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Forum Ocse benessere: percorso “oltre il Pil” tracciato, ora serve volontà politica
Dal vertice di Roma le sfide per produrre statistiche più tempestive e dettagliate: conoscenza ben sviluppata tra gli esperti, ma non abbastanza tra i decisori politici e nella società. Necessario un maggiore supporto finanziario. 7/11/24
Nuove metriche per il benessere e la sostenibilità sono essenziali per “andare oltre il Pil”, tema centrale del settimo Forum mondiale dell’Ocse “Strengthening well-being approaches in a changing world”, che si è tenuto a Roma dal 4 al 6 novembre presso l’Auditorium Parco della Musica, con la collaborazione dell’Istat e il supporto della Banca d’Italia. Una necessità, ha spiegato in apertura il segretario generale dell’Ocse Mathias Cormann, ancora più sentita “in un periodo estremamente difficile, caratterizzato dagli effetti della pandemia, da livelli molto elevati di inflazione e dalla crisi del costo della vita. Anche se sui divari di genere e di età nei mercati del lavoro stiamo andando nella giusta direzione, in ambiti come la salute fisica e mentale e l’impatto del cambiamento climatico sulle persone registriamo passi indietro”. Queste sfide sono ben delineate nel nuovo rapporto “How’s life 2024”, la pubblicazione di punta dell’Ocse sullo stato del benessere delle persone e del pianeta, presentato durante l’evento insieme al Digital well-being hub, un’iniziativa per studiare in modo olistico l'impatto del digitale sulle nostre vite.
Speciale Forum Ocse: non solo Pil ma benessere oltre crisi climatica, disuguaglianze e Ai
Un dibattito sul Summit che si tiene da oggi a Roma, a 20 anni dalla prima edizione. Ospiti: Corti (Ceps), Caputo (PoliTo), Giovannini (ASviS), Ravazzi-Douvan (Mase-Ocse). [VIDEO] 4/11/24
Rispetto a vent’anni fa, quando Palermo ospitò il primo forum Ocse sul benessere, molti progressi sono stati compiuti sul fronte delle statistiche. Tuttavia le sfide si sono fatte più complesse, con l’aggravarsi degli effetti del clima e l’accelerazione dell’intelligenza artificiale. E il Pil, pur con i suoi indiscutibili meriti, ha mostrato limiti evidenti: non tiene conto della qualità della vita dei cittadini e dell’ambiente o di come il capitale umano si trasmetterà alle future generazioni. Da qui l’importanza di “misurare ciò che realmente conta”, come ha sottolineato nel suo intervento il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli, che ha identificato come “cruciali” diversi temi che sono stati poi trattati nel Forum: l’importanza di nuove fonti di dati, le innovazioni metodologiche e tecnologiche per il loro trattamento, l’uso dei dati detenuti da soggetti privati, i big data. Chelli ha evidenziato anche che la statistica ufficiale ha una missione che va oltre la semplice misurazione: “Dobbiamo collaborare con i cittadini, le istituzioni e le comunità, comprendendo le loro percezioni di benessere e colmando i divari di rappresentanza e accessibilità”.
Anche perché, come ha evidenziato a margine del Forum Linda Laura Sabbadini, pioniera delle statistiche di genere, senza dati affidabili è impossibile sviluppare politiche adeguate per risolvere problemi come le disuguaglianze. Nonostante i numerosi rapporti delle organizzazioni internazionali, la politica in questi anni non ha fatto seriamente i conti con gli indicatori del benessere e quelli di sviluppo sostenibile. Aldo Ravazzi Douvan, capo economista del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, la mette giù così: “Cinquant’anni fa il Club di Roma ha preparato il primo rapporto principale sui limiti della crescita. Trent’anni fa la comunità scientifica ci aveva avvertito del cambiamento climatico. E Simon Kuznets ci aveva già messo in guardia dai limiti del Pil. Molti governi e aziende si sono addormentati. Ora, finalmente, sembra che si stiano svegliando”.
“C’è un’interlocuzione in corso a livello Onu su come superare il Pil”, ha raccontato Sandrine Dixson-Declève, che del Club di Roma è co-presidente oltre che direttrice esecutiva di Earth4All, “ma anche su come rendere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile una realtà concreta, poiché il cronometro ci mostra che siamo ancora lontani dal traguardo. Occorre integrare tutti quegli indicatori di benessere di cui abbiamo bisogno, coinvolgendo i cittadini e lavorando con i governi per un'intesa che ci consenta il ‘grande balzo’. Sappiamo che le poli-crisi renderanno le nostre vite difficili, ma abbiamo tante soluzioni”.
