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A che punto siamo con i Piani di ripresa e resilienza in Ue
Settimana 18-24 settembre. Secondo rapporto sull’avanzamento dei Pnrr. Approvate le modifiche al Piano dell’Italia. Pareri del Cese: riforma patto di stabilità, verso politiche di coesione 2.0, politiche occupazionali.
La Commissione europea ha pubblicato il 19 settembre la seconda relazione annuale sull'attuazione del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Drr) che finanzia i Pnrr.
Mettendo in evidenza che ci stiamo temporalmente avvicinando a metà del percorso d’attuazione, dopo due anni e mezzo del varo dello strumento, la Commissione riporta i risultati conseguiti, valutando che nel complesso l'attuazione del Drr è ben avviata, nel rispetto degli stretti vincoli dovuti alla sua durata. Fino al 1° settembre 2023, la Commissione ha ricevuto 31 richieste di pagamento da 19 Stati membri e ha erogato un importo totale di 153,4 miliardi di euro. Il Consiglio ha adottato la valutazione positiva dei piani iniziali di tutti gli Stati membri. Inoltre, la valutazione positiva di quattro piani rivisti con capitoli RePowerEu è già stata adottata dal Consiglio e 16 piani rivisti sono attualmente in fase di valutazione da parte della Commissione. La Commissione evidenzia comunque che alcuni Stati membri si trovano ad affrontare problemi nella gestione dei fondi, in parte a causa di problemi di capacità amministrativa, e a causa delle mutate circostanze economiche, come l'alta inflazione o le strozzature nell’approvvigionamento di materie prime, determinate anche dall’invasione della Russia in Ucraina. La Commissione esprime fiducia sul fatto che la revisione dei piani e l'aggiunta dei capitoli RePowerEu rappresentano un'opportunità per tenere conto dell'esperienza acquisita nei primi anni e accelerare l'attuazione del Drr, attraverso anche una maggiore trasparenza nell’attuazione, una maggiore attenzione nello sblocco della capacità amministrativa, condizioni che possono porre le basi per un'ulteriore accelerazione dell'attuazione nel 2024 e negli anni successivi, fino al termine previsto per la fine del 2026.
ANALISI DELLA LEGGE DI BILANCIO 2022 E DEL PNRR ALLA LUCE DEGLI OBIETTIVI INDICATI DALL’AGENDA 2030
La relazione illustra numerosi esempi di riforme concrete e di investimenti finanziati dal Drr, che contribuiscono ai sei pilastri politici definiti nel regolamento Drr (si veda nostra Rubrica del 15 febbraio 2021) , tra cui la transizione verde e la trasformazione digitale. A titolo esemplificativo la Commissione riporta come dati di risultato che grazie al Ddr, più di 6 milioni di persone hanno partecipato ad attività di istruzione e formazione finanziate dal dispositivo, 1,4 milioni di imprese hanno ricevuto sostegno, 5,8 milioni di persone hanno beneficiato di misure di protezione da catastrofi legate al clima, quali inondazioni e incendi boschivi, e 22 milioni di megawatt-ora (MWh) di consumo energetico sono stati risparmiati grazie all'attuazione dei Piani per la ripresa e la resilienza degli Stati membri.
La Commissione evidenzia come dato di successo la fiducia dei mercati sull’operazione raccogliendo finora più di 44 miliardi di euro in obbligazioni verdi per finanziare il Drr.
La Commissione riferisce dei controlli effettuati per verificare l’uso regolare dei fondi attraverso 14 audit ex-post su tappe e obiettivi di specifici investimenti, oltre 27 audit sull’affidabilità dei sistemi di controllo degli Stati membri, programmando entro la fine del 2023 di controllare tutti i Paesi almeno una volta.
Riferisce inoltre degli sforzi compiuti per aumentare la trasparenza e la messa a disposizione delle informazioni al pubblico sui Pnrr sul sito web dedicato, nella mappa interattiva online, lanciando una versione rinnovata delle pagine dedicate ai singoli Paesi predisposta per includere informazioni sulle modifiche ai Pnrr e correlate informazioni sul semestre europeo.
Nelle conclusioni la Commissione s’impegna a incoraggiare e aiutare gli Stati membri a sfruttare appieno le opportunità offerte dal Drr per realizzare rapidamente gli investimenti e le riforme che affrontano le sfide principali del nostro tempo, al fine di aumentare la resilienza dell'Unione europea e garantire una ripresa a prova di futuro dopo la pandemia da Covid-19.
