliora l’occupazione, ma i livelli precrisi sono ancora lontani

La situazione economica delle famiglie è migliorata rispetto al 2015, secondo il nuovo Barometro Cisl, ma bisogna riformare l’Irpef per ridistribuire le ricchezze a favore dei redditi medi e bassi e far crescere così la domanda interna.

Il “Barometro Cisl del benessere e disagio delle famiglie” fotografa la situazione socio-economica delle famiglie italiane con lo scopo di registrare i miglioramenti ed evidenziare le cadute. Il nuovo bollettino del Barometro Cisl 2016 di ottobre confronta la situazione del secondo trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015 secondo sei indicatori: coesione sociale, redditi, istruzione, qualità del lavoro, quantità del lavoro e attività economica. 

Dalla nuova analisi la situazione socio-economica del 2016 risulta complessivamente migliorata rispetto all’anno precedente, soprattutto per quel che riguarda gli indicatori di coesione sociale (anche grazie al ridimensionamento degli elevati divari occupazionali di genere) e istruzione, mentre l’andamento dei redditi è peggiorato.

L’aumento dell’occupazione si è registrato soprattutto nel Mezzogiorno, a differenza di quanto accaduto nel corso della crisi. Sebbene ci sia stato un miglioramento, soprattutto nell’ambito dell’occupazione giovanile, il divario occupazionale tra Nord e Sud rimane ancora molto elevato.

L’indicatore sulla qualità del lavoro evidenzia un miglioramento rispetto al 2015. Tuttavia, il ridimensionamento degli sgravi contributivi ha portato a una minore stabilità dell’occupazione: con sgravi contributivi ridotti e l’incertezza dell’attività economica, le imprese tornano verso i rapporti a termine.

L’indicatore dei redditi è notevolmente peggiorato a causa del forte aumento della percentuale di dipendenti con contratti nazionali scaduti, nonché l’esaurimento degli effetti degli arretrati pensionistici dovuti alla sentenza della Corte Costituzionale sull’adeguamento del potere d’acquisto delle pensioni.

I livelli occupazionali del passato, però, sono ancora lontani. “La ripresa dell'Italia resta tra le più fragili dell'Ue e la situazione si prospetta negativa anche nel 2017”, secondo la Cisl. Per tornare ai livelli precrisi, occorre riformare l’Irpef in modo tale da ridistribuire le ricchezze a favore dei redditi medi e bassi e far crescere così la domanda interna. Inoltre, secondo la Cisl le politiche economiche nazionali dovrebbero concentrarsi anche su una politica di ricerca e innovazione pubblica coordinata con centri di ricerca privati, adottare sempre più un’economia verde per un ambiente sostenibile e fare investimenti pubblici in infrastrutture, in interventi di prevenzione dei dissesti idrogeologici e in ristrutturazioni anti-sismiche di lungo periodo.


di Flavia Belladonna

martedì 22 novembre 2016

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