Approfondimenti
Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile: il Goal 12 e l'analisi di ASviS
Ottima la sintesi degli obiettivi di sostenibilità, bene il percorso verso un’economia circolare, ma sul sociale non ci siamo. Fare di più per una produzione veramente sostenibile creando i presupposti per la realizzazione degli SDGs e integrando quanto manca. Ecco le note a margine della Strategia circa l'Obiettivo di garantire modelli sostenibili di produzione e consumo.
Marzo 2017
Ottima la sintesi degli obiettivi di sostenibilità
Analizzando la bozza 2.0 del 13 marzo 2017 della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile salta agli occhi il grande lavoro di elaborazione e di sintesi svolto - con il suo gruppo di lavoro ed i suoi interlocutori - dal Ministero dell’Ambiente, d’ora innanzi Mattm, ed il grande sforzo di sistematizzazione del mare magnum degli obiettivi e dei target degli SDGs, attraverso una loro ricomposizione ragionata in linee strategiche organiche.
La Strategia Nazionale appare molto ambiziosa, come deve essere, ed intende incidere su quasi ogni aspetto della vita del nostro Paese. Ma, per rendere credibile la Strategia, occorre che siano attivati a valle adeguati piani operativi che mobilitino capacità e risorse istituzionali e private, investimenti ed interventi concreti, innescando nuove sensibilità negli amministratori, nelle imprese e nei cittadini. E tali piani vanno concepiti e realizzati guardando all’insieme della Strategia, evitando il rischio di conseguire risultati su un obiettivo, con l’effetto però in tal modo di ostacolare la realizzazione di altri.
Nella bozza 2 del 13 marzo, inoltre, appare ancora molto da definire, ad esempio alcuni indicatori al 2030, perché non restino obiettivi senza strategia, e dunque solo bei sogni senza gambe che rischino il ridicolo, hanno bisogno di essere supportati da precise strategie operative, decisioni ed investimenti scelti con coerenza, affrontando anche dolorosi disinvestimenti.
Bene il percorso verso un’economia circolare
Venendo al tema della Produzione e consumo sostenibile, ossia a quanto previsto nel SDG 12 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, occorre formulare una serie di valutazioni articolate e complesse.
Innanzitutto occorre riconoscere che nell’Area Tematica Prosperità, Scelta Strategica IV. Decarbonizzare l'economia e Scelta Strategica III. Affermare modelli sostenibili di produzione e consumo appare abbastanza ben formulata la parte di obiettivi che devono condurre ad un’economia circolare con il minimo utilizzo di risorse materiali ed energie e senza sprechi e rifiuti, con sempre minori emissioni climalteranti, sempre più dematerializzata.
Gli obiettivi paiono posti con ambizione, talvolta temeraria. Occorre riconoscere che tale articolazione e completezza di obiettivi strategici deriva dalla forte attenzione contenuta negli SDGs al 2030 e negli obiettivi comunitari; nel complesso la loro realizzazione comporta interventi normativi e regolamentari coerenti ed un’ampia capacità di mobilitazione delle risorse del Paese.
Attenzione, sul sociale non ci siamo: l’economia è per le persone e le persone sovente chiedono ben altro
Più problematica appare nella bozza 2 l’adeguatezza alle finalità di qualità e sostenibilità sociale degli obiettivi previsti dalla Strategia Nazionale; infatti, molti obiettivi, pur doverosi, dell’Area Persone si limitano ad assicurare un livello di base minimo necessario a soddisfare soprattutto i bisogni primari. Questi vanno comunque conseguiti, ma in un Paese avanzato dovrebbero comunque essere normali e scontati. Ben altre sono infatti le esigenze che la dignità della persona sul lavoro richiede.
Infatti, un’economia ed una produzione veramente sostenibile debbono essere al servizio dei bisogni delle persone, non ritenute come fattore o risorsa umana, ma come fine. E le persone hanno anche ben altri bisogni da soddisfare, in ordine crescente quelli secondari, poi quelli voluttuari, quindi quelli aspirazionali ed infine quelli culturali e quelli di senso. Le persone si sentono soddisfatte e felici se le loro relazioni sono ricche, se crescono ed imparano, se si sentono stimate, se possono esprimere la loro creatività e capacità d’innovazione, se vivono in un contesto di bellezza. Purtroppo, come diceva Robert Kennedy in un celebre discorso all’Università del Kansas, il PIL “misura tutto meno ciò che rende la vita degna di essere vissuta”. Ora con l’introduzione degli indicatori del BES Benessere equo e sostenibile, in cui l’Italia svolge un ruolo di pioniere, questo può essere un po’ meno vero. Una società avanzata deve saper porre le premesse per una vita realmente soddisfacente dei suoi cittadini, e dunque creare le condizioni per la soddisfazione di tali bisogni. Se infatti la contabilità nazionale e la valutazione d’impatto della legislazione si deve ora confrontare con il BES, tanto più tali nuovi obiettivi vanno inseriti nella Strategia Nazionale. Le società più consapevoli riescono ad avanzare in tale direzione, e sarebbe opportuno che anche la nostra Strategia Nazionale vada con decisione in tal senso.
