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Aumentano gli omicidi di attivisti per i diritti umani, giornalisti o sindacalisti: tra gennaio e ottobre 2018, in 41 Paesi ne sono stati uccisi 397. Peggiora sensibilmente la situazione italiana, dovuta soprattutto a un aumento del sovraffollamento delle carceri (114 detenuti per 100 posti disponibili nel 2017). A livello regionale, la maggior parte delle variazioni negative si registrano nel Nord e nel Centro Italia, mentre nel Sud questa tendenza è invertita.

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La metà delle donne in 57 Paesi non ha potere di scelta sul proprio corpo

Un nuovo rapporto dell’Unfpa lancia l’allarme: solo il 55% delle ragazze e delle donne ha il potere di decidere sulle tre dimensioni dell’autonomia corporea, rappresentate dall’assistenza sanitaria, la contraccezione e la vita sessuale [VIDEO]18/05/21

Centinaia di milioni di donne e ragazze non possiedono il diritto di decidere liberamente sul proprio corpo. Lo rivela il rapporto “State of world population 2021 – My body is my own - Claiming the right to autonomy and self-determination”, pubblicato in aprile dall’Agenzia delle Nazioni unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa). “Il fatto che quasi la metà delle donne non sia ancora in grado di prendere le proprie decisioni sull'opportunità o meno di fare sesso, usare contraccettivi o ricevere assistenza sanitaria, dovrebbe indignarci tutti”, ha dichiarato Natalia Kanem, direttore esecutivo di Unfpa. “Le loro vite sono governate da altri”, ha aggiunto.

Il potere di una donna di esercitare l’autonomia corporea (dall’inglese “bodily autonomy”), evidenzia il report, influisce su altre sfere della vita, come la salute, l’istruzione, il reddito e la sicurezza personale. Il diritto delle donne all'autonomia del proprio corpo significa avere il potere e il libero arbitrio di fare delle scelte senza aver paura di subire violenze e senza interferenze esterne. Significa poter decidere se, quando o con chi avere rapporti sessuali, quando rimanere incinta o avere la libertà di andare da un medico ogni volta che se ne abbia bisogno.


La metà delle donne non può ancora decidere se avere rapporti sessuali,
usare contraccettivi o ricevere assistenza sanitaria.
Le loro vite sono governate da altri.

Natalia Kanem, direttore esecutivo di Unfpa


Ci sono diversi fattori, continua il Rapporto, che impediscono a donne e ragazze di godere dell'autonomia e dell'integrità corporea. La prima fra tutte è la discriminazione di genere, che riflette e sostiene i sistemi di potere patriarcali e genera disuguaglianza. Dove esistono norme sociali discriminatorie di genere, aumenta la possibilità di perdere l’autonomia corporea, situazione amplificata dalla presenza di altre forme discriminatorie basate su razza, orientamento sessuale, età o disabilità. Nonostante le garanzie costituzionali di parità di genere in molti Paesi, nel mondo, in media, le donne godono solo del 75% dei diritti legali degli uomini. In molti casi non hanno il potere di contestare queste disparità a causa dei bassi livelli di partecipazione a processi decisionali politici e di altro tipo. Nessun Paese al mondo oggi può affermare di aver raggiunto l'uguaglianza di genere nella sua totalità. Se così fosse, sottolinea il Rapporto, non ci sarebbe violenza contro donne e ragazze, nessun divario retributivo, di leadership, di lavoro, nessuna mancanza di servizi sanitari e nei diritti che compongono l’autonomia corporea di ciascuna.

GUARDA IL VIDEO SULLA SITUAZIONE ITALIANA

Spesso, i modelli radicati nel modo in cui funzionano le società, come il patriarcato o i matrimoni forzati e infantili, possono influire sull’autonomia corporea. In alcune parti del mondo, ad esempio, la pratica del “bride price” (prezzo della sposa), con cui un uomo offre denaro, proprietà o altri beni per “comprare” il matrimonio, è un meccanismo economico di fondamentale importanza per lo scambio di potere e ricchezza. La pratica coniugale nota con il nome di “eredità della vedova” prevede, invece, che una donna intrattenga rapporti sessuali con l'uomo che la “eredita” indipendentemente dal numero di partner sessuali che potrebbe aver avuto in passato, aumentando tra l’altro il rischio di trasmissione dell'Hiv.