Via libera del Consiglio alle modifiche al Pnrr dell’Italia
In pari data il Consiglio dell’Unione ha dato il via libera alle richieste di modifica del Pnrr presentate dall’Italia, basandosi sulla valutazione della Commissione secondo la quale le modifiche proposte dall'Italia sono giustificate e non incidono sulla pertinenza, sull'efficacia, sull'efficienza e sulla coerenza del rispettivo Pnrr.
Le modifiche riguardano otto misure. In particolare per le misure relative ai distributori di idrogeno per i treni e alle colonnine di ricarica nelle autostrade vengono ridimensionati i risultati quantitativi programmati a causa di una risposta limitata degli operatori del mercato. I risultati attesi per il sisma-bonus per gli edifici vengono ridimensionati per dare priorità all’efficienza energetica. I traguardi intermedi per la realizzazione degli asili-nido e degli alloggi per gli studenti vengono traslati più avanti per poter espletare le relative gare d’appalto. Viene eliminato l’investimento sulle tecnologie satellitari per evitare sovrapposizioni con gli investimenti privati nelle stesse attività inizialmente previste.
Sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo
Il Comitato economico e sociale europeo (Cese) ha tenuto il 20-21 settembre la sua prima riunione plenaria dopo la pausa estiva discutendo un ampio numero di pareri su importanti processi strategici e legislativi europei in corso.
Tra questi ha adottato un parere sulla nuova governance macro-economica dell’Ue a prova di futuro (si veda nostra Rubrica del 3 maggio 2023), dove propone di sostituire il requisito del patto di stabilità e crescita che obbliga gli Stati membri con un disavanzo di bilancio superiore al 3% a ridurlo in media dello 0,5% del Pil ogni anno, sottolineando che la "traiettoria tecnica" dovrebbe essere in primo luogo nelle mani dei governi nazionali e, in una seconda fase, essere il risultato di un dialogo tecnico con la Commissione europea. Il Cese chiede che a tempo debito, ma al più tardi entro il 2026, si dovrebbe creare una capacità fiscale dell'Ue per soddisfare almeno una parte del fabbisogno di investimenti per le priorità comuni e per consentire agli Stati membri di disporre dello spazio fiscale necessario per far fronte ai costi fiscali delle molteplici transizioni. Il Cese ribadisce ancora la richiesta di coinvolgere le parti sociali e le organizzazioni della società civile nella proposta di riforma, con l'obbligo di procedure di consultazione permanenti e strutturate nelle diverse fasi del nuovo quadro di governance economica.
Un altro parere ha riguardato l’integrazione del Pnrr con le politiche di coesione intitolato verso politiche di coesione 2.0., in cui evidenzia la necessità di ampliare e modernizzare gli strumenti delle politiche di coesione, favorendo lo sviluppo locale guidato dalla comunità, in modo che i cittadini possano stabilire le proprie priorità e definire i progetti di sviluppo. Le capacità di gestione dei fondi delle autorità locali, urbane e territoriali dovrebbero quindi essere rafforzate, senza perdere di vista la necessità di coerenza.
Il Cese chiede inoltre che i Pnrr garantiscano la piena compatibiltà con l'attuazione della futura politica di coesione e che gli investimenti e i programmi già avviati non vengano sospesi a causa di modifiche al quadro dei finanziamenti, pregiudicando lo sviluppo di specifiche regioni e territori e, in particolare, le esigenze di gruppi di persone vulnerabili. Specificamente chiede che una certa attenzione sia rivolta alle categorie di persone con tassi di occupazione più bassi (donne, giovani, immigrati, persone con un livello di istruzione inferiore), per le quali sono necessari programmi specifici di formazione, riqualificazione e sostegno sul campo.
Un altro parere ha riguardato gli orientamenti per le politiche occupazionali (si veda ultimo paragrafo nostra Rubrica del 30 maggio 2023) in cui il Cese mette in guardia sul fatto che il persistere di instabilità politica, alti livelli di inflazione e tassi di interesse elevati, stanno riducendo il potere d'acquisto dei cittadini e la competitività delle imprese e influenzano le decisioni di investimento, pregiudicando l'attuazione degli orientamenti di politica occupazionale negli Stati membri, il raggiungimento del Pilastro europeo dei diritti sociali e gli Obiettivi per il 2030. In questo contesto, il Cese ritiene più necessario che mai rafforzare il ruolo delle parti sociali e il loro coinvolgimento nella progettazione e nell'attuazione delle riforme e delle politiche occupazionali, sociali ed economiche, rafforzandone il ruolo e le capacità.
di Luigi Di Marco