per dare un futuro alla vita   
e valore al futuro

Notizie

Tre mld di persone in più: lo sfruttamento delle risorse raddoppierà nel 2060

La crescita del Pil beneficerà tutto il mondo ma dovrà realizzarsi con un minor impiego di materiali, dice l’Ocse. Servitization e sviluppo tecnologico possono aiutare, ma potrebbero non bastare. 6/11/2018

"La crescita nell'utilizzo di risorse materiali, unita alle conseguenze ambientali dell'estrazione, della lavorazione e dei rifiuti derivanti dagli stessi materiali, aumenterà la pressione sulle risorse delle nostre economie e metterà a repentaglio i futuri guadagni in termini di benessere". Così Angel Gurria, segretario generale Ocse, commenta il rapporto Global Material Resources Outlook to 2060 (che sarà disponibile in forma integrale dal 27 novembre sul sito Ocse), documento che si incentra sul futuro delle risorse materiali e sul loro impatto sugli SDGs e in particolare sull’ambiente.

“L'economia globale entro il 2060 aumenterà di quattro volte”, questo il messaggio che si evince dal Rapporto. Il mondo ha infatti visto forti sviluppi economici negli ultimi decenni, con la crescita globale del Pil guidata da economie emergenti in rapida crescita come la Cina e l'India, spostando gli equilibri economici globali. “La crescita della popolazione rallenterà”, assicura il rapporto, “ma comunque altri tre miliardi di persone saranno aggiunti al totale di sette miliardi nel 2060”. Allo stesso tempo, gli standard di vita stanno gradualmente convergendo tra le economie: i tassi di crescita pro capite sono più alti nelle economie emergenti e in via di sviluppo rispetto alla regione dell'Ocse, e si prevede che entro il 2060 il Pil globale pro capite raggiunga il livello attuale dei Paesi Ocse. Il risultato è che l’aumento della popolazione e la triplicazione dei livelli di reddito pro capite globali si combineranno dando vita a un quadruplo del Pil globale.

La crescita di molti Paesi (Cina, India e anche Africa Sub-Sahariana) è ovviamente una buona notizia, ma allo stesso tempo comporterà un maggior utilizzo delle risorse e una necessaria modifica delle strutture di base che regolano l’economia globale. Si prevede infatti che l'uso di risorse materiali raddoppierà nei prossimi decenni, passando da 79 Gt (gigatonnellate, pari a un miliardo di tonnellate) nel 2011 a 167 Gt nel 2060.

 

 

La situazione sarebbe ben più grave senza alcune tendenze socioeconomiche del prossimo futuro che porteranno a un differente uso delle risorse materiali. La prima riguarda lo spostamento della domanda dai beni di produzione e beni agricoli verso la cosiddetta servitization (strategia per cui i servizi proposti in combinazione con un prodotto diventano parte centrale dell’offerta e giocano un ruolo fondamentale per la generazione di valore del prodotto). A livello globale, la quota dei servizi dovrebbe aumentare dal 50% al 54%, e questo fenomeno è generato da crescita del reddito e digitalizzazione. La seconda tendenza riguarda invece i miglioramenti tecnologici, strumenti necessari per rallentare l'utilizzo forsennato delle risorse materiali nonostante la crescita della produzione, in tutti i settori dell’economia.

Questi due trend, in controtendenza rispetto allo sfruttamento delle risorse, produrranno un disaccoppiamento tra utilizzo dei materiali e crescita del Pil. E’ previsto infatti che l'intensità di utilizzo delle risorse materiali diminuirà più rapidamente rispetto agli ultimi decenni, in media dell'1,3% l'anno, e che l'utilizzo di questi materiali aumenterà, ma non così rapidamente come il Pil.

Il disaccoppiamento assoluto tra utilizzo delle risorse materiali e crescita del Pil (e anche tra utilizzo delle risorse e degrado ambientale) sono inoltre al centro nell'SDG 8.4. Senza i due trend citati in precedenza, responsabili rispettivamente di 112 Gt (servitization) e 84 Gt (tecnologia) di risparmio, lo sfruttamento delle risorse sarebbe circa il doppio, arrivando a 350 Gt entro il 2060, come dimostrato nella figura sotto.

 

 

 

Nello specifico, non tutte le risorse materiali aumentano con la stessa percentuale, poiché sono collegate a diverse attività economiche. Ad esempio, i metalli sono progettati per crescere più velocemente. Nel periodo fino al 2060, si prevede che i metalli aumenteranno da 7 a 19 Gt all'anno, così come i minerali non metallici (come i materiali da costruzione, in crescita da 35 Gt nel 2011 a 82 Gt nel 2060). Il loro uso crescerà rapidamente nel breve periodo, dato il forte legame con investimenti ed esigenze di costruzione.

Ovviamente, dati i diversi livelli di sviluppo fin qui raggiunti, i modelli regionali di utilizzo dei materiali cambieranno significativamente. La crescita più ingente si avrà infatti nei Paesi non-Ocse (da 24 Gt nel 2011 a 67 nel 2060), mentre nei Paesi Ocse, grazie alla crescita lenta della popolazione e la tendenza al disaccoppiamento, avremo un livello di utilizzo dei materiali che aumenterà “solamente” da 22 Gt nel 2011 a 39 Gt nel 2060. Si prevede che l'intensità di impiego dei materiali diminuirà inoltre di molto in Cina e in India, dove il boom delle infrastrutture sta volgendo al termine, mentre aumenterà in Africa Sub-Sahariana.

“L’estrazione e l'uso dei materiali hanno gravi conseguenze ambientali”, dichiara l’Ocse. Questi effetti derivano dai metodi di estrazione e lavorazione delle risorse che provocano emissioni di gas a effetto serra, dal loro utilizzo (inquinamento atmosferico causato dalla combustione di combustibili fossili) e dallo smaltimento di questi (inquinamento di aria, terra e acqua dai rifiuti delle discariche).

 

 

 

Gli Stati, a vari livelli di sviluppo, utilizzano ovviamente le risorse in modo diverso e hanno differenti opportunità per separare l'utilizzo dei materiali dalla crescita economica. I Paesi in via di sviluppo, ad esempio, avranno una tendenza maggiore verso lo sfruttamento delle risorse piuttosto che verso il disaccoppiamento. È necessario quindi un approccio granulare per capire quali interventi strategici possano migliorare l'efficienza delle risorse a livello settoriale e in che modo è possibile evitare le principali conseguenze ambientali, promuovendo un mutamento globale che tenda verso l’economia circolare. “Un'efficace politica delle risorse si basa quindi su una comprensione dettagliata dei driver economici dell'uso dei materiali e delle conseguenze ambientali”, afferma il rapporto. Per questo motivo, ad esempio, è nato il progetto Oecd Re-Circle, che mira a identificare e quantificare gli impatti delle politiche che potrebbero sostenere un'economia più circolare.

“Questo report”, conclude Gurria, “potrà aiutare i responsabili politici a comprendere la direzione in cui ci stiamo dirigendo e a valutare quali azioni possano sostenere un'economia circolare”.

Highlights del report

 

di Flavio Natale 

martedì 6 novembre 2018

Aderenti

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Via Farini 17, 00185 Roma C.F. 97893090585 P.IVA 14610671001

Licenza Creative Commons
This work is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale