Approfondimenti
Lo stato della Cooperazione internazionale in Italia
L’ambizione di raggiungere lo 0,4% di Rnl per l’Aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2021 si allontana e si riducono le risorse per la cooperazione internazionale. Necessario collaborare a più livelli per rafforzare il ruolo internazionale dell’Italia a fronte delle sfide globali.
Gennaio 2019
Nel rapporto ASviS 2018, presentato il 4 ottobre alla Camera dei deputati, il Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 17 dell’Agenda 2030 dell’Onu (Partnership per gli Obiettivi) aveva analizzato e fatto emergere alcuni aspetti fondamentali legati a questo Obiettivo, fornendo al nuovo Governo alcune proposte. Tra i principali punti proposti vi erano: rilanciare l’iter per l’approvazione della legge nazionale sul commercio equo integrandola con il percorso di riforma del Terzo settore e la Legge 125/2014 riguardante la cooperazione internazionale; aggiornare le Linee guida e i Principi guida settoriali a supporto degli obiettivi della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile identificati come prioritari per la cooperazione italiana; introdurre l’accesso universale all’acqua tra le priorità della cooperazione italiana per il “Target ambiente” e approvare i disegni di legge che introducono il riconoscimento e la quantificazione del diritto umano all’acqua; destinare almeno lo 0,3% del Reddito nazionale lordo per l’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps)[1] entro il 2020 a fronte dello 0,7% previsto dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile[2], con un maggiore impegno a perseguire lo scopo originario di lotta alla povertà e alla disuguaglianza nei Paesi in via di sviluppo.
Con l’approvazione del disegno di Legge di bilancio 2019-21 si può già definire la cornice entro la quale si collocherà la cooperazione internazionale nel prossimo triennio. La manovra ha deluso le aspettative create con la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) approvata il 27 settembre dal Consiglio dei ministri.
La Nota stabiliva infatti che per il triennio 2019-2021 gli obiettivi di spesa per l’Aps (Aiuto pubblico allo sviluppo) rispetto al Reddito nazionale lordo (Rnl) fossero pari allo 0,33% nel 2019, allo 0,36% nel 2020 e allo 0,40% nel 2021. Il Focus “Aiuto pubblico allo sviluppo” alla pag. 42 del Def così recita:
«Nel 2017 l’Aps italiano ha raggiunto lo 0,30 per cento del Reddito Nazionale Lordo (Rnl). Tale dato, al momento al vaglio dell’Ocse/Dac[3] per le pertinenti procedure di verifica, testimonia l’impegno del Governo italiano in materia di cooperazione allo sviluppo e il significativo conseguimento, con tre anni di anticipo, dell’obiettivo in precedenza previsto per il 2020. Al riguardo, il risultato raggiunto nel 2017 è da considerarsi positivo, sebbene permanga un divario considerevole rispetto all’obiettivo dello 0,7 per cento del Rnl fissato dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. A tal fine, si ribadisce l’esigenza di continuare ad assicurare adeguati e graduali incrementi delle risorse destinate alle attività di cooperazione allo sviluppo al fine di garantire, da parte del nostro Paese, il raggiungimento degli obiettivi previsti sia in ambito internazionale, sia dalla Legge n. 125/2014. Alla luce di quanto precede, si riafferma l’impegno del Governo volto a perseguire il predetto percorso di adeguamento stabilendo, per il triennio 2019-2021, i seguenti obiettivi di spesa intermedi: 0,33 per cento del Rnl nel 2019, 0,36 per cento nel 2020 e 0,40 per cento nel 2021».
“Nel disegno di Legge di bilancio 2019-2021 le cifre indicate sono invece inferiori ed hanno perfino un andamento decrescente nel prossimo triennio (Tabella Aps 2019-2021, totale)”. Questo è quanto evidenziato da un’analisi di Link2007 (associazione di organizzazioni no profit impegnate nella cooperazione internazionale allo sviluppo e nell’aiuto umanitario e aderente all’ASviS), che si compone di cinque punti e di alcune proposte per rendere coerente la Legge di Bilancio con gli obiettivi della cooperazione internazionale dell’Italia, dei suoi impegni internazionali e delle sue priorità nelle aree del Mediterraneo e Vicino Oriente e dell’Africa.
