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Serve una partecipazione attiva per combattere disuguaglianze e crisi climatica
Nonostante l’aumento dell’astensionismo, in Italia fioriscono nuove forme di coinvolgimento della cittadinanza. Comunità energetiche, presidi territoriali e dibattito sulle opere infrastrutturali tra le esperienze analizzate. 14/10/22
La lotta contro i cambiamenti climatici deve coinvolgere tutta la cittadinanza, ma solo una partecipazione inclusiva e attenta alle istanze e ai bisogni delle popolazioni più marginalizzate può essere davvero efficace. Questo il messaggio principale emerso dall’evento nazionale “Partecipazione alla polis: tra mito e realtà”, organizzato dal Forum disuguaglianze e diversità in collaborazione con il Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 1 (“Sconfiggere la povertà”) e 10 (“Ridurre le disuguaglianze”) e la Commissione nazionale per il dibattito pubblico, che si è svolto martedì 11 ottobre al Palazzo delle Esposizioni a Roma, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile.
L’incontro è stato aperto da un intervento introduttivo di Pierluigi Stefanini, presidente e portavoce dell’ASviS, che ha sottolineato: “Il tema della dimensione trasformativa che l’Agenda 2030 ci consegna richiede uno sforzo molto ampio, integrato, di insieme. Dobbiamo riflettere sulle criticità che la partecipazione sta registrando. Basta citare il dato molto negativo del calo della partecipazione al voto del 25 settembre: 9 punti in meno sono tanti!”, pertanto bisogna capire “come contribuire a superare questo divario che colpisce le fasce più deboli, più ai margini della società. Le disuguaglianze si accentuano anche attraverso queste criticità”. Stefanini ha poi evidenziato l’importanza di “promuovere la partecipazione democratica, anche non escludendo una legge nazionale sulla partecipazione” e ricordato come la tecnologia possa rappresentare un valido strumento per aumentare la partecipazione democratica.
In foto: Pierluigi Stefanini
L’introduzione all’incontro è continuata con una presa di parola da parte di Flavia Terribile, referente del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 1 e 10, che ha rimarcato: “Siamo consapevoli che le trasformazioni in atto nel nostro Paese, a cominciare dalla transizione ecologica ed energetica, ci impongono d’istituire un ruolo da protagonista ai cittadini e alle cittadine. Proprio l’Unione europea ha adottato nel suo trattato il principio della democrazia partecipativa”. Terribile ha sottolineato che tra i tanti strumenti a disposizione, bisogna capire quali sono davvero efficaci per consentire la partecipazione dei cittadini alle scelte degli interventi pubblici” ed evidenziato che occorre tenere in considerazione il “rischio di generare degli effetti perversi della partecipazione, quale il mancato consenso e soprattutto la frustrazione nella volontà di partecipare dei cittadini, che non possono essere sottovalutati. Per questo oggi analizzeremo tre esperienze virtuose: le comunità energetiche, i presidi civici territoriali, e il dibattito pubblico sulle grandi opere infrastrutturali”.
In foto: Flavia Terribile
La parte introduttiva dell’iniziativa si è conclusa con le parole di Giovanni Carrosio, professore dell’Università di Trieste e membro del Forum Disuguaglianze e diversità, il quale ha affermato che: “La partecipazione è un oggetto di confine, ovvero un concetto abbastanza plastico da adattarsi ai bisogni e ai vincoli delle varie parti che lo utilizzano, ma allo stesso tempo abbastanza robusto da mantenere una identità comune tra i diversi modi di utilizzo. La parola ‘partecipazione’ ci fa rendere conto di qual è l’ambito dentro il quale stiamo, ma allo stesso tempo ognuno pensa alla partecipazione in un modo differente e con obiettivi molto diversi. Oggi alla partecipazione e alle sue pratiche potremmo chiedere, parafrasando una citazione di Don Gallo, ‘Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei’”.
In foto: Giovanni Carrosio
Il primo panel dell’iniziativa è stato dedicato alle forme di partecipazione verso la transizione energetica ed è stato presentato e moderato da Federica Daniele, referente del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 1 e 10, la quale ha ricordato che bisogna quintuplicare gli investimenti nei prossimi otto anni in impianti fotovoltaici e triplicare quelli in impianti eolici, per raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030.
In foto da sinistra: Federica Daniele, Sara Capuzzo, Edoardo Zanchini.
In collegamento: Gaetano Giunta
A parlare per primo è stato Edoardo Zanchini, direttore Ufficio clima di Roma Capitale, il quale ha affermato che: “Il problema è riuscire ad accelerare in maniera radicale la diffusione delle rinnovabili e allo stesso tempo riuscire ad avviare un processo in cui tutti siano coinvolti. Le comunità energetiche sono un’enorme opportunità. Non basta però solo raccontarle, perché c’è il rischio che siano solo per qualcuno e che i processi non avvengano lì dove ce n’è bisogno. Bisogna soprattutto risolvere la problematica dei mesi di attesa per l’allaccio alla rete dopo l’adesione a una comunità energetica”.