Negli ultimi anni, i Paesi di tutto il mondo hanno iniziato a dare priorità all'accesso all'assistenza sanitaria, sessuale e riproduttiva come strumento fondamentale per promuovere l'uguaglianza di genere. Un'analisi delle tendenze in 22 Paesi a basso e medio reddito dimostra che gli investimenti in programmi o servizi in una delle tre dimensioni non portano necessariamente cambiamenti positivi nelle altre. In Ghana, ad esempio, sono stati fatti massicci investimenti per migliorare la salute materna attraverso una maggiore accessibilità, qualità e portata dei servizi, combinate con programmi di sensibilizzazione della comunità. Di conseguenza, la percentuale di donne in grado di prendere le proprie decisioni riguardo all’assistenza sanitaria è aumentata continuamente ma, allo stesso tempo, la percentuale di donne che decidono liberamente sulla contraccezione si è stabilizzata e la percentuale di donne in grado di dire rifiutare rapporti sessuali indesiderati ha registrato una notevole diminuzione. Solo l'Uganda e il Ruanda hanno mostrato tendenze positive e coerenti nella percentuale di donne che prendono decisioni autonome in tutte e tre le dimensioni dell’autorità corporea.


Visita il sito ASviS dedicato al GOAL 5, Parità di genere


Il raggiungimento dell'autonomia corporea, prosegue il Rapporto, dipende soprattutto dal raggiungimento dell'uguaglianza di genere. Obiettivo condiviso a livello internazionale in documenti come la Dichiarazione di Pechino e il Goal 5 dell’Agenda 2030. Tali cambiamenti possono avere un impatto maggiore quando sono accompagnati da piani di riforma, adeguatamente finanziati, e istituzioni forti. I programmi di imprenditorialità femminile, ad esempio, sebbene siano popolari in molti ambienti e abbiano la potenzialità di migliorare il benessere economico delle donne, servono a poco se non sono sostenuti da azioni volte all’eliminazione dei pregiudizi sul lavoro, al sostegno ai sistemi di protezione sociale, assistenza sanitaria e ai regimi pensionistici. Importanti progressi sono stati compiuti nella comprensione di come modificare le norme sociali che mantengono intatte le discriminazioni di genere.

GUARDA #PIÙDIUNA La campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne

Questi includono campagne di sensibilizzazione e comunicazione all'interno delle comunità, volte ad aumentare la consapevolezza su come tutte e tutti - donne, uomini, ragazze e ragazzi - possano trarre vantaggio da società contraddistinte da parità di genere. Il programma MenCare in Georgia, sostenuto dall'Unfpa, è ritenuto un modello che altri Paesi potrebbero adattare a livello locale. Il programma promuove il coinvolgimento degli uomini come padri e tutori non violenti al fine di raggiungere un benessere familiare, incoraggiandoli a sostenere l'uguaglianza di genere. In Nepal, società altamente patriarcale e con forte disparità di genere, per contrastare questi modelli sono stati introdotti meccanismi proattivi per garantire uguaglianza, inclusa una Commissione nazionale delle donne, incaricata di indagare regolarmente su questioni relative alla violenza sulle donne e sulle leggi inerenti le discriminazioni di genere. Da allora, le segnalazioni di casi di violenza domestica sono aumentate di otto volte.


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attendere un’altra generazione di donne


La realizzazione dell'autonomia corporea, conclude il Rapporto, dipende dalla capacità non solo di fare scelte, ma di fare scelte consapevoli. Le donne con un livello di istruzione maggiore hanno più probabilità di prendere le proprie decisioni sulla contraccezione e sull'assistenza sanitaria e di essere in grado di sottrarsi al sesso forzato. L’eliminazione delle barriere all'emancipazione e all'autonomia femminile richiede investimenti consistenti, in linea con i principi di correttezza ed equità, e con particolare attenzione alle disuguaglianze. Tuttavia i finanziamenti sono molto al di sotto di quelli necessari, per ragioni spesso legate alla concentrazione delle risorse in istituzioni con una larga prevalenza di uomini. Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile rappresentano un passo avanti nella richiesta di misurare i progressi sull'uguaglianza di genere ma devono scontrarsi con la difficoltà di raccolta e condivisione dei dati. Si stima che solo il 13% dei Paesi disponga di un budget dedicato per raccogliere e analizzare le statistiche di genere.

 

di Tommaso Tautonico

 

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martedì 18 maggio 2021

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