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Rapporto Coop 2022: nonostante i rincari gli italiani non risparmiano sul cibo
La spending review attivata in altri comparti non tocca le scelte alimentari: la sostenibilità condiziona il carrello della spesa. Il lavoro è sempre più povero e i cambiamenti climatici sono in cima alle preoccupazioni dei cittadini. 27/10/22
“Nessuno di noi a inizio 2022 avrebbe potuto prevedere una situazione di tale complessità peraltro non solo destinata a durare, ma con buone probabilità a accentuarsi” ha dichiarato Maura Latini, amministratrice Delegata di Coop Italia in occasione della pubblicazione del “Rapporto Coop 2022: consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” realizzato attraverso due survey che hanno coinvolto rispettivamente un campione di mille italiani e un campione di 860 opinion leader e market maker.
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Il Pil globale è in discesa e la doppia dipendenza dell’Europa dal gas russo e dalle commodities alimentari di Ucraina e Russia ha fatto impennare l’inflazione. “In Italia”, si legge nel Rapporto, “il dato del +7,8% nel 2022 ci fa ritornare indietro di 40 anni”. Era al +9,2% nel 1985 e da allora non aveva mai raggiunto cifre simili. L’incremento dei prezzi per le spese di abitazione e utenze è ritornato ai livelli del 1980, così come “per i trasporti si ritorna indietro fino al 1984”. Per il 2022 la perdita media del potere d’acquisto stimata delle famiglie è di 2.300 euro.
Le priorità. In cima alle preoccupazioni degli italiani, che non minimizzano guerra e tensioni sociali, c’è l’emergenza climatica. Il 38% ritiene che il prossimo evento epocale sarà dovuto proprio al climate change. Il 56% pensa che questa emergenza debba avere la massima priorità a livello nazionale e internazionale. D’altra parte, il caro bollette è un dilemma per molti, e pesa come un macigno sulle famiglie. Il 57% dichiara già oggi la difficoltà di pagare l’affitto e il 26% pensa di sospendere o rinviare il pagamento e, restringendo il campo a luce e gas, un italiano su tre entro Natale potrebbe non coprire più le spese per le utenze. Il 41% si dichiara già molto attento a accendere le luci il meno possibile, il 30% è già consapevole di ridurre il riscaldamento domestico e molti sono gli italiani abituati ad un uso razionale degli elettrodomestici. Per il 67% e il 40% degli intervistati, l’energia solare ed eolica rappresentano le due migliori opzioni in campo rinnovabile, capaci di allentare la dipendenza dei combustibili fossili.
La classe media è sempre più in difficoltà. Nel 2022, 24 milioni di persone hanno sperimentato almeno un disagio e la povertà ha colpito 6 milioni di persone in più. Il lavoro è sempre più povero e lavorare non basta più. L’Italia è fanalino di coda tra le principali economie europee nel rapporto tra costo della vita e stipendi medi, con un salario del 33% più basso di quello dei tedeschi, che hanno un costo della vita equiparabile al nostro, e in linea con gli stipendi degli spagnoli, che hanno un costo della vita più basso del 19%. Un occupato su cinque, tra coloro che hanno contratti part time, è oggi a rischio povertà e un dipendente su dieci full-time corre lo stesso rischio. In Italia sono 900 mila i lavoratori che guadagnano meno di mille euro al mese, il doppio rispetto a 15 anni fa.
Ripartire da se stessi. Di fronte al caos che stiamo vivendo, la maggioranza degli italiani guarda alla propria dimensione personale: salute, benessere, affetti, amore. Sono molti i cittadini che, guardando avanti, vogliono fare ciò che davvero gli piace (54% degli intervistati) seguito da propositi di mangiare meglio e mettersi a dieta (47%), rivendicare i propri diritti (44%), curare l’aspetto esteriore (39%), stare con gli amici (38%). Un rifugio nella propria comfort zone, consapevoli che qualcosa sta per accadere e, per questo, molto attenti a ciò che succede intorno a loro e perennemente informati.
Eccessi e dipendenze. Forse era inevitabile che le difficoltà economiche e le preoccupazioni legate alle incognite del futuro generassero contraccolpi negativi. Più che mai, gli italiani si dichiarano dipendenti dagli smartphone e dai social (rispettivamente il 45% e il 28% del campione), guardano serie tv (31%), inseguono esperienze ad alto tasso di adrenalina (12%) e in questa escalation di eccessi si espande l’area delle possibili patologie come il consumo di alcolici, le scommesse e i giochi. Aumenta di cinque volte l’uso di psicofarmaci e quadruplica l’uso di droghe.
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Nessuno tocchi il mio cibo. Il delicato periodo attuale non poteva risparmiare la filiera del cibo. Il mercato italiano manifesta una inflazione dei prodotti alimentari lavorati, registrando un +10%, in ritardo rispetto all’aumento dei prezzi registrato in altri Paesi europei (+13,7% in Germania e +13,5% in Spagna). Allo stesso tempo, nonostante l’aumento dei prezzi, i volumi di vendita registrano un +7,8% nel primo semestre 2022 rispetto al 2019. Il mercato italiano è al momento l’unico a mantenere un trend positivo dei volumi di vendita (+ 0,5% contro -5,4% del Regno Unito, -3,7% della Germania, -2,3% della Francia e -1,3% della Spagna) e questa differenza, assieme al ritardo dell’incremento dei prezzi, presagisce una imminente inversione di tendenza. Ciò nonostante, sono 24 milioni e mezzo gli italiani che nonostante gli aumenti non sono disposti a scendere a compromessi nelle loro scelte alimentari e nei prossimi mesi prevedono di diminuire la quantità ma non la qualità del loro cibo. ll carrello non è più la fonte da cui attingere “per finanziare altri consumi”, rileva il Rapporto, “ma un fortino da proteggere”. Il cibo a cui non si rinuncia è quello più sobrio, basico, italiano e sostenibile. Meno spazio sulla tavola per i cibi etnici, le varie tipologie di “senza”, i cibi pronti e anche il bio pare subire una battuta d’arresto. La quota di italiani che segue uno stile alimentare biologico è diminuita del 38%.
L’anno più difficile per la Gdo. Il 2022, e forse ancor di più il 2023, potrebbe essere l’anno più difficile della storia della grande distribuzione organizzata in Italia. Le imprese retail devono fare i conti con il rincaro dei listini industriali e con il caro energia, cercando di attutire il più possibile l’effetto sulla capacità di acquisto del consumatore. Ad oggi, i prezzi dei beni alimentari venduti dall’industria alle catene della Gdo sono cresciuti del 15% rispetto allo scorso anno. A guidare gli aumenti sono soprattutto i prezzi dei prodotti basici: olio di semi (+40,9%), olio di oliva (+33,1%), pasta (+30,9%) e farina (+25,4%).
Contemporaneamente, dopo lo tsunami energia che si è abbattuto anche sulla grande distribuzione, i costi energetici che nel 2019 valevano l’1,7% del fatturato, si moltiplicheranno almeno per tre volte raggiungendo nel 2022 una incidenza del 4,7% e del 5,2% nel 2023.
di Tommaso Tautonico