In foto: Edoardo Zanchini
Il secondo ospite a intervenire è stato Gaetano Giunta, segretario generale della Fondazione di comunità di Messina, che ha descritto un “processo partecipativo che ha permesso di estrapolare quei principi in cui la comunità locale si riconosceva, e che ha orientato un importante progetto di riqualificazione urbana delle due più grandi baraccopoli della città”. Parallelamente, ha proseguito Giunta, “la Fondazione ha sviluppato una smart grid, un prototipo ante litteram delle comunità energetiche, che permettesse di redistribuire l’energia in quantità e a costi diseguali per contrastare le povertà energetica. Cioè un hub energetico che permette di redistribuire l’energia secondo algoritmi sociali che vengono determinati in maniera partecipativa con le persone che fanno parte delle comunità energetica”.
In foto: Gaetano Giunta
La terza esperienza riportata durante il panel è stata quella raccontata da Sara Capuzzo, presidente della cooperativa energetica ènostra. “La nostra cooperativa chiude il cerchio tra produzione e consumo, i nostri soci diventano proprietari di un pezzetto dei nostri impianti e possono accedere a una tariffa agevolata svincolata dalle fonti fossili. È una azione politica dal basso, per risparmiare e ottimizzare i benefici, che vuole costruire relazioni virtuose tra tutte le reti che partecipano. Di fatto è giusto che queste esperienze facciano scuola, ma se non sblocchiamo la situazione nei suoi aspetti operativi tutto rimane troppo teorico e poco pratico, e il contesto di crisi non consente di indugiare”.
In foto: Sara Capuzzo
La seconda sessione dell’evento è stata l’occasione per approfondire il tema dei presidi civici territoriali. Ad aprire e moderare il panel è stata Sandra Aloia, responsabile missione Favorire partecipazione attiva Compagnia di San Paolo, che ha chiesto agli ospiti di “focalizzarsi su due aspetti interessanti degli spazi di partecipazione civica: il legame che intercorre tra territorio, terzo settore ed enti pubblici; e le tipologie di processi di partecipazione”.
In foto da sinistra: Sandra Aloia, Laura Cantarella, Roberto Arnaudo. In collegamento: Monica Buonanno
La prima a prendere parola è stata Monica Buonanno, di Anpal servizi s.p.a., già assessora alle politiche sociali e al lavoro con delega al diritto all’abitare dal 2018 al 2021 nel comune di Napoli. Buonanno ha raccontato il processo virtuoso che ha permesso l’abbattimento delle vele di Scampia e la creazione di una nuova edilizia residenziale popolare. “Il nostro successo è stata l’integrazione tra il comitato Vele di Scampia con l’amministrazione comunale. Noi siamo partiti dall’ascolto delle persone per andare al fondo della questione, che alla fine era: ‘Non vogliamo solo la casa, ma vogliamo che vengano riconosciuti i diritti essenziali delle persone e del popolo di Scampia’”.
In foto, Monica Buonanno, Anpal servizi s.p.a.
L’incontro è proseguito con il racconto di Roberto Arnaudo, direttore della Rete case di quartiere di Torino, che ha riportato il progetto da lui animato. “Nell’esperienza delle Case di quartiere il racconto non basta, perché fa perdere quella dimensione di informalità che si vive in quegli spazi. A Torino le Case del quartiere sono otto, in otto quartieri diversi della città e in contesti territoriali molto vari. Ci siamo resi conto che tra le Case alcuni aspetti erano comuni, tra cui il bisogno forte di rispondere con uno spazio pubblico alle richieste del territorio, senza passare per il privato. Questa dimensione comune ha fatto sì che queste Case si cominciassero a pensare come rete, e la dimensione di rete ha permesso alle Case di quartiere di essere uno strumento, almeno potenziale, per le politiche pubbliche”.
In foto: Roberto Arnaudo
Laura Cantarella, la terza ospite del panel, ha invece parlato del centro “Lou pourtoun” di Ostana e dell’esperienza della cooperativa comunità Viso a viso, di cui è vice-presidente: “Il nostro progetto è a una scala microscopica rispetto alla realtà di Scampia o dei quartieri di Torino, ma rappresentiamo in qualche modo le realtà che si stanno muovendo nelle zone montane e interne del Paese. Non ci sentiamo decentrati o marginali, ma eccentrici, ovvero che viviamo con centri diversi. A Ostana, dove si sta dando un progetto di rigenerazione alpina, si trova il centro civico e culturale Lou pourtoun, che con la sua architettura di qualità innesca processi di partecipazione perché le persone si sentano accolte”.
