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Innovazione e ottimizzazione degli sprechi per un futuro agroalimentare più equo

Tecnologia, ruolo dei consumatori, sicurezza alimentare, rinnovamento del settore al centro dell’evento nazionale del Gruppo di lavoro ASviS su fame ed economia circolare. Martina: innovare per “produrre meglio consumando meno”.    21/10/22

Senza una diffusione delle innovazioni tecnologiche e un cambio generazionale nella filiera non si potranno raggiungere traguardi ambiziosi. Questo il messaggio fuoriuscito dall’evento nazionale del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 2 (Sconfiggere la fame) e 12 (Consumo e produzione responsabili), con la tutorship di Camst e Granarolo, che si è svolto il 19 ottobre all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022. “L’innovazione è il tema fondamentale per raggiungere gli SDGs (Obiettivi di sviluppo sostenibile ndr), un’innovazione di tipo tecnologico ma anche organizzativo”. Così Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab – Università di Siena e co-coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 2, ha introdotto la prima parte del convegno, dedicata alla sicurezza alimentare. Il primo tra gli speaker a intervenire è stato poi Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao.

in foto: Maurizio Martina

Martina ha identificato tre sfide che i sistemi agroalimentari odierni devono affrontare: gli effetti della pandemia, quelli delle guerre e l’impatto del cambiamento climatico, che colpisce in particolare le realtà più fragili del nostro pianeta. “Proprio in questi giorni, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, abbiamo ricordato che sono 828 milioni le persone a rischio alimentare, e 3,1 miliardi quelle che non possono accedere a diete sane. Questi numeri sono in aumento”. Anche Martina si è poi soffermato sul valore dell’innovazione, necessaria a “produrre meglio consumando meno”, e sull’esigenza di rendere fruibili le nuove tecnologie nelle realtà più a rischio. “Dobbiamo lavorare per abbattere queste barriere”, ha concluso. “Per raggiungere gli Obiettivi al 2030 bisogna raddoppiare gli sforzi”.

Stefano Gatti, inviato speciale per la sicurezza alimentare del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), si è invece concentrato sul ruolo dell’“emergente diplomazia alimentare italiana” e sulla “grande capacità di proiettarsi all’estero” che sta dimostrando il nostro Paese in questi ultimi anni. Gatti si è soffermato sull’importanza della cooperazione internazionale, necessaria in contesti critici come quello dell’invasione Russa in Ucraina. L’inviato speciale del Maeci ha portato a questo proposito l’esempio delle “solidarity lanes”, le rotte alternative create, durante i mesi scorsi, per “sbloccare” le 25 milioni di tonnellate rimaste ferme nei porti ucraini. Infine, Gatti ha sottolineato l’importanza della Dichiarazione di Matera sulla sicurezza alimentare, un documento stipulato durante il G20 tenutosi nel 2021 nella provincia basilicatese, diventato presto un “punto di riferimento” nel campo della diplomazia alimentare.

Bisogna interpretare la povertà alimentare anche come povertà culturale”, ha commentato Gian Paolo Cesaretti, presidente della Fondazione Simone Cesaretti, co-coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 2, che ha aperto la prima delle due tavole rotonde dell’evento, dedicata al tema “L’Italia e la povertà alimentare: soluzioni ed esperienze di innovazione sociale”. “Quando parliamo di innovazione sociale non possiamo pensare solo al profitto”, ha proseguito Cesaretti. “Ma dobbiamo guardare al tema della povertà alimentare a tutto tondo, includendo anche l’aspetto culturale”. 

Da sinistra a destra, in studio: Federica De Gaetano, Davide Marino, Gian Paolo Cesaretti, Dario Giardi, Marco Lucchini. In collegamento: Sabrina Soffientini e Alberto Frausin.

Federica De Gaetano, responsabile scientifica per lo sviluppo rurale e la sicurezza alimentare dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), ha illustrato i principali campi di azione dell’Agenzia – sviluppo economico, migrazione, ambiente, istruzione e formazione, sviluppo umano, emergenza – e il tipo di interventi, di carattere “tecnico e operativo”. “Nel campo della sicurezza alimentare abbiamo finanziato circa 300 iniziative, per un valore totale di 500 milioni di euro” ha aggiunto De Gaetano, sostenendo in particolare i piccoli agricoltori, il cooperativismo e il ruolo delle donne e dei giovani in ambito agricolo. “Per noi è importante lavorare su più fronti per assicurare il benessere alle popolazioni più vulnerabili”.