Entrando nel merito della Strategia Nazionale, nell’Area Tematica Prosperità soltanto la Scelta Strategica II. Garantire piena occupazione e formazione di qualità - Obiettivo Strategico II.2 Incrementare l’occupazione sostenibile e di qualità e la Scelta Strategica III. Affermare modelli sostenibili di produzione e di consumo - Obiettivo Strategico III.4 Promuovere responsabilità sociale e ambientale nelle imprese e nelle amministrazioni sfiorano tali crescenti esigenze dei nostri concittadini. Può essere forse anche perché queste sensibilità sono lontane dalle competenze del Mattm? Tali due obiettivi strategici si fermano a considerare soprattutto l’emersione dal lavoro nero (senza peraltro riuscire a porre per ora un target al 2030), e a promuovere gli acquisti verdi nella pubblica amministrazione (anche qui senza peraltro riuscire a porre un target al 2030). Decisamente troppo poco.
Va invece promosso, secondo le esperienze maturate dalle imprese più virtuose del nostro Paese, un cambiamento profondo nel sistema produttivo, che si deve concretizzare in una qualità del clima interno alle aziende ed alle organizzazioni attento a favorire la crescita professionale delle persone, relazioni serene di collaborazione, attenzione e valorizzazione delle diversità, sviluppo delle capacità creative e di innovazione delle persone. E tutto questo in un clima di partecipazione e di rispetto a cui contribuiscano le organizzazioni sindacali ed i movimenti dei cittadini.
In particolare non appare quasi all’interno della Strategia il grande ruolo che possono giocare i cittadini nel promuovere una produzione sostenibile e neppure le azioni che possono essere attivate per sensibilizzarli e sostenerli: loro sono la domanda del mercato, di loro sono i risparmi depositati nelle banche. Se comprano scegliendo di premiare le imprese responsabili verso l’ambiente e la società ed investono con attenzione i loro risparmi possono orientare con forza il cambiamento dell’economia verso una sostenibilità attenta alle persone ed all’ambiente.
Attiviamo dunque i cittadini, e riconosciamo e favoriamo la loro forza di cambiamento, perché con la loro pressione dal basso possono aiutare molto il conseguimento degli obiettivi della Strategia Nazionale.
Per una forte partnership di sviluppo possiamo metter in campo altre forze: le imprese e la società civile
Anche l’Area Tematica Partnership della Strategia non pare cogliere e favorire tutte le potenzialità del nostro sistema produttivo e dei nostri concittadini per lo sviluppo dei Paesi terzi e per una società più giusta e più equa a livello internazionale. Accanto alle politiche pubbliche ed istituzionali di cooperazione internazionale, un forte contributo può venire dalle imprese e dai cittadini del nostro Paese che, votando con il portafoglio, scelgono di approvvigionarsi in maniera equa e solidale con il fair trade. Scegliendo prodotti dai Paesi terzi realizzati con rispetto per l’ambiente ed a forte qualità sociale (remunerazione equa dei lavoratori; condizioni di lavoro dignitose; servizi sociali, educativi e sanitari nelle comunità locali; rispetto delle pari opportunità; ecc…) assicurano da una parte ai nostri concittadini la qualità della filiera di fornitura e dall’altra promuovono nel contempo uno sviluppo equo nei Paesi terzi. Anche qui le scelte consapevoli di acquisto dei cittadini spingono le nostre aziende ad una forte attenzione alla catena di approvvigionamento, evitando di rendersi responsabili di disastri criminosi come il Rana Plaza, salvaguardando anche la propria reputazione. Ed anche in questo caso possiamo definire obiettivi della Strategia Nazionale che promuovano tale approccio.
Fondamentali e ben concepiti gli Obiettivi Trasversali, ma possiamo dare loro più sostanza
Molto interessanti, ed essenziali per il conseguimento della Strategia Nazionale e di una vera crescita della produzione e del consumo sostenibile, sono gli Obiettivi Trasversali che chiudono la Strategia. In particolare voglio citare tre Obiettivi: l’Obiettivo Trasversale III.1 Garantire il coinvolgimento attivo della società civile nei processi decisionali e di attuazione delle politiche, che pur formulato in maniera riduttiva limitandosi a percorsi di consultazione e di partecipazione, apre spazi interessanti che le associazioni ed i cittadini possono e devono conquistarsi per contribuire a controllare il reale conseguimento della Strategia.
L’Obiettivo Trasversale III.3 Assicurare sostenibilità, qualità e innovazione nei partenariati pubblico-privato, valorizza l’apporto del settore privato e la sua collaborazione con il settore pubblico. Anche in questo caso è molto importante una grande opera di vigilanza da parte della società civile che deve premere dal basso per il rispetto delle persone e dell’ambiente.
Infine occorre sottolineare il ruolo cruciale dell’Obiettivo Trasversale IV.1 Promuovere la cultura della sostenibilità e la centralità dell’educazione allo sviluppo sostenibile, perché solo con un profondo e continuo cambiamento di mentalità e di cultura verso una vera sostenibilità possiamo rafforzare e diffondere le molte esperienze virtuose e di innovazione sviluppate da imprese, associazioni e cittadini per una società più giusta ed inclusiva.