In foto: Laura Cantarella, vice-presidente Cooperativa di comunità Viso a viso
L’ultimo panel della giornata ha affrontato il tema del dibattito pubblico sulle grandi opere, prendendo la progettazione e la realizzazione del nuovo stadio di Milano come caso di studio. È stata Caterina Cittadino, presidente della Commissione nazionale per il dibattito pubblico, a presentare gli ospiti e moderare il panel. Per introdurre l’argomento, Cittadino è partita dalla sua esperienza per sottolineare quanto lo strumento del dibattito pubblico “si sia affermato nell’ultimo anno nel nostro ordinamento, nonostante la sua fragilità”.
Caterina Cittadino, Presidente Commissione nazionale per il Dibattito pubblico
Per primo è intervenuto Beppe Sala, sindaco di Milano, che ha voluto sottolineare rispetto al processo di realizzazione dello stadio di Milano che “il dibattito pubblico è da poco partito e terminerà il 18 novembre. Il coordinatore del progetto ha ascoltato e coinvolto una cinquantina di stakeholder che rappresentano i vari interessi cittadini. Il dibattito si svolgerà in tre modalità: assemblee pubbliche aperte a tutta la cittadinanza; approfondimenti aperti a soggetti che vogliono confrontarsi su alcune categorie specifiche; e infine incontri con il quartiere di San Siro. Conto molto sul dibattito pubblico perché è un passaggio che può ridare ordine alla discussione sulla costruzione dell’infrastruttura sportiva e deve dare la parola ‘fine’ al processo con una responsabilità comunale e con un consenso dell’amministrazione”.
Beppe Sala, Sindaco di Milano
Tommaso Goisis, presidente del Comitato Colibrì, ha preso il testimone e ha riportato il punto di vista della cittadinanza rispetto al dibattito pubblico per la realizzazione dello stadio: “I processi partecipativi senza un vero intento di redistribuzione del potere da chi ne ha meno a chi ne ha di più sono parole vuote o processi che non raggiungono le loro potenzialità. Per questo come Comitato Colibrì ci impegniamo a stimolare il Comune di Milano a promuovere un approccio partecipativo con le energie della città per arrivare a scelte più inclusive e rappresentative. Rispetto alla costruzione dello stadio il Comune ha inizialmente agito in solitudine, stretto tra la pressione delle squadre e la legge stadi, ma mancava la voce della cittadinanza. Ci si rende conto infatti che, giuridicamente, il dibattito pubblico dovrebbe essere obbligatorio”.
In foto: Tommaso Goisis, presidente del Comitato Colibrì
La terza voce del panel è stata quella di Pier Donato Vercellone, Chief communications officer di Ac Milan, che rappresentava in questa occasione la voce delle imprese. “Il nostro club non è una società sportiva ma una istituzione sociale. Nel mondo circa 500 milioni di persone seguono il brand Ac Milan e per noi la partecipazione è fondamentale, perché il nostro obiettivo aziendale è creare emozioni. Speriamo che il dibattito continui con un’ampia partecipazione e che ne facciano parte anche parti della società che vedono in questo progetto un evidente tentativo, anche da parte delle squadre, di partecipare allo sviluppo futuro della città”.
In foto: Pier Donato Vercellone
Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, ha aperto le conclusioni dell’evento con un intervento sul legame tra il concetto di partecipazione e quello di democrazia: “C’è una discrasia tra la partecipazione politica come atto alle elezioni e l’amplissima partecipazione della cittadinanza nel terzo settore. Gli italiani vogliono fare parte della polis ma non lo fanno quando pensano che il gioco sia truccato oppure che sia inutile. Ma al di là degli elementi di democrazia, la partecipazione è un modo per estrarre conoscenza”. Giovannini ha chiuso parafrasando le parole di Giuliano Amato, che ultimamente si è chiesto se “la democrazia è in grado prendere decisioni rapide per evitare che la crisi climatica distrugga la nostra società. Se rifiutiamo l’idea che si possa imporre una scelta, c’è un solo modo per avere speranza nella democrazia, ovvero sperare che la cultura dello sviluppo sostenibile diventi dominante. In questo modo sarà la società stessa che aiuterà i dominanti a prendere le decisioni giuste”.
In foto: Enrico Giovannini
Le conclusioni dell’evento sono state affidate invece ad Andrea Morniroli, coordinatore Forum Disuguaglianze e Diversità, che, con una allegoria, ha dichiarato: “gli strumenti di partecipazione possono essere il telaio che rammenda la cesura tra i cittadini e la politica. C’è un bene prezioso che va rimesso in gioco che è la fiducia, perché in questa cesura c’è una mancanza di fiducia. C’è una parte della cittadinanza che non sente più i decisori della politica come quelli che tengono conto dei loro problemi, delle loro aspettative, delle loro speranze. Bisogna restituire voce ai cittadini e capire come valorizzarli”.
In foto: Andrea Morniroli
Di Milos Skakal