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RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le Nazioni

Pandemia e inflazione acuiscono le disparità all’interno del Paese: dal 2019 al 2021 è peggiorato l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e permangono elevate differenze territoriali e di genere. Anche nel resto del mondo si amplia il divario tra ricchi e poveri: il 10% di popolazione più abbiente possiede il 76% della ricchezza globale.

Notizie

Unicef: i cambiamenti climatici minacciano un miliardo di bambini

I Paesi con maggiori livelli di rischio per i bambini legati alla crisi climatica sono responsabili solo del 9% delle emissioni globali. Serve più cooperazione per garantire i diritti dell’infanzia e ridurre le disuguaglianze.  2/9/21

Sono 33 i Paesi, in cui vivono un miliardo di bambini, classificati come a rischio estremamente elevato per il clima secondo il Children’s climate risk index, presentato nel rapporto “The climate crisis is a child rights crisis” (La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini) pubblicato ad agosto dall’Unicef. Lo studio ha catalogato i Paesi in base all’esposizione a fattori di rischio quali inquinamento, scarsità idrica, cicloni, ondate di calore e alluvioni e alla vulnerabilità dei bambini rispetto alla disponibilità e alla qualità dei servizi essenziali come l’educazione, i servizi socio-sanitari e l’accesso all’acqua. Quasi tutti i bambini nel mondo sono esposti ad almeno una di queste conseguenze, mentre 850 milioni a quattro o più fattori di rischio, vedendo compromessi i propri diritti di infanzia.

Forti diseguaglianze tra i Paesi. I 33 Paesi più vulnerabili per le conseguenze dei cambiamenti climatici sui bambini, tra cui la Repubblica centroafricana, il Ciad, il Niger, la Guinea e la Guinea Bissau, emettono il 9% della CO2, mentre tra i dieci Paesi responsabili del 70% delle emissioni solo l’India è classificata a rischio estremamente elevato. Sottolineando questa profonda diseguaglianza, il Rapporto enfatizza l’urgenza di destinare fondi per la ricerca e lo sviluppo di fonti rinnovabili, quali l’energia eolica e solare, ai Paesi più vulnerabili. L’Italia si posiziona al 102esimo posto su 163 del Children’s climate risk index ed è classificata come Paese a “medio rischio” (frutto di una esposizione “alta” alle conseguenze ambientali e climatiche e di un valore “molto basso” per la vulnerabilità dei bambini), collocandosi, con la Francia, al primo posto rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea.

Il clima motore di migrazioni. Il Rapporto dedica una parte anche ai flussi migratori, evidenziando una correlazione tra rischi legati ai cambiamenti climatici e tasso di migrazione di bambini: in 8 Paesi sui 33 classificati a rischio estremamente elevato il numero di sfollati supera il 5%. I cambiamenti climatici influiscono sulle migrazioni non solo rendendo più vulnerabili e meno ospitali i territori colpiti, ma diventando causa scatenante di conflitti nei casi di carenza delle risorse, come ad esempio per scarsità idrica.

Le differenze di genere influenzano le migrazioni. Gli spostamenti dei bambini e delle bambini sono il focus di un altro Rapporto dell’Unicef, intitolato “Uncertain pathways” e diffuso il 27 agosto. Al 2020 sono 35,5 milioni i bambini costretti a vivere fuori dal proprio Paese, in aggiunta ai 23,3 milioni che si sono spostati all’interno dei confini nazionali. Il Rapporto indaga l’impatto delle differenze di genere sulle motivazioni delle migrazioni, i rischi affrontati e le opportunità e le difficoltà trovate alla fine dello spostamento, sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali. Sebbene vi siano motivazioni comuni, come i conflitti e la povertà, i bambini partono per cercare lavoro, mentre le bambine per scappare dalla violazione dei propri diritti, dagli abusi subiti o da pratiche tradizionali come i matrimoni combinati. Anche i cambiamenti climatici costituiscono una causa di migrazione, in particolare per le bambine che sono più vulnerabili.

Anche nei rischi da affrontare durante gli spostamenti si riscontrano differenze di genere: i bambini sono spesso reclutati per lavori manuali o nei gruppi armati, mentre le bambine diventano vittime della tratta sessuale. In aggiunta, nei Paesi di arrivo è più probabile che siano le ragazze ad assumere lavori meno regolati e con salari più bassi rispetto ai ragazzi.

Il Rapporto si conclude con l’invito rivolto ai governi di investire nella raccolta di dati, tenendo conto delle differenze di genere, in particolare per le migrazioni interne ai Paesi di origine, così da poter adottare misure specifiche e concrete.

Scarica il Rapporto “The climate crisis is a child rights crisis”

Scarica il Rapporto “Uncertain pathways

Di Maddalena Binda

giovedì 2 settembre 2021

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