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Approfondimenti

Sarà la solidarietà a salvarci dalla crisi: esercizi di solidarietà digitale per una quarantena sostenibile.

a cura di Chiara Dipierri, research analyst presso Bce

Come le lezioni di solidarietà di queste settimane renderanno l’Italia un paese più inclusivo. Stiamo imparando che assicurare salute e benessere per tutti non è solo un’etichetta da associare al terzo Goal dell’Agenda 2030.
1 aprile 2020

Ad oggi è unanime il consenso circa la difficile eredità economica che il Coronavirus lascerà al nostro bel paese nonché al mondo intero. Secondo le stime pubblicate ad inizio settimana dall’Ufficio studi di confindustria, è previsto un calo del Pil per il 2020 di 6 punti percentuali con un’aggiunta di 0.75 punti percentuali per ogni ulteriore settimana di blocco normativo oltre maggio. Dati e previsioni alla mano, ci troviamo nel mezzo di una recessione causata da un evento dell’economia reale, ovvero uno shock esogeno rappresentato dalla pandemia di Covid-19. È ben chiaro che l’impatto sul tessuto economico italiano sarà pesante ed interventi pubblici massivi e tempestivi saranno necessari per evitare che la recessione sfoci in depressione con conseguenze ancora più devastanti per lavoratori e imprese. Senza dubbio le cicatrici lasciate da questo fenomeno inaspettato saranno profonde e, prima fra tutte, quella impossibile da rimarginare relativa al numero di cittadini che ci sono stati sottratti. Al tempo stesso, saranno molteplici le lezioni che avremo imparato al termine di questa crisi e iniziare a discuterne, e a farne tesoro, ora è assolutamente necessario.
La domanda allora è: cosa stiamo imparando da questo evento sciagurato e cosa non va per nessuna ragione dimenticato? Stiamo imparando che assicurare salute e benessere per tutti non è solo un’etichetta da associare al terzo Goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Al contrario, è una necessità reale che sta pesantemente travolgendo il nostro paese in queste settimane. Secondo il rapporto biennale Ocse “Health at glance: Europe 2018”, la spesa sanitaria italiana tra il 2013 e il 2017 è cresciuta in termini reali dello 0.6% contro la media europea di 1.9% negli stessi anni. Le scarse risorse, la mancanza di spazi ospedalieri e il personale insufficiente ci stanno facendo comprendere come il nostro paese necessiti di un piano di investimenti in sanità pubblica concreto e che tale piano debba essere di lungo periodo, e non azionato esclusivamente in relazione all’emergenza che stiamo affrontando. Insomma, la tendenza tutta italiana a posticipare e agire a conti fatti, si sta rivelando una strategia non vincente e la speranza è che questa tragica crisi possa favorire un cambiamento di paradigma in tal senso.
Stiamo inoltre imparando che alla ricerca va dato un ruolo centrale all’interno della nostra società e che investire in essa e disporre di una comunità scientifica autorevole che si senta valorizzata e gratificata è cruciale per la sopravvivenza e il benessere del nostro paese.
E come dimenticare che grosse imprese italiane come Armani, Prada, Calzedonia, l’Erbolario e tante altre abbiano scelto di riconvertire una parte della propria produzione per realizzare mascherine, camici o gel disinfettanti; oppure le numerose iniziative di raccolta fondi verso le realtà ospedaliere più colpite e verso la Protezione civile per sostenere il suo lavoro senza sosta sul territorio. Ancora, tanti quartieri di molte città italiane si sono organizzati per offrire aiuto ai propri anziani nella spesa di beni di prima necessità. C’è chi addirittura, come l’app Freeble ha pensato agli esercizi commerciali della propria città e ad aiutarli nella difficile fase di ripartenza post coronavirus attraverso la prevendita di buoni per prodotti scontati da esigere non appena tali attività riapriranno.
Insomma, le numerose iniziative nate in queste settimane stanno facendo riaffiorare un genuino senso di appartenenza anche legato alla natura profondamente simmetrica dell’emergenza che viviamo la quale tiene tutti legati alla stessa routine casalinga e chiede a tutti di sottoporsi al rispetto delle stesse regole. Stiamo imparando ad approfondire la nostra identità come comunità unica e come paese unito per il quale non esiste differenza tra Nord, Centro e Sud. In linea con le parole di Papa Francesco, secondo cui nessuno si salva da solo, noi italiani e molti fratelli europei, anche se sfortunatamente non tutti e non tutti allo stesso momento, abbiamo capito che la solidarietà è l’unica vera chiave di uscita per questa crisi.
Tra le molteplici manifestazioni di solidarietà a cui stiamo assistendo in questi giorni, vale la pena soffermarsi su un tipo di solidarietà tutta nuova. Tale solidarietà può dirsi quasi futuristica in quanto perfettamente in linea con gli sviluppi tecnologici delle società moderne e prende il nome di solidarietà digitale. È senza dubbio impareggiabile l’aiuto che le tecnologie digitali ci stanno fornendo in questi giorni di quarantena. Questo riguarda molti settori e primo fra tutti quello dell’istruzione, attraverso forme di insegnamento a distanza, e del lavoro mediante piattaforme di smart-working. Non solo, molti cittadini hanno scoperto di poter continuare ad esercitare le proprie professioni attraverso i social oppure hanno trasferito le proprie attività commerciali su piattaforme di e-commerce. Per alcuni, l’entrata delle tecnologie digitali nelle loro vite ha rappresentato una nuova opportunità di business della quale probabilmente non vorranno fare a meno una volta che il virus sarà debellato. Vero è che se l’Italia avesse avuto una strategia digitale più sviluppata e maggiormente in linea con molti altri paesi europei, i costi e tempi di aggiustamento in risposta alla pandemia per settori come ad esempio quello dell’istruzione sarebbero stati inferiori. Ma chissà che questo non permetterà all’Italia di abbracciare con più forza il digitale e di collocarsi tra i paesi più all’avanguardia nel settore. Fa ben sperare al riguardo la straordinaria iniziativa messa in campo dal Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione che prende per l’appunto il nome di “Solidarietà digitale”. Tale iniziativa mette a disposizione dei cittadini servizi digitali gratuiti tra cui piattaforme di smart-working avanzate, libri, riviste e quotidiani digitali, piattaforme di e-learning che agevolino insegnati e studenti, corsi gratuiti online, programmi come quello di Barilla center food and nutrition di educazione alla sostenibilità attraverso il cibo, e persino corsi per svolgere attività sportive a distanza. In altre parole, l’obiettivo è quello di guardare al digitale non solo come trampolino di lancio verso il futuro ma anche come uno strumento fondamentale per il presente che possa migliorare la qualità della vita durante la quarantena. Sono davvero moltissime le imprese che hanno aderito a questa iniziativa. A tal proposito, sorprende l’avviso sul sito del ministero circa possibili lungaggini nella pubblicazione delle offerte per effetto dell’elevato numero di risposte. Si può dunque dire che il messaggio contenuto nel nome dato all’iniziativa è stato perfettamente colto da molti.
Insomma, se è vero che ogni crisi porta con sé insegnamenti preziosi per la sopravvivenza futura, la speranza è che la solidarietà di queste settimane permetterà all’Italia di risvegliarsi più inclusiva dopo il letargo imposto dal virus.

 


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 

 

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