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La crescita annua del commercio di materie prime alimentari rallenta all'1,3%

Il rapporto Ocse-Fao fornisce una panoramica sulle modifiche che importazioni e consumi di cibo subiranno nel prossimo decennio. I Paesi ricchi mangeranno meno carne rossa, quelli poveri più prodotti lavorati. 17/7/2019

Sappiamo bene che il settore agricolo è soggetto sia a fattori ambientali, quali il cambiamento climatico, che a quelli demografici. Cercare di capire come si modificheranno i prezzi dei prodotti agricoli in seguito agli eventi estremi e all’aumento demografico può essere, dunque, importante per comprendere come sfamare un mondo che nel 2050 si appresta ad ospitare poco meno di 10 miliardi di persone.

Secondo la relazione annuale a doppia firma Ocse-Fao, resa nota l’8 luglio con il titolo “Oecd-Fao Agricultural Outlook 2019-2028”, la domanda totale di prodotti agricoli è destinata a crescere del 15% nei prossimi dieci anni ma i prezzi, tenendo conto dell’inflazione, dovrebbero sostanzialmente rimanere invariati.

L’intento dello studio è quello di fornire una valutazione sul mercato delle materie prime agricole e ittiche su un piano globale e regionale; nell’edizione di quest’anno viene dedicato un focus all’America latina.

“L'agricoltura globale si è evoluta in un settore molto diversificato, con attività che vanno dalle piccole fattorie di sussistenza alle grandi multinazionali", hanno dichiarato il direttore generale della Fao José Graziano da Silva e il segretario generale dell'Ocse Angel Gurría durante la presentazione del Rapporto che si è tenuta a Roma, ricordando che gli agricoltori oggi svolgono un importante ruolo: “sono fondamentali custodi dell'ambiente naturale e nel tempo sono diventati anche produttori di energie rinnovabili".

Il riferimento è ai biocarburanti che conquistano anno dopo anno importanti fette di mercato. Si calcola, infatti, che la loro produzione è destinata a crescere nel periodo considerato, e in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo.

Inoltre, il Rapporto rileva che il consumo globale di zuccheri e oli vegetali continuerà a salire. Un trend che coinvolge anche quelli che vengono definiti come “cibi pronti e troppo lavorati”, poco adatti a un corretto stile di vita, destinati a diventare fenomeno di consumo nelle nazioni investite dalla crescita economica e da quelle a basso e medio reddito.

L’informazione sulla corretta alimentazione, invece, dovrebbe spingere i Paesi più ricchi a ridurre pian piano i consumi di carne rossa. Previsto anche un calo dell’uso di oli vegetali in favore del burro.

“Le aree con una rapida crescita della popolazione non sono necessariamente quelle in cui è possibile incrementare in modo sostenibile la produzione alimentare, quindi è fondamentale che tutti i governi supportino mercati agroalimentari accessibili, trasparenti e prevedibili”, ha sottolineato Ken Ash, responsabile dell'Ocse per il commercio e l'agricoltura, in riferimento alle modifiche nei consumi.

Nei prossimi dieci anni dovrebbe poi aumentare la richiesta di cereali (soprattutto riso e grano) per uso alimentare: si calcolano 150 milioni di tonnellate in più prodotte, pari a un aumento del 13% rispetto ai livelli attuali.

In generale il commercio di materie prime agricole dovrebbe passare da una crescita media annua del 3,3% di questo decennio, a un aumento di circa l’1,3% all’anno. Un rallentamento dovuto soprattutto alla prevista contrazione della domanda di importazione che subiranno le materie prime agricole. 

Infine, la lente d’ingrandimento posta sui Paesi del sud America, svela che per quanto riguarda l’America latina e i Caraibi, area che conta il 23% delle esportazioni mondiali di prodotti ittici e agricoli, si prevede un aumento della quota: nel 2028 un quarto delle esportazioni globali dovrebbero provenire proprio da quella zona.

di Ivan Manzo

mercoledì 17 luglio 2019

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