Approfondimenti
I Parlamenti devono contribuire a orientare le scelte politiche verso obiettivi di medio termine
In un’epoca nella quale l’orizzonte delle scelte dei governi si restringe, adeguandosi ai tempi frenetici del mondo dei social media, i dibattiti parlamentari possono restituire alla politica una visione più ampia, nel quadro degli obiettivi dell’Agenda 2030.
Novembre 2016
Oggi assistiamo a una crisi del ruolo dei partiti politici e più in generale della rappresentanza politica.
I cittadini sono sempre meno interessati alla partecipazione politica attraverso i partiti, anche se ciò non significa un distacco dalle scelte politiche, e l'ultima campagna elettorale statunitense ne è stata la manifestazione più eloquente. La politica appare sempre più personalizzata e verticalizzata. In ciò dobbiamo trovare la prima ragione della crisi del ruolo tradizionale dei partiti e la diffusione di scelte secche come lo strumento referendario.
Nuovi movimenti e nuove forme di aggregazione politica si stanno sviluppando. Esperienze dove l'uso di Internet e i social media svolgono un ruolo crescente per la creazione e l'aggregazione del consenso su scelte politiche come anche nella selezione, nel controllo e nella valutazione dell'attività dei componenti delle istituzioni rappresentative.
In questo contesto il ruolo del Parlamento, e più in generale della rappresentanza politica, è messo in discussione. Il Parlamento, secondo la tradizionale classificazione di Bagehot, deve "eleggere un buon governo, fare nuove leggi, educare bene la Nazione, farsi correttamente interprete dei desideri della Nazione, portare compiutamente i problemi all'attenzione del Paese".
Il rapporto diretto con il leader, le campagne referendarie, la mobilitazione attraverso i social media, sono tutte sfide a queste tradizionali funzioni. Il tempo della politica richiede poi scelte rapide, anche di carattere legislativo, per le quali la lunghezza delle procedure parlamentari risulta eccessiva. I Parlamenti stanno cercando di colmare questo gap rafforzando i canali di comunicazione diretti con i cittadini, ad esempio il ruolo delle Commissioni parlamentari come collettori di informazioni e animatori di dibattiti pubblici attraverso un uso mirato della rete e delle più moderne tecnologie.
Ma è un campo questo in cui è difficile competere con l'estrema velocità dei dibattiti e del confronto che si sviluppa nello spazio pubblico attraverso i social media.
Forse una via d'uscita può essere trovata trasformando quello che appare un problema - l'inevitabile lentezza delle procedure parlamentari - in una virtù.
Procedure lente, aperte e partecipative possono essere, ad esempio, le più adatte per orientare le scelte politiche verso obiettivi di lungo periodo, come quelli di sviluppo sostenibile, rispetto ad una legislazione invece che - per quanto riguarda l'esperienza italiana - tende a svilupparsi inseguendo i tempi affannosi e stretti del ciclo politico, arrivando spesso 'a valle' del problema da gestire, anziché anticipare i temi attraverso lungimiranti scelte di policy.
E' una sfida per certi versi controintuitiva. Se il Governo e l'amministrazione - tanto più nel contesto europeo segnato da una programmazione pluriennale degli interventi - dovrebbero orientare le scelte e le politiche pubbliche in un orizzonte temporale coerente con gli impegni assunti dall'Italia a livello europeo ed internazionale, la natura stessa del mandato parlamentare porta, in taluni casi e inevitabilmente, a concentrare la propria attenzione su istanze più particolaristiche.
Ma paradossalmente è proprio la personalizzazione e la verticalizzazione della politica ad accorciare in modo spesso irresistibile l'orizzonte delle scelte dei governi, sui tempi frenetici del mondo dei social media. La durata strutturalmente (anche se non sempre in Italia) meno precaria delle legislature, i tempi dei dibattiti e dei confronti parlamentari possono divenire così, per un Parlamento consapevole, strumenti per orientare le scelte del Governo verso obiettivi di lungo periodo e verificarne la coerenza. In questo senso, integrare la più tradizionale attività parlamentare con la considerazione del quadro degli obiettivi posti dall'Agenda 2030, per loro natura trasversali rispetto alle diverse politiche, può costituire già un elemento per tale verifica.
Forse la recente sentenza dell'Alta Corte inglese sulla procedura da seguire per la Brexit, al di là del riconoscimento della sovranità del Parlamento inglese, può essere intesa come un ragionevole richiamo alle sue responsabilità. E al contempo come una critica indiretta a un Parlamento che con troppa facilità ha autorizzato, per legge, lo svolgimento di un referendum, su una materia che ha una serie di implicazioni - la revisione di una parte essenziale dell'ordinamento giuridico inglese e delle sue prospettive - che non possono essere compresse nella scelta secca di un quesito referendario, ma richiedono una valutazione articolata. È proprio in questa capacità di ponderare gli effetti delle grandi scelte di sistema sulla vita di una Nazione, sulle sue prospettive nel lungo periodo, che sta la virtù propria del Parlamento: più che mai, oggi, la sua ragion d'essere.