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Gli SDGs sono un’opportunità di business: le Pmi diventino protagoniste

La sostenibilità è un vantaggio competitivo, ma le imprese devono essere consapevoli del proprio impatto per poter guidare il cambiamento. Presentato a Roma il progetto ASviS-Cna sul ruolo delle Pmi nella realizzazione dell’Agenda 2030.

Tracciare una linea di sostenibilità per le micro, piccole e medie imprese di Roma e provincia, valutando il loro impatto sugli SDGs e il loro contributo nell’attuazione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile. Questo l’obiettivo del progetto “Sviluppo sostenibile: gli impegni e il contributo delle Pmi nella provincia di Roma”, promosso dalla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna) e dall’ASviS, che è stato presentato il 27 giugno presso la Casa delle Imprese Cna di Roma.

Nonostante le Pmi costituiscano la spina dorsale dell’economia italiana, la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile non definisce il loro ruolo nella realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030. Per questo il progetto Cna-ASviS ha voluto da una parte esplorare ciò che le Pmi già fanno per lo sviluppo sostenibile, e dall’altra individuare nuove proposte per migliorare i loro modelli di business. Si tratta del primo passo per individuare azioni concrete verso lo sviluppo sostenibile in tre particolari settori di impresa presenti a Roma: alimentaristi, impiantisti e legno.

Introducendo il seminario di presentazione del progetto, Stefano Di Niola, segretario della Cna di Roma, ha auspicato che lo studio condotto possa fornire alle imprese gli strumenti per implementare politiche di sostenibilità ed essere esteso anche ad altri settori imprenditoriali, contribuendo così allo sviluppo della città nel suo complesso.

A seguire, Giulio Lo Iacono, responsabile delle relazioni con gli stakeholder di ASviS, ha illustrato l’Agenda 2030 dell’Onu, sottolineando come questa proponga una visione integrata dello sviluppo, che non significa filantropia e non si limita ai soli aspetti ambientali. “Centrale il ruolo del settore privato”, ha dichiarato Lo Iacono, “le imprese devono però essere consapevoli del loro impatto economico, ambientale e sociale”. È stata poi richiamata l’attenzione sulla Direttiva 2014/95/Ue, che impone alle imprese l’obbligo di rendicontazione non finanziaria. “La direttiva, tuttavia, è stata recepita in Italia in modo restrittivo perché sono coinvolte solo le grandi imprese: il bilancio di sostenibilità è quindi obbligatorio soltanto per le imprese ‘di interesse pubblico’ e di grandi dimensioni. Auspichiamo uno schema di rendicontazione semplificato e il supporto delle Confederazioni, che agiscano come centri di competenza”. Come ha spiegato Lo Iacono, la rendicontazione non finanziaria è un fattore di competitività: “non significa soltanto essere più virtuosi. Vari studi dimostrano che le imprese che tengono in conto il proprio impatto sono anche quelle più redditive e che sopravvivono di più nel medio-lungo periodo. Questo perché anticipano il rischio e riescono quindi a gestirlo meglio”. Creazione di valore condiviso, reporting integrato e impact investing: il mondo economico-finanziario e imprenditoriale si sta aprendo a nuove opportunità di mercato, ed è centrale il ruolo delle Pmi, che rappresentano il 90% delle imprese mondiali e contribuiscono al 45% dell’occupazione totale. “Eppure soltanto una piccola percentuale di queste redige o ha redatto bilancio di sostenibilità. Le piccole e medie imprese devono rendersi conto del proprio ruolo nell’attuazione dell’Agenda 2030”.

È poi intervenuta Barbara Gatto, responsabile del Dipartimento per le politiche ambientali della Cna nazionale, illustrando il rapporto tra microimprese ed economia circolare, “tema importante per chi fa impresa, non soltanto per questioni di principio, ma anche perché la sensibilità del mercato e dei clienti verso la sostenibilità cresce nel tempo”. Come ha spiegato Gatto, in termini di riciclo e innovazione l’Italia non ha nulla da invidiare ad altri Paesi europei, e proprio i dati relativi alle piccole imprese sono incoraggianti, sia in termini di investimenti legati all’economia circolare sia in termini di modalità di gestione dei rifiuti. Da dove partire, quindi, per avviare un percorso coerente di sostenibilità? La risposta di Gatto: “le Pmi guardino prima alle azioni già messe in campo, partendo dalla rilettura delle proprie ‘buone pratiche inconsapevoli’”. Non mancano però gli ostacoli: in molti ambiti emerge un quadro normativo molto complesso e non sempre coerente, che spesso ostacola la valorizzazione delle buone pratiche. Servono legalità, infrastrutture e servizi efficienti, ma anche alti livelli di qualificazione.

L’attenzione è stata poi spostata sulle politiche energetiche e sul rischio climatico, con l’intervento di Maria Rita Sofi, dell’Ufficio politiche energetiche della Cna nazionale. In termini di efficienza energetica e riduzione delle emissioni, le opportunità per le Pmi sono legate da una parte alla riduzione dei consumi energetici e all’alleggerimento del peso della bolletta, e dall’altra al rafforzamento della presenza sul mercato di servizi di efficienza energetica. Ma, sottolinea Sofi, “manca un set di strumenti fiscali incentivanti proporzionati alle caratteristiche specifiche delle imprese più piccole, che sia in grado di valorizzarne il ruolo strategico”.

A presentare la metodologia e i risultati del progetto ASviS-Cna è stato Andrea Stefani, del segretariato ASviS. Tre le finalità perseguite attraverso interviste dirette, focus group e somministrazione di questionari a oltre 100 aziende associate alla Cna di Roma appartenenti ai settori degli alimentaristi, degli impiantisti e del legno: l’individuazione delle aree di intervento e degli Obiettivi strategici della Strategia nazionale e dei Goal e Target dell’Agenda 2030 su cui le Pmi possono influire, l’analisi dei tre settori analizzati rispetto ai Goal e ai Target individuati, e l’indicazione di proposte operative per colmare la distanza dagli Obiettivi. “Quanto emerge è che tutti gli attori coinvolti, indipendentemente dal settore, manifestano una forte volontà di miglioramento, di sviluppo e di cooperazione”, ha dichiarato Stefani. E ancora: “Non sarà in alcun modo possibile immaginare di raggiungere i traguardi dell’Agenda 2030 e della Strategia Nazionale senza il contributo di questa categoria di imprese. Occorre coinvolgere un numero sempre più ampio di attori, partendo da quanto già è in atto e sperimentando soluzioni innovative. Affinché tutto questo avvenga è necessario riconoscere alle Pmi il ruolo da protagoniste nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in Italia”. 

L’evento si è concluso con una tavola rotonda dal titolo “Economia circolare e microimprese: che fare per iniziare?”. Alla sessione, coordinata da Luca Barrera, responsabile Area progetti della Cna, hanno partecipato Giuliano Visconti, Banco Alimentare, e Roberto Lupelli, Spesal Ausl Latina, che hanno illustrato i modelli di economia circolare seguiti nelle proprie attività.

 

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di Lucilla Persichetti

giovedì 28 giugno 2018

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