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Evento ASviS su sostenibilità dei territori: serve partecipazione a tutti i livelli
Sempre più regioni, province e città metropolitane pianificano le proprie strategie di sviluppo sostenibile, ma il Paese è ancora lontano dal raggiungimento dell’Agenda 2030. 3/12/21
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“Oggi è un’occasione importante, presentiamo un documento di grande spessore e originalità”. Con queste parole, giovedì 2 dicembre, il presidente e portavoce dell’ASviS, Pierluigi Stefanini, ha aperto l’evento in diretta streaming organizzato dall’Alleanza per divulgare il secondo rapporto “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. Il documento è uno strumento unico che, attraverso indicatori statistici elementari e compositi, raccoglie e analizza il posizionamento di regioni, province, città metropolitane, aree urbane e comuni rispetto ai 17 Goal dell’Agenda 2030. Attraverso questa pubblicazione, l’ASviS integra e completa l’analisi iniziata con il Rapporto annuale presentato a settembre.
Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha sottolineato che la scelta di dedicare un rapporto specifico ai territori si è rivelata giusta, visto sia l’aumento dei processi di sostenibilità a livello territoriale che la loro crescente importanza nel conseguimento dell’Agenda 2030. Un documento, secondo Mallen, in grado di “stimolare quel processo di territorializzazione suggerito dall’Onu, dall’Ocse e dalla Commissione europea, mentre il governo sta elaborando la nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e sta implementando il Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Nel Rapporto, ha evidenziato, viene data rilevanza alle disuguaglianze territoriali in Italia, con particolare attenzione al Sud e alle aree interne. “La pandemia ha aggravato le disuguaglianze di reddito, ha colpito con maggior forza le persone meno protette, come donne e anziani, e tolto speranza ai nostri giovani”. Inoltre, Mallen ha evidenziato l’importanza della sezione del Rapporto dedicata ai rischi di carattere sismico, idrogeologico, vulcanico, “considerando che mai come adesso le nostre città sono state investite in modo catastrofico dagli effetti dei cambiamenti climatici”. L’ultimo tema evidenziato è il richiamo all’urgenza rispetto alle azioni da intraprendere. In particolare, ha aggiunto Mallen, questa esigenza vale per le istituzioni locali, più sensibili ai bisogni dei territori e delle proprie comunità. “La nostra ambizione è che questo strumento venga ora concretamente utilizzato dai territori”.
Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims), ha rilevato come il Rapporto da un lato confermi l’interesse forte da parte dei territori italiani verso l’Agenda Onu e dall’altro presenti evidenze interessanti rispetto alla situazione del Paese. Ha poi osservato che “l’Agenda 2030 è entrata fin dal primo paragrafo nelle conclusioni del G20 a presidenza italiana, nell'accordo di governo della Germania, è centrale nel secondo rapporto predisposto dal gruppo dei parlamentari europei Socialisti e Democratici, sempre più spesso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile sono presenti nelle politiche nazionali”. Un altro elemento interessante, secondo Giovannini, è la scelta di città e regioni di adottare l'Agenda 2030 come base per la loro programmazione. “L’Italia è a un punto di svolta. Il Pnrr impatterà in modo significativo su molti Obiettivi. Nell’allegato Infrastrutture il nostro ministero ha effettuato una valutazione d’impatto sui quasi 62 miliardi assegnati al Mims. La Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, anche grazie al lavoro dell'ASviS, è scesa a livello territoriale. Il Rapporto evidenzia questo, anche se sottolinea evidenti divari territoriali, con le regioni del Nord che hanno già incorporato l'Agenda 2030”. Giovannini ha specificato che per i territori è un momento cruciale, visto che stanno programmando il Fondo sviluppo e coesione e i Fondi europei ordinari 2021-2027. “Stiamo incontrando tutti i presidenti di regione per far sì che la programmazione regionale sia coerente con il Pnrr: c'è comprensione piena sul fatto che concentrare i fondi in progetti di transizione ecologica e digitale sia fondamentale”. Giovannini ha evidenziato che la decisione di riattivare il Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu), proposta su cui l’ASviS si impegnava da tempo, è una grande novità dato che molti fondi del Pnrr sono destinati alle città. Il primo obiettivo del Cipu è la definizione di un’agenda nazionale per le aree urbane che integri l’agenda delle aree interne. Ha infine sottolineato come l'attivismo che emerge dal Rapporto si sposi bene con la collaborazione con le università, in particolare con quelle della Rete per lo sviluppo sostenibile.
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Rapporto Territori: criticità maggiori su aree marine, suolo, efficienza energetica
L’ASviS analizza la sostenibilità di regioni, province, città metropolitane e comuni, e avanza un Decalogo di proposte. Segnali negativi su povertà, lavoro, energia, biodiversità. Bene su giustizia, coltivazioni biologiche, salute.