A seguire è intervenuto Marco Lucchini, segretario generale della Fondazione banco alimentare. “La povertà è cambiata e il mondo della filiera agroalimentare è cambiato. È importante metterci sotto la lente, noi per primi”. Lucchini si è soffermato sull’importanza della Legge 166 del 2016, che concerne la donazione e distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi. “Non buttare via nulla: questo principio ha permesso di portare migliaia di tonnellate di cibo a persone che soffrono di insicurezza alimentare”. Lucchini, dopo aver invitato l’intera filiera agroalimentare a realizzare un “circular food system”, ha concluso: “il cibo non è una commodity, è un dono che ci è dato per vivere, e non si può trattare come commodity. Non si deve giocare sulla speculazione”.

Davide Marino, dell’Osservatorio per l’insicurezza alimentare della Città metropolitana di Roma Capitale, ha parlato dell’importanza di “un’interfaccia tra scienza e politica”, per capire come utilizzare i dati, necessari per interpretare le evoluzioni presenti e future: “Non dobbiamo solo comprendere chi soffre oggi di insicurezza alimentare, ma anche chi ne soffrirà nei prossimi anni”. La povertà alimentare, ha proseguito Marino, riguarda in particolare un tema – l’accesso al cibo – ma ha uno spettro multidimensionale, poiché include anche fattori culturali o sociali. “500mila persone vivono il cibo come fattore di insicurezza nell’area metropolitana di Roma”, ha commentato, e quest’insicurezza dipende da una molteplicità di cause che è necessario individuare.


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Ci sono circa 570 milioni di agricoltori nel mondo, ma soltanto l’1% è organizzato in forma di impresa”. Questi i dati portati da Dario Giardi, responsabile sostenibilità ed economia circolare di Confagricoltura, che ha sottolineato l’importanza di un’azione collettiva dell’intera filiera e della necessità di differenziare, “a livello normativo”, le eccedenze e gli sprechi. Lo spreco, per Giardi, deriva infatti da una “cattiva programmazione”, mentre l’eccedenza “deve fare i conti con il fatto che il settore deve garantire la sicurezza alimentare”, ma allo stesso tempo è funestato da cambiamenti climatici “difficilmente prevedibili”.

Sabrina Soffientini, della sezione Attività economiche e produttive di Federconsumatori, si è soffermata sulle conseguenze del conflitto russo-ucraino in Italia. Secondo le ricerche di Federconsumatori, infatti, il consumo di carne e pesce è calato del 16,8%, mentre quello dei cittadini che acquistano frutta e verdura del 12,9%. A questo crescente disagio si è aggiunto l’incremento di alcuni “costumi consolatori” come il gioco d’azzardo, ha aggiunto Soffientini. “È necessario aumentare con urgenza il benessere delle famiglie, ma anche accrescere la consapevolezza dell’impatto delle proprie scelte. Qualsiasi dinamica speculativa sui beni alimentari è inammissibile”.

A seguire l’intervento di Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione. “Oggi funzioniamo solo se cooperiamo insieme”, ha detto Frausin, rimarcando il ruolo centrale che giocano i comportamenti dei consumatori nel processo di cambiamento. “Nello spreco alimentare, il consumo in famiglia equivale a quasi la metà dello spreco complessivo”. Il consumatore, ha proseguito, “è continuamente alla ricerca di un modo per migliorare”. Le innovazioni da questo punto di vista esistono già – un esempio è il Qr code che dovrebbe essere inserito sui prodotti, per un corretto smaltimento – “ma il problema è la rapidità con cui le innovazioni vengono applicate”. “Il consumatore deve essere il motore e cerca di esserlo”, ha concluso Frausin, “ma a volte gli arrivano messaggi contrastanti. Occorre creare un’unica filiera informativa”.  

