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CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI

Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

Attualmente nel mondo 828 milioni di persone vivono in baraccopoli, e il numero è in continuo aumento. In Italia la precarietà abitativa ha assunto ulteriore rilievo a causa dell’acuirsi della crisi sociale: la condizione di sovraffollamento nel 2021 riguarda il 28% della popolazione contro una media europea del 17,1%.

Notizie

Qualità dell’aria: bacino padano tra le aree più a rischio sanitario in Europa

Sull'Italia gravano tre procedure di infrazione per superamento dei limiti degli inquinanti atmosferici. Ma dei 17 obiettivi del Protocollo di Torino (2019), solo quattro raggiunti. L’analisi e le proposte del Position paper ASviS. [VIDEO] 12/5/22

“L'inquinamento dell'aria è un problema altrettanto grave quanto il cambiamento climatico, ma è molto meno sentito. Ed è questo l'ostacolo principale da abbattere”. Sono queste le parole in apertura del Position paper “La qualità dell’aria”, redatto dal sottogruppo “Qualità dell’aria” del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili) e reso pubblico il 12 maggio, che offre analisi e proposte sul tema dell’inquinamento atmosferico nel nostro Paese, uno dei principali fattori di rischio ambientale per la salute.

La situazione italiana. Nonostante la qualità dell’aria in Italia sia in generale miglioramento rispetto al passato, nel 2019 sono morte prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico circa 60mila persone, per una media approssimativa di 165 persone ogni giorno. Inoltre, sull'Italia gravano tre procedure di infrazione a causa del superamento dei limiti degli inquinanti atmosferici. Queste evidenze esprimono chiaramente che “l’inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza in modo particolare le città italiane”, con alcune aree maggiormente critiche (hotspot), tra cui il bacino padano, la zona della Valle del Sacco nel Lazio e quella dell’agglomerato di Napoli e Caserta.


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In particolare, il Position paper evidenzia che, secondo autorevoli studi scientifici, il bacino padano è individuato come l’area a maggiore rischio sanitario in Europa, insieme ad alcune regioni della Polonia e della Repubblica Ceca. È importante sottolineare che, sia in pianura padana che nel resto del Paese, l’inquinamento dell’aria è dovuto solo in parte alla mobilità. La qualità dell’aria che respiriamo dipende anche dai gas emessi dagli allevamenti di bestiame, dalla combustione di biomassa per uso agricolo o domestico e dalla qualità degli impianti di riscaldamento

 

 

Le azioni intraprese per migliorare la qualità dell’aria. Il 4 giugno del 2019, il Governo e le Regioni hanno siglato un Protocollo d’intesa, anche detto “Protocollo di Torino”, che ha istituito il Piano di azione per il miglioramento della qualità dell’aria, di recente prorogato fino al 2023. Ma delle 17 azioni previste dal Protocollo per frenare l’inquinamento, considerate “urgenti già al momento della sua sottoscrizione”, solo quattro sono state attuate. Oltre ai temi della revisione dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) e dell’informazione ai cittadini, le azioni incompiute riguardano principalmente tre questioni: l’abbattimento delle emissioni di ammoniaca, il disincentivo all’uso dei veicoli altamente inquinanti e la riduzione delle emissioni derivanti dallutilizzo di biomasse e gasolio per il riscaldamento civile.

Le procedure introdotte dalle istituzioni per contrastare l’inquinamento atmosferico non si fermano però al Protocollo. Infatti, con decreto n. 155 del 2010, recependo la direttiva europea 2008/50, l’Italia ha dato il via al monitoraggio degli inquinanti in tutte le città, a cui è poi seguita la redazione dei Piani regionali di tutela e risanamento della qualità dell’aria (Ptrqa). Ma a distanza di più di dieci anni dalla sua creazione, Legambiente ha criticato nel rapporto Mal’aria 2021 l’attuazione del decreto, evidenziando quattro errori: il mancato stanziamento di fondi necessari all’attuazione dei Piani, l’assenza di un coordinamento regionale, l’esclusione dello Stato da ogni responsabilità e l’incertezza del principio di responsabilità. Il 23 dicembre 2021 è stato approvato il Programma nazionale per il controllo dell'inquinamento atmosferico (Pncia) che contiene misure di più ampio respiro e che in larga parte insistono sugli stessi temi del Protocollo di Torino.


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I suggerimenti e le proposte di policies. Secondo il Paper, la mancanza di consapevolezza della cittadinanza è uno degli ostacoli all’adozione di politiche adeguate contro l’inquinamento dell’aria. Per questo è importante diffondere la coscienza del problema. Ma bisogna anche che la classe politica intraprenda percorsi necessari alla salvaguardia della qualità dell’aria, sebbene alcune scelte possano rivelarsi impopolari. Il Gruppo di lavoro dell’Alleanza avanza una serie di proposte concrete per far fronte alla situazione - suddivise in governance, politiche di ampio respiro e misure più operative e impellenti -, segnalando tre temi su cui intervenire con maggiore urgenza:

  • la limitazione della circolazione dei veicoli più inquinanti, con un riferimento particolare ai veicoli a diesel;
  • l’adozione di incentivi per la copertura e lo stoccaggio dei liquami degli allevamenti zootecnici;
  • la revisione degli incentivi per gli impianti di riscaldamento civili, per promuovere quelli a basso impatto e abolire quelli molto inquinanti.

Scarica il Position paper
Leggi il Comunicato stampa

 

di Milos Skakal

giovedì 12 maggio 2022

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