A ribadirlo è anche Nino Sergi, presidente emerito di Intersos e Policy advisor di Link 2007, che in un articolo pubblicato sul magazine Vita (mensile dedicato al racconto sociale e alla sostenibilità) dichiara: “L’impegno complessivo dell’Aps italiano rimarrà nel 2019 sostanzialmente piatto, lontano dal programmato 0,33% e con la probabilità di perdere punti rispetto allo 0,30% del 2018.
Il Ddl prevede due significativi incrementi: di 130 milioni di euro sul capitolo ‘Cooperazione allo sviluppo’, in particolare per la partecipazione alle attività di cooperazione in ambito europeo e multilaterale; di circa 100 milioni sul capitolo ‘Politica economica e finanziaria in ambito internazionale’, con riferimento alla partecipazione a banche, fondi ed organismi internazionali di sviluppo. Essi però riescono solo a equilibrare i tagli, pur limitati, in altre voci di bilancio”.
L’Aiuto allo sviluppo è soltanto uno dei punti affrontati dal disegno di Legge di bilancio sulla cooperazione internazionale, come è possibile notare consultando la Tabella delle attività istituzionali n. 6 (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale) che riguarda in gran parte le attività istituzionali destinate alla cooperazione internazionale italiana attraverso l’attuazione delle politiche di cooperazione dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). L’Aics è stata una delle grandi novità della Legge n. 125/2014 e ha iniziato ad operare nel gennaio del 2016 con l'ambizione di allineare l'Italia ai principali partner europei e internazionali nell'impegno per lo sviluppo[4]. Con la manovra finanziaria non ci sono prospettive di crescita dell’Agenzia nel prossimo triennio che prevede invece un andamento piatto, come si può evincere dall’Allegato 28, al capitolo 007. Questo mette a rischio il ruolo dei soggetti istituzionali coinvolti e le diverse competenze e interconnessioni necessarie per una cooperazione allo sviluppo inclusiva, trasparente, efficace.
Se da una parte è importante investire in maniera lungimirante e al passo con la media europea sull’Aiuto pubblico allo sviluppo e sulle attività di cooperazione bilaterale e multilaterale, è importante anche monitore la qualità di questi investimenti. Da un’analisi condotta dall’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi) in collaborazione con il Coordinamento italiano Ong internazionali (Cini) si evidenzia a questo proposito che “nel 2017, il 31,4% (circa un miliardo e mezzo di euro) delle risorse investite con tali finalità, non hanno mai lasciato i confini del nostro paese, essendo stati destinati alla voce ‘Rifugiati nel paese donatore’, per coprire i costi dell’accoglienza in Italia. Ci si può aspettare che nel 2019, parallelamente all’annunciato aumento dell’Aps totale, ci sarà una forte contrazione di questa specifica tipologia di spesa, causa la riduzione del numero degli ingressi di migranti (-80% rispetto al 2017, al 26 settembre 2018) e le nuove regole imposte dal Comitato dei paesi donatori dell’Ocse circa la contabilizzazione delle spese di accoglienza come aiuto pubblico”.
A questo proposito è quindi importante per il Governo indirizzare le risorse a disposizione su attività coerenti con gli obiettivi prioritari definiti nelle Linee Guida Triennali per la cooperazione internazionale per lo sviluppo, svolgendo il proprio ruolo di controllo per assicurare la trasparenza rispetto all’utilizzo dei fondi.
La Legge n. 125/2014 attribuisce la responsabilità politica della cooperazione internazionale “al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che ne stabilisce gli indirizzi e assicura l'unitarietà e il coordinamento di tutte le iniziative nazionali di cooperazione”; occorrerà quindi che l’eventuale utilizzo di risorse del ministero dell’Interno per attività di cooperazione allo sviluppo avvenga in modo coerente con quanto stabilito inequivocabilmente da tale legge.
La legge dichiara le finalità di promozione “della pace e della giustizia” e di “relazioni internazionali solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato” (art. 1) così come che l’Agenzia (Aics) e la Direzione Generale (Dgcs) procedano