La seconda tavola rotonda, dal titolo “L'innovazione tecnologica e organizzativa per rispondere alle nuove esigenze dei consumatori”, focalizzata sulle tematiche del Goal 12 (Produzione e consumo responsabili) è stata moderata da Valter Menghini, del consiglio direttivo dell’Associazione italiana per lo sviluppo dell’economia circolare (Aisec) e co-coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 12. “Occorre promuovere scelte di consumo e risparmio che pongano al primo posto la sostenibilità sociale e ambientale”, ha introdotto Menghini, che poi ha dato la parola ai vari speaker presenti in studio e in connessione web.  


Da sinistra a destra: Diana Lenzi, Francesco Malaguti, Valter Menghini e Gianpiero Calzolari.

Il primo a intervenire è stato Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo: “Ci sono molte cose da fare: alcune più semplici, come sostituire la plastica con la carta, altre più difficili. Dobbiamo però spiegare al consumatore che il sacrificio dei produttori richiederà dall’altra parte scelte importanti nell’acquisto, dove si dovranno privilegiare i prodotti sostenibili”. Calzolari si è poi soffermato sul valore della conoscenza, in un settore ormai diventato ad alta complessità: “Non possiamo permetterci di ragionare in solitudine”, ha detto il presidente di Granarolo. “Bisogna studiare e approfondire: oggi chi fa l’imprenditore non può prescindere dalla conoscenza di alcune dinamiche”.

Per Diana Lenzi, imprenditrice, presidente Ceja young farmers, “serve un cambio di mentalità” e una nuova imprenditoria sostenibile capace di ridurre sensibilmente gli sprechi. “Suolo, aria, acqua sono beni primari che non possono essere più gestiti in modo non controllato”, ha dichiarato, soffermandosi anche lei sul ruolo indispensabile delle competenze tecniche. “La sostenibilità economica di un’azienda si crea tramite una mentalità imprenditoriale, programmi di formazione e imprenditori agricoli con una poliedricità di competenze”. Lenzi ha poi denunciato la “scarsezza di attrattiva del settore agricolo”, il “pericolo più grande” che allontana i più giovani da questo tipo di lavoro. “Stiamo facendo gestire il settore da degli incompetenti”, ha concluso Lenzi, “e dove non c’è competenza non c’è competitività, dove non c’è competitività non c’è ricambio di settore”.

A seguire è intervenuto Francesco Malaguti, presidente di Camst, azienda di ristorazione e facility services. “Le mense sono tra gli atti più democratici che esistano, perché bambini e bambine diversi si incontrano”, ha dichiarato Malaguti. “Durante il lockdown si è capito che il pasto a scuola per tanti bambini e bambine è l’unico vero pasto della giornata”, ha aggiunto il presidente di Camst. Per questo, alla richiesta di molti genitori riguardo la corretta alimentazione da fornire ai figli durante il periodo di chiusura delle scuole, Camst ha risposto condividendo con gli utenti il “bagaglio di informazioni clamoroso” che un pasto scolastico porta con sé.  

 Matteo Lorito, rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha parlato invece della recente apertura del Centro Nazionale Agritech, nato per “portare in agricoltura tecnologie abilitanti” e inaugurato grazie ai fondi del Pnrr.

“Fino a ora un imprenditore doveva fare riferimento a diverse università, centri di ricerca, ma da oggi ha un punto di riferimento a livello nazionale”. Il Centro, in questi mesi, ha raccolto “quanto c’è di meglio in Italia in termini di implementazione di tecnologie in campo agricolo”, creando un sistema di ricerca nazionale “a cui tutti possono accedere”. Il senso di centri nazionali di questo tipo, ha concluso Lorito, è “portare le tecnologie sul mercato”.

A Valentino Bobbio, segretario generale di NeXt – Nuova economia per tutti, e co-coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 12, sono state affidate le conclusioni del convegno.

Bobbio, oltre a presentare i risultati del Position paper del Goal 12, si è soffermato su alcune tematiche emerse durante il pomeriggio di dibattito, in particolare sulla necessità di una fitta collaborazione: “Ci vuole un quadro di politiche strutturali che sia promosso dalle istituzioni, ma c’è bisogno anche di un cambiamento a livello culturale”, ha concluso il presidente di NeXt. “Questi non sono più problemi per specialisti, ma per persone capaci di collaborare con competenze diverse. C’è un grande lavoro da fare”.

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di Flavio Natale

venerdì 21 ottobre 2022

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