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VITA SOTT'ACQUA

Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile

Oltre tre miliardi di persone nel mondo dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento. Secondo gli ultimi dati 2021, risulta che di questo passo entro il 2050 avremo più plastica che pesci nei nostri mari. A fronte di una media europea del 77,8%, in Italia gli stock ittici sono sovrastruttati al 91,4%. 

Notizie

Capire lo sviluppo sostenibile: i quattro seminari dell’ASviS

Complessità, limiti planetari, obiettivi al 2030 e 2050, dinamiche sociali e diritti civili: questi alcuni dei temi degli incontri sulla sostenibilità dell’Alleanza. Annunciato un nuovo ciclo seminariale per il 2022.   22/12/21

“Come Alleanza abbiamo un ruolo fondamentale nel promuovere un percorso trasformativo e concreto del Paese verso la sostenibilità, valorizzando la complessità che contraddistingue le grandi sfide del presente e del futuro”. Questo l’impegno alla base del ciclo di seminari interni che l'ASviS ha realizzato nel corso del 2021, e di cui sono ora consultabili i materiali, comprensivi di video e documenti di sintesi. L’obiettivo di questi webinar è stato condividere un linguaggio comune, approfondendo i concetti fondamentali che costituiscono il risultato delle più avanzate ricerche scientifiche in campo ambientale, sociale ed economico sul tema dello sviluppo sostenibile. Agli incontri, condotti da esperti esterni o facenti parte dell’Alleanza, hanno partecipato componenti del Segretariato, Coordinatrici e Coordinatori dei Gruppi di Lavoro.

Ma di che cosa si è parlato, durante questi quattro seminari?

 

“Complessità e sviluppo sostenibile”

Il primo webinar, che si è svolto il 22 giugno, ha affrontato uno dei temi centrali dello sviluppo sostenibile: la complessità. Il seminario è stato tenuto da Mauro Ceruti, professore ordinario di Logica e filosofia della scienza, direttore della PhD School for Communication Studies, delegato del Rettore al "Laboratorio delle Idee", e Ugo Bardi, professore associato di Chimica fisica e membro del Club di Roma.

Il webinar ha esposto i principi base della complessità: la parola “complessità”, da latino cum e plecter (“intrecciato insieme”), indica un sistema reticolare, fatto di parti, nodi, linee e interazioni. In genere, in un sistema complesso non tutti i nodi sono connessi agli altri in forma indiscriminata, ma esistono alcuni più strategici di altri; inoltre, questi sistemi sono non lineari, difficilmente semplificabili e non interamente prevedibili. Per questo bisogna allenare i nostri strumenti conoscitivi che, molto spesso, fanno resistenza: più aumenta la complessità del mondo, infatti, più si rafforza la nostra tentazione alla semplificazione. Questo ostacolo alla comprensione e consapevolezza è legato al modo in cui la conoscenza è prodotta, organizzata e trasmessa. Serve dunque una maggiore educazione all’intelligenza della complessità, anche per comprendere i mutamenti generati dal cambiamento climatico: in un modello climatico aggregato, infatti, a ogni perturbazione corrisponde una risposta resiliente del sistema Terra (dotato di una sua omeostasi, ovvero la capacità dell’ecosistema terreste di gestire le perturbazioni), da individuare, capire e riuscire a prevedere.

Leggi la sintesi del primo seminario

 

“Ambiente e limiti planetari”

Il secondo seminario, svoltosi il 15 luglio e focalizzato sui limiti del nostro pianeta, ha visto la partecipazione in qualità di speaker di Fabio Trincardi, direttore del dipartimento Scienze del sistema terra e tecnologie per l’Ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr); Paola Mercogliano, responsabile della divisione Regional models and geo-hydrological impacts (Remhi) del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc); Simona Castaldi, professoressa di Ecologia presso l’Università degli studi della Campania.

Sulla scia del primo seminario sulla complessità, gli speaker hanno definito la Terra un “Sistema” complesso e adattivo, una rete di interazioni e retroazioni (aspetto sottolineato anche dal Diagramma di Bretherton, che mette in evidenza il peso delle attività umane come forza di cambiamento, e la sua rielaborazione con Steffen, che include anche il conto dei fenomeni sociali influenzati dal cambiamento climatico). A partire dal 1950, la velocità dei cambiamenti del Sistema Terra è aumentata drammaticamente, in correlazione ai cambiamenti del sistema economico globale: Steffen e altri autori hanno definito questo fenomeno “la Grande Accelerazione”. Il concetto di planetary boundaries, dunque, ha iniziato a farsi strada, definendo l’impatto dell’uomo sulle risorse del Pianeta, e i limiti che la Terra può sostenere prima di arrivare ad uno scenario irreversibile. Per stabilire un nesso di causalità tra attività antropica e cambiamento climatico, però, sono serviti molti studi: solo nel 2013, nel suo Quinto Rapporto, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) ha affermato che “l’influenza umana sul sistema climatico è chiara”. Questi cambiamenti, naturalmente, impattano anche e soprattutto la biodiversità, che rappresenta la varietà e la variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui vivono.