Enrico Giovannini, promotore del primo Forum del 2004 da Chief statistician dell’Ocse, ha moderato la tavola rotonda “Centering inclusive well-being in climate change action”, in cui si è approfondito il legame tra benessere inclusivo e azioni per il clima. Nelle sue conclusioni, il direttore scientifico dell’ASviS ha richiamato l’attenzione su tre aspetti cruciali: dati, conoscenza e politiche. “Oggi disponiamo di dati sufficienti per agire; la conoscenza è ben sviluppata tra gli esperti, ma non abbastanza tra i decisori politici e soprattutto deve arrivare all’intera società. Per quanto riguarda le politiche, esistono due ‘elefanti nella stanza’: la politica di bilancio e le disuguaglianze di mercato”. In particolare, Giovannini ha posto l’accento sulla redistribuzione, sulla tassazione sulle grandi ricchezze e sulla “promessa non mantenuta” dell’eliminazione dei sussidi dannosi, sottolineando anche la necessità di “internalizzare alcuni costi collettivi nei costi individuali”: politiche come la carbon tax, infatti, possono rendere le persone più consapevoli dei costi ambientali.
Purtroppo, secondo Stefano Scarpetta, direttore Occupazione, lavoro e affari sociali dell'Ocse, si fa un gran parlare di transizione equa ma la pratica è ben diversa, a causa dei budget limitati dei Paesi e di una comunicazione ai cittadini non sempre efficace. “Da un recente sondaggio”, ha ricordato, “è emerso come le persone abbiano due priorità: capire quali benefici deriveranno della transizione per loro e per la comunità, e l’impegno del proprio governo per non aggravare ulteriormente le disuguaglianze”. Anche per Francesca Grum, vicedirettrice della divisione statistica dell’Onu (Unsd), le risorse sono una spada di Damocle: “Per ottenere statistiche più dettagliate, ricche e tempestive, abbiamo bisogno di tanti dati. Ma i sistemi statistici nazionali spesso operano con risorse limitate”.
Benessere in calo in tutti i Paesi Ocse
Incertezza economica, peggioramento della qualità di vita, disuguaglianze: questo il quadro tracciato dal nuovo Rapporto Ocse sul benessere. Servono azioni incisive per garantire alle generazioni future migliori condizioni di vita. 6/11/24
L’effetto del riscaldamento globale sulle disuguaglianze è stato evidenziato anche in un’altra sessione, dove gli esperti hanno mostrato come il clima che cambia stia già danneggiando la salute mentale e fisica in molte parti del mondo, con un impatto maggiore sui gruppi vulnerabili. Da qui l’esigenza di adottare un approccio di prevenzione della salute all’interno delle politiche climatiche, anziché uno basato soltanto sulla cura delle malattie. Un obiettivo che richiederà collaborazioni tra pubblico e privato e l’utilizzo virtuoso dell’innovazione, in particolare dell’intelligenza artificiale. Anche per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenuto con un videomessaggio, “AI e clima sono temi da affrontare con un approccio finalizzato al benessere delle persone”, e non è un caso siano stati centrali nell’agenda della presidenza italiana del G7.
Poche settimane fa, con il Patto sul futuro, l’Onu si è impegnato a misurare il benessere e lo sviluppo sostenibile con metriche che integrino o vadano oltre il Pil. Nelle cinque plenarie e nei corridoi dell’Auditorium si è discusso se e come i governi daranno concretezza a queste promesse (alcuni osservano che il riferimento al superamento del Pil, nel lungo testo finale, è piuttosto esile). Il tema ha tenuto banco anche al seminario promosso nella seconda giornata dall’ASviS (presente all’evento con un proprio stand) con un parterre internazionale di statistici. Steve MacFeely, Chief statistician dell’Ocse, ha descritto il processo attualmente in corso presso le Nazioni Unite come un tentativo serio di rinnovamento in questa direzione.
In foto, da sinistra: Enrico Giovannini, Francesca Grum, Graciela Márquez, Steve MacFeely, Romina Boarini, Rutger Hoekstra
Romina Boarini, direttrice del Wise, l’unità Ocse per il benessere, l’inclusione la sostenibilità e le pari opportunità, ha lanciato un appello: “Dobbiamo cambiare il paradigma adesso. Quando si parla di politiche per il benessere, i governi sono spesso interessati, ma non si può ridurre tutto a un numero per catturare la complessità”. Graciela Márquez, presidente dell’Istituto messicano di Statistica e Geografia, ha sottolineato che il perfezionamento delle misure statistiche è un mezzo per creare politiche più efficaci per migliorare la vita delle persone, non un fine in sé. In alcuni settori, come la mobilità globale, la sfida è più complessa: tra migranti, sfollati interni e minori non accompagnati, servono approcci specifici per valutare il benessere. Giovannini ha concluso ricordando che il vero ostacolo è la volontà politica di adottare queste nuove misure. “Sappiamo che alcuni Paesi hanno paura del cambiamento, specialmente quelli del G7 e G20, per i quali il Pil rappresenta un criterio di appartenenza”, ha spiegato, evidenziando però il lavoro del Joint Research Center della Commissione europea verso un framework per un “benessere sostenibile e inclusivo”.