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Cresce il mercato digitale italiano, ma serve colmare il gap di competenze
Il rapporto Digital Italy prevede un incremento del 2,7% nel 2023. Molto bene i servizi cloud e la cybersecurity. Stabile la blockchain. Sull’intelligenza artificiale Pmi indietro rispetto alla media europea. 23/11/23
Alla luce dello scenario macro economico attuale, il mercato digitale italiano crescerà del 2,7% nel 2023. Lo dichiara il rapporto “Digital Italy 2023. Costruire la nazione digitale” pubblicato da The Innovation Group, che fotografa la situazione del processo di innovazione digitale nel nostro Paese. Il documento, che contiene anche un contributo della presidente dell’ASviS Marcella Mallen, è stato presentato recentemente a Roma durante l'ottava edizione del Digital Italy Summit. “La tecnologia e il digitale possono essere un fattore abilitante e un acceleratore per la realizzazione dell’Agenda 2030, favorendo i processi di partecipazione democratica, ampliando l’accesso all’istruzione, consentendo i percorsi di decarbonizzazione e rendendo possibili modelli di economia circolare” ha dichiarato Mallen all’evento.
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Dopo un biennio in cui digitale e Pil hanno mostrato andamenti contrapposti, con la pandemia che ha costretto le imprese a riorganizzarsi e con la diffusione del lavoro da remoto, nel 2022 il mercato digitale si è allineato con l’andamento del Pil (figura 1).
Il futuro, sottolinea il Rapporto, dipende da una serie di fattori, primi fra tutti l’instabilità geopolitica e l’impatto dell’inflazione, seguiti dagli investimenti del Pnrr. Analizzando i dati del Digital Italy, il settore hardware mostra segni di rallentamento, passando dal +2% di crescita del 2023 al +0,9% previsto nel 2024. Un rallentamento a cui si contrappone una crescita dei settori software e servizi, rispettivamente con un +6,2% e +2,8% nel 2024.
I fattori trainanti
Interessante l’analisi dei New Digital Drivers, tecnologie che negli ultimi anni sono state in grado di spingere la crescita del mercato digitale. Il Rapporto ne ha individuati sei: intelligenza artificiale (Ai), blockchain, servizi cloud, cybersecurity, Internet delle cose (IoT), wearable technology (dispositivi indossabili). Tra queste, l’Ai è la tecnologia che secondo il documento diventerà strategica nel medio e lungo periodo, con un tasso di crescita previsto nel 2024 del 27,6%. Cybersecurity e servizi cloud continuano la loro fase ascendente, con previsioni di crescita per il 2024 del 15,3% e del 19,5%. La blockchain, ancora marginale nel mercato digitale, ha una crescita leggermente inferiore all’intelligenza artificiale. Stabile l’IoT, con un +8,7% nel 2023 e +8,8% nel 2024, mentre il settore dei wearable rallenta lievemente, passando dal +5,6% nel 2023 al +5,3% nel 2024.
Come si posizionano le imprese italiane
Il Rapporto sottolinea il buon livello di digitalizzazione delle piccole e medie imprese, 70% contro il 69% della media europea. Un risultato dovuto principalmente al piano Industria 4.0. I servizi cloud sono utilizzati dal 52% delle aziende (rispetto al 34% della media europea). Ancora contenuto l’utilizzo dell’Ai, sfruttato solo dal 6% delle imprese (8% in Europa) e dei Big data (9% contro il 14%).
Le aree di miglioramento
Mentre il livello di digitalizzazione regala un quadro abbastanza positivo, preoccupa il gap di competenze. Secondo il Rapporto serve più formazione ed educazione in materia digitale. In Italia solo il 46% dei cittadini possiede competenze di base, mentre a livello europeo la media è del 54%. Nel mondo del lavoro la quota di persone in possesso di un titolo di istruzione terziaria è inferiore di circa il 6% rispetto alla media europea, così come è più bassa rispetto alla media europea la percentuale di persone occupate nel settore scientifico-tecnologico (18,4% a fronte del 23% della media europea).
Per il futuro, conclude il Digital Italy 2023, sarà fondamentale garantire competitività al nostro Paese. Il digitale può svolgere un ruolo trainante, come dimostrano i drivers analizzati. Investimenti mirati, modernizzazione delle infrastrutture e accrescimento delle competenze possono garantire la giusta competitività.
di Tommaso Tautonico