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I numeri del Bes che entreranno nella legge di bilancio per valutare le politiche
Il governo propone 12 indicatori di benessere equo e sostenibile, sulla base del lavoro della Commissione di esperti: consentiranno una valutazione “oltre il Pil”. Ma c’è un errore.
Reddito medio ma anche diseguaglianza, speranza di vita ma anche eccesso di peso, occupazione femminile ma anche uscita precoce dal sistema di istruzione, emissioni di CO2 ma anche abusivismo edilizio: i 12 indicatori che il governo ha presentato alla Camera il 5 luglio per valutare il benessere “oltre il Pil” sono certamente una selezione molto ridotta rispetto ai 135 indicatori del Benessere equo e sostenibile (Bes) elaborato a suo tempo da Istat e Cnel, ma assumono grande importanza politica perché andranno a corredare la legge di bilancio, sulla base delle indicazioni della legge di riforma 4 agosto 2016, n. 163.
Per scegliere questi indicatori, che devono offrire un quadro del benessere collettivo aggiornato per gli anni passati ma anche proiettato al prossimo triennio sulla base delle scelte di politica economica che il governo propone ogni anno al Parlamento, la legge di riforma ha previsto l’istituzione di un Comitato di esperti che è stato presieduto dal dirigente del ministero dell’Economia Federico Giammusso per conto del ministro. Gli altri membri erano Roberto Monducci, che all’Istat dirige il Dipartimento per la produzione statistica, Andrea Brandolini, capo del servizio analisi statistiche della Banca d’Italia, Luigi Guiso, professore di Economia all’Einaudi Institute for Economics and Finance ed Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro e portavoce Asvis, che nei suoi precedenti incarichi di chief statistician dell’Ocse e di presidente dell’Istat ha avviato le ricerche sulle misure del progresso e ha fatto nascere il Bes in Italia.
Il Comitato ha presentato le sue conclusioni al ministro Gian Carlo Padoan il 20 agosto. La legge stabilisce che "I predetti indicatori sono successivamente adottati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, da esprimere entro trenta giorni dalla data di trasmissione dello schema del predetto decreto. Decorso tale termine il decreto può essere comunque adottato, anche in mancanza dei pareri.” Di conseguenza, Padoan ha presentato alla Camera il 5 luglio l’atto parlamentare da sottoporre alle Commissioni, con la sua relazione.
Gli indicatori saranno già recepiti nella bozza di legge di bilancio che l’esecutivo presenterà in ottobre. Ricordiamo che il governo aveva già manifestato la sua buona volontà di dare attuazione alla legge con l’introduzione di una prima batteria di quattro indicatori nel Documento di economia e finanza di aprile, quando ancora i lavori del Comitato non erano conclusi.
Ecco l’elenco:
- reddito medio disponibile aggiustato pro capite;
- indice di diseguaglianza del reddito disponibile;
- indice di povertà assoluta;
- speranza di vita in buona salute alla nascita;
- eccesso di peso;
- uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione;
- tasso di mancata partecipazione al lavoro;
- rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli;
- indice di criminalità predatoria;
- indice di efficienza della giustizia civile;
- emissioni di C02 e altri gas clima alteranti;
- indice di abusivismo edilizio.
Segnaliamo un curioso errore: la copertina dell’Atto parlamentare recita: “Schema di decreto ministeriale recante individuazione degli indicatori di benessere equo e solidale”. Il Bes anziché sostenibile è diventato solidale. La solidarietà (internazionale) è importante, come ci dice l’Obiettivo 17 degli SDGs, ma sarà misurata in altra sede.
di Donato Speroni