Leggi la sintesi del secondo seminario

 

“Costruire il cambio di rottaElementi per un’economia della sostenibilità”

Il terzo seminario ASviS, che si è svolto il 18 ottobre, è stato tenuto da Nicola Armaroli, dirigente di ricerca presso il Cnr; Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, professore ordinario di Economia politica all'Università di Bologna; Filomena Maggino, professoressa ordinaria di Statistica sociale presso l'Università Sapienza di Roma.

L’Unione Europea ha posto l’obiettivo di un taglio drastico delle emissioni al 55% (rispetto al 1990) al 2030, mentre al 2050 ha delineato il traguardo della neutralità climatica. Per l’Italia questo significa correre sette volte più veloce rispetto a quanto fatto negli ultimi 30 anni. Ma come si possono raggiungere questi obiettivi?

Attraverso le energie rinnovabili, prima di tutto. Ma il discorso, come ricordano gli speaker, non è così semplice: le rinnovabili hanno infatti la caratteristica di essere energie ad alta intensità di materiali – che necessitano dunque di convertitori e accumulatori di flussi energetici rinnovabili (e quindi risorse minerali). Il vero collo di bottiglia della transizione energetica, inoltre, è la velocità con cui si riesce a procedere in termini di esplorazione, permessi, estrazione, raffinazione e produzione di dispositivi. Occorre perciò accelerare sulla mobilità elettrica, anche se il futuro del trasporto urbano dovrà essere composto principalmente da tram elettrici, bicilette, ferrovie per le lunghe distanze e, nelle città, car sharing e guida autonoma. Inoltre, nel seminario è stata ribadita l’importanza di modificare il nostro approccio all’ambiente, educandoci a trattarlo non come un bene privato o pubblico, ma come un bene comune, ovvero un bene condiviso dalla collettività e verso cui si hanno oneri e possibilità di utilizzo. È necessario, dunque, che gli scienziati premano sui governi affinché questi concetti vengano trasmessi efficacemente dal sistema universitario.

Leggi la sintesi del terzo seminario

 

“Dinamiche sociali, governance e diritti. Un mondo nel quale nessuno resti indietro”

Il quarto e ultimo seminario del 2021 dell’ASviS, che si è svolto il 17 novembre, ha visto la partecipazione in qualità di speaker di Massimo Montini, professore associato di diritto dell’Unione Europea e di Diritto dello sviluppo sostenibile dell’Università di Siena; Emilia Romano, presidente di Oxfam Italia e direttrice di HelpAge Italia; Grammenos Mastrojeni, vice segretario generale per l’Energia e l’azione climatica dell’Unione per il Mediterraneo.

Negli ultimi anni abbiamo assistito al fallimento del modello economico dominante, caratterizzato dalla supremazia degli aspetti economici su quelli ecologici. Per affrontare le crisi ecologica e climatica del nostro tempo, secondo gli speaker, è invece necessario promuovere un ribilanciamento tra diritti e doveri umani: dalla logica dei soli diritti umani verso la Natura e le risorse naturali si deve passare a una nuova logica, basata su un insieme di diritti e di doveri reciprocamente integrati.

Per questo, gli SDGs possono essere visti come un piano operativo per la realizzazione di tutti i diritti umani. Oltre il 90% degli Obiettivi dell’Agenda 2030 sono incorporati nei trattati internazionali sui diritti umani e negli standard legati al lavoro: perciò, senza significativi progressi nell'attuazione di questi trattati, i Goal non possono essere realizzati.

Leggi la sintesi del quarto seminario

Ma questi appuntamenti, dati anche i riscontri positivi registrati, non termineranno con il 2021. Infatti, nel 2022 l'ASviS ha in programma un nuovo ciclo seminariale, caratterizzato da una serie di incontri su alcuni temi chiave dello sviluppo sostenibile.

 

di Flavio Natale

mercoledì 22 dicembre 2021

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