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La circolarità dell’economia è un prerequisito per la neutralità climatica
Il “Rapporto sull’economia circolare in Italia 2021” e il dossier “L’economia circolare italiana per il Next Generation Eu” mostrano che il Paese è leader in Europa nel settore ed è pronto a puntare sulla transizione ecologica. 01/04/21
Il “Rapporto sull’economia circolare in Italia 2021”, giunto alla sua terza edizione, presenta un’analisi aggiornata sullo stato dell’economia circolare in Italia, in comparazione con le altre principali economie europee, e aggiorna l’analisi delle le principali misure adottate in materia a livello nazionale ed europeo. Il documento è stato elaborato dal Circular economy network, la rete promossa dalla Fondazione sviluppo sostenibile e da un gruppo di aziende e associazioni, in collaborazione con Enea e diffuso il 23 marzo. Il focus del rapporto di quest’anno riguarda il contributo che l’economia circolare dà alla lotta ai cambiamenti climatici. Secondo il Circularity Gap Report 2021 del Circle Economy, che misura la circolarità dell’economia mondiale, raddoppiando l’attuale tasso di circolarità dall’8,6% (dato 2019) al 17%, si possono tagliare le emissioni globali di gas serra del 39% l’anno.
L’Italia conserva tra le principali economie dell’Unione europea la medaglia d’oro per l’economia circolare, ma questo primato è a rischio. Nella produzione circolare il nostro Paese ottiene 26 punti, con un distacco di cinque punti dalla Francia. Rispetto al 2020 l’Italia è stabile al primo posto ma senza miglioramenti significativi, al contrario, la Francia nello stesso periodo cresce di un punto.
Quel che appare evidente dall’analisi è che nel corso del 2020 sembra essersi determinato, dal punto di vista delle strategie e delle misure messe in campo, un contesto favorevole per accelerare la transizione all’economia circolare.
Nell’ambito delle strategie e delle politiche per l’economia circolare, il contesto europeo e nazionale ha visto un profondo cambiamento nel 2020. A fronte della pandemia e della crisi economica e sociale, l’Unione europea ha compiuto un vero e proprio salto di qualità.
Il piano Next Generation Eu è stato un impegno senza precedenti non solo dal punto di vista delle risorse finanziarie, ma soprattutto dell’orizzonte strategico, con l’obiettivo di costruire un’economia ecologicamente sostenibile e un modello sociale più inclusivo.
A supporto del Next Generation Eu è stato messo in campo un forte impegno finanziario del valore di 750 miliardi di euro (di cui 209 attesi per l’Italia), in aggiunta ai 1.100 miliardi di euro del bilancio a lungo termine dell’Ue, previsti dal Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027. Inoltre, in vista di una più complessiva riforma del bilancio e del sistema di risorse proprie, l’Unione europea ha previsto l’emissione di obbligazioni (tra cui “green bond”) nonché alcune ulteriori misure di finanziamento coerenti con gli obiettivi strategici.
Per utilizzare i finanziamenti europei gli Stati membri devono presentare entro il 30 aprile 2021 i Piani nazionali di ripresa e resilienza. Ciascun piano deve prevedere riforme e investimenti da realizzare entro il 2026, coerenti con gli obiettivi strategici indicati dall’Unione europea per accelerare la transizione ecologica e digitale e, al tempo stesso, mitigare l’impatto sociale ed economico della crisi, rafforzare la resilienza dei sistemi economici e sociali, promuovere la coesione sociale e territoriale.
Nell’ambito del Green Deal, il nuovo Piano di azione per l’economia circolare e la nuova Strategia industriale europea vanno nella comune direzione di accelerare la trasformazione industriale nel segno della transizione ecologica. La recente risoluzione del Parlamento europeo sottolinea peraltro che la transizione a un’economia circolare è una delle condizioni necessarie per raggiungere entro il 2050 l’obiettivo emissioni nette zero di gas serra.
Il nuovo piano rivolge una particolare attenzione alla progettazione di prodotti sostenibili e alla circolarità nei processi produttivi, nonché ad alcuni settori ad alta intensità di risorse e ad alto impatto ambientale (tra cui la plastica, il tessile, le costruzioni, l’elettronica, le produzioni alimentari, le batterie, i veicoli). Individua inoltre le quattro macroaree di interesse su cui puntare per recuperare i gap di circolarità oggi ancora presenti:
- riduzione dell’utilizzo delle risorse. Diminuzione della quantità di materiale usato nella realizzazione di un prodotto o nella fornitura di un servizio attraverso il design circolare;
- allungamento dell’utilizzo delle risorse. Ottimizzare l’uso delle risorse e aumentare la vita dei prodotti;
- utilizzo di materie prime rigenerative. Sostituire i combustibili fossili e i materiali non rinnovabili con energie e materiali rinnovabili;
- riutilizzo delle risorse. Effettuare il riciclo dei rifiuti e il reimpiego delle materie prime seconde.
Uno strumento fondamentale per questo percorso è offerto dalla adozione del Regolamento Ue sulla tassonomia, il primo sistema al mondo di classificazione delle attività economiche sostenibili, che consentirà di valutare la sostenibilità ambientale degli investimenti in progetti e attività economiche e quindi di orientarli verso tecnologie e imprese più sostenibili e circolari.
Il Rapporto del Circular economy network dedica una intera sezione ad alcuni esempi che mostrano come misure di circolarità possano contribuire all’abbattimento di emissioni di gas serra: le misure di circolarità per acciaio e alluminio; per la plastica, per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, per i prodotti tessili, nel settore dei trasporti, per la bioeconomia rigenerativa, per il settore delle costruzioni e per la gestione dei rifiuti.
Sulla scia delle strategie e delle azioni adottate dall’Unione europea, anche l’Italia nel corso del 2020 ha compiuto alcuni importanti passi avanti. In particolare, sono entrati in vigore i decreti legislativi di recepimento delle direttive europee in materia di rifiuti – in attuazione dei quali, tra l’altro, nel corso del 2021 dovrà essere elaborato il Programma nazionale di gestione dei rifiuti, mentre il nuovo Piano Transizione 4.0 e le connesse misure contenute nella legge di bilancio hanno previsto specifiche agevolazioni per gli investimenti delle imprese finalizzati all’economia circolare.
Anche il dossier pubblicato il 20 marzo da Fondazione Symbola e Comieco, dal titolo “L’economia circolare italiana per il Next Generation Eu”, sottolinea che l’Italia è leader europeo nel recupero e riciclo dei rifiuti e nell’economia circolare, con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (79%). Nel riciclo industriale delle cosiddette frazioni riciclabili classiche (acciaio, alluminio, carta, vetro, plastica, legno, tessili), l’Italia è il Paese europeo con la maggiore capacità di riciclo anche in valore assoluto, superiore alla stessa Germania. Tre indicatori chiave restituiscono l’Italia come la più circolare tra i grandi paesi europei:
- il tasso di riciclo dei rifiuti;
- l’uso di materia seconda nell’economia;
- la produttività e il consumo pro-capite di risorse.
Un primato ancora poco conosciuto nonostante si basi su dati oramai consolidati e che spesso viene semplicemente attribuito alla storica povertà di materie prime e risorse energetiche dell’Italia. L’analisi dei dati mostra invece che è anche il risultato di processi innovativi del sistema delle imprese e talvolta di una gestione pubblica delle politiche ambientali che hanno introdotto nel sistema modelli di governance (uno su tutti il sistema dei consorzi) capaci di generare filiere produttive di qualità.
di Monica Sozzi
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