I risultati del Rapporto
Walter Vitali, esponente di Urban@it e co-coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili), ha mostrato il quadro d’insieme del Rapporto, che presenta diversi esempi internazionali di territorializzazione degli SDGs: le 19 Voluntary local reviews presentate all’High level political forum dello scorso luglio a New York, compresa quella della Città metropolitana di Firenze, le esperienze di dieci città europee, lo stato di attuazione delle Strategie regionali per lo sviluppo sostenibile e delle Agende metropolitane, l’aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e il contributo della Rete dei comuni sostenibili promossa dalle Autonomie locali italiane (Ali). “Siamo preoccupati per la situazione italiana rispetto agli SDGs”, ha detto Vitali presentando i risultati relativi al Paese. Dal documento emerge che l’andamento del Paese è positivo per sette Target, discordante per otto e negativo per tredici Target. Sulla quota di giovani che non studiano né lavorano (Neet) e sull'occupazione l’andamento è negativo, mentre per il Goal 12 sul riciclaggio il dato è positivo. “Proseguendo su questa strada non raggiungeremo gli Obiettivi”, ha aggiunto Vitali. Sulle politiche per il Sud e per le aree interne, Vitali ha affermato: “Ci sono oltre 20 miliardi di euro impegnati per questi programmi e altri 70 previsti dal Pnrr, ma sono progetti poco collegati, ognuno ha i propri bandi”.
Federico Olivieri, membro dell’area ricerca ASviS, ha illustrato i principali risultati del Rapporto Territori. Dall’analisi basata sulle tendenze degli ultimi anni emerge che oltre l’80% delle Regioni e delle Province autonome mostra trend positivi per il Target relativo alle coltivazioni biologiche; oltre il 60% evidenzia andamenti favorevoli per il Target sulla riduzione dei tempi della giustizia. Più dell’80% registra un andamento negativo per i Target relativi all’efficienza delle reti idriche, ai Neet e alle emissioni di gas serra. Mentre nessuna registra trend in linea con il raggiungimento dei Target sulle aree marine protette e il consumo di suolo. L’ASviS, ha affermato Olivieri, per la prima volta introduce un’analisi delle disuguaglianze tra le Province, che risultano diminuite per la salute (Goal 3), la parità di genere (5), l’acqua e i servizi igienico sanitari (6), le città e le comunità sostenibili (11) e la produzione e il consumo responsabili (12). Al contrario si registra un aumento delle differenze territoriali per l’istruzione (4), il lavoro e la crescita economica (8), l’innovazione e le infrastrutture (9), gli ecosistemi terrestri (15) e la giustizia e le istituzioni solide (16). Per quanto riguarda le Città metropolitane, solo per tre Target si riscontra una situazione positiva: la quota di laureati tra i 30 e i 34 anni, i consumi finali lordi di energia, il sovraffollamento negli istituti di pena. Per nove Target si segnalano andamenti negativi, tra questi: le energie rinnovabili, il tasso di occupazione, l’offerta del trasporto pubblico locale, la produzione di rifiuti e il consumo di suolo. Olivieri ha concluso ricordando che nel Rapporto viene proposta un’innovativa analisi basata sulla classificazione Degurba di Eurostat. Lo scopo è mostrare la possibilità di misurare la distanza dai Target quantitativi dell’Agenda 2030, anche per aggregazioni diverse da quelle amministrative. In particolare, le aree rurali, o aree scarsamente popolate, evidenziano andamenti promettenti per i Target relativi alla quota di persone a rischio povertà ed esclusione sociale; le piccole città e i sobborghi, o aree a densità intermedia di popolazione, registrano trend positivi relativamente all’abbandono scolastico; le città, o aree più densamente popolate, registrano andamenti promettenti sulla quota di laureati.
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Ma cosa si può fare per invertire questo trend? L’ASviS dedica una sezione del Rapporto a un Decalogo di proposte per migliorare il ruolo dei territori e mettere il Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile. Tra queste, le più urgenti sono: la creazione di un sistema multilivello di Strategie e Agende per lo sviluppo sostenibile, incardinato sugli strumenti di programmazione degli enti; la costruzione di una Strategia territoriale nazionale per la rigenerazione urbana, il consumo di suolo e i principi fondamentali per il governo del territorio; un’azione di coordinamento di tutti i programmi di rigenerazione urbana già finanziati, oltre all’elaborazione dell’Agenda urbana nazionale da parte del Cipu; l’introduzione nei bandi del Pnrr di una norma applicativa del 40% delle risorse territorializzabili per il Sud; per i trasporti, l’acquisto esclusivo di mezzi elettrici per le aree urbane e a idrogeno verde o biometano per le tratte interurbane.
Silvia Brini di Ispra, co-coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11, si è soffermata sul capitolo del Rapporto dedicato ai rischi naturali e antropici: “Il rischio sismico e quello associato ai maremoti fanno dell’Italia il Paese più in pericolo in Europa. I residenti nella zona sismica più critica si trovano nelle aree interne, e sono 2,9 milioni”. Le condizioni di maggiore rischio vulcanico in Italia, ha aggiunto, sono legate alla presenza di vulcani attivi in uno spazio relativamente ristretto. A livello idrogeologico, il fenomeno delle vittime provocate dalle alluvioni mantiene una grande rilevanza. Il Paese presenta anche un’esposizione al rischio da frana particolarmente elevato, che interessa il 69% dei comuni italiani. Brini ha richiamato l’attenzione sulla recrudescenza degli incendi boschivi e sugli stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti, connessi a determinate sostanze pericolose. “Devono essere messe in atto politiche concrete per contrastare i rischi a cui il territorio italiano è sottoposto”.
Nella seconda parte dell’evento, moderata da Carlo Fontana, condirettore del Tgr Rai, hanno preso la parola amministratori locali ed enti del Terzo settore. Piero Lacorazza, direttore della Fondazione Appennino, ha rilevato che “già prima del Covid l'Italia aveva perso contatto con l'Europa, anche per il peso delle regioni del Sud, con 20 milioni di abitanti e il 37% di energia elettrica prodotta. Il secondo problema è quello demografico: nel 2020 abbiamo il 30% in meno delle nascite rispetto al 2008. Il tema della demografia e le politiche migratorie sono fondamentali per il nostro Paese”. Lacorazza ha ricordato poi che il Piano Sud 2030, presentato dall’ex ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano, ha evidenziato le principali criticità del Mezzogiorno, compresa la questione della connettività digitale. “Ci troviamo in una condizione di post-Covid in cui il Nord e il Sud sono uniti nella crisi, ma divisi nella ripartenza”. Ha infine citato i dati Invalsi secondo cui la pandemia ha evidenziato le disuguaglianze educative e la dispersione scolastica “implicita e nascosta”, il fenomeno che porta ragazzi e ragazze a ottenere un diploma superiore con competenze però minori rispetto al titolo di studio conseguito.
Miriam Cominelli, assessora all’Ambiente del Comune di Brescia e presidente del coordinamento Agende 21 locali italiane, ha messo in evidenza che la risposta alla crisi pandemica e quella climatica possono essere un'opportunità per migliorare la salute pubblica, salvaguardare la biodiversità, creare una società più equa. Le città, ha aggiunto, hanno pagato un prezzo molto alto durante la pandemia ma sono anche luoghi di partecipazione della collettività. “Il tema principale è la necessità di rafforzare l'amministrazione pubblica su diversi fronti: la difficoltà di presentare bandi in tempi brevi dipende anche dalla professionalità del personale. Non serve solo assumere nuove persone, ma servono figure professionali, anche tecniche”. Il secondo tema evidenziato è quello del digitale, “sia per la necessità di digitalizzare le procedure che per l’esigenza di garantire sicurezza”.
Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e presidente dell’Unione Province d’Italia (Upi), ha posto il tema del corretto utilizzo delle risorse: “Chiediamo al governo potenziamenti mirati nelle strutture di progettazione con celerità e con legalità: bandi centralizzati con migliaia di candidati non funzionano. Il tema posto dal Pnrr è la riduzione del gap territoriale, dell'accesso al lavoro delle donne, e la questione della transizione energetica. Come province diciamo con forza che si sta dando una lettura sbagliata del nostro Paese, le grandi eccellenze e gli investimenti non ricalcano le 14 Città metropolitane, le realtà di eccellenza sono distribuite in tutto il territorio. La questione della transizione energetica e delle emissioni di CO2 non si affronta con i confini delle città, altrimenti si commette un errore strategico. Per affrontare queste sfide abbiamo bisogno di tenere unita l'Italia”.
Roberta Lombardi, assessora alla Transizione ecologica della Regione Lazio, ha dichiarato: “Le attività di ricerca dell’ASviS sono strumenti fondamentali per i decisori pubblici. Come regione abbiamo voluto fare un investimento politico importante per gli impegni dell'Agenda 2030, unendo la trasformazione digitale con la transizione ecologica. Abbiamo creato ex novo un gruppo di lavoro con altre regioni basandoci sul Rapporto 2021 dell’ASviS, per avere una fotografia delle strategie regionali di sviluppo sostenibile. Una volta ottenute le informazioni sullo stato di avanzamento dei territori, analizzeremo i dati per individuare punti di forza e debolezza”.
Nelle sue conclusioni, Stefanini ha evidenziato la convergenza di linguaggi e contenuti emersi nel corso dell’evento, sottolineando le azioni che l’ASviS metterà in campo nei prossimi cinque anni per valorizzare la dimensione territoriale: insistere affinché le politiche nazionali evolvano nell’ottica di un sistema multilivello; stimolare processi di convergenza tra le regioni, le province e i territori; rafforzare la presenza locale anche attraverso gli Aderenti; incoraggiare la partecipazione a tutti i livelli. Mallen ha sottolineato che la coerenza, il coordinamento e l’integrazione sono stati i temi salienti dell’evento: “Il tratto distintivo dell'Alleanza è quello di far lavorare insieme i migliori talenti per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Questa vivacità è stata confermata dal confronto con gli attori sui territori. L'auspicio è che questo secondo Rapporto possa contribuire a migliorare la coerenza tra le politiche e la possibilità per i cittadini di verificarne l'implementazione”.
Scarica:
- il Rapporto Territori 2021
- la presentazione di Walter Vitali
- la presentazione di Federico Olivieri
- la presentazione di Silvia Brini
- il comunicato stampa
- i comunicati stampa regionali
- il Decalogo delle proposte
di Andrea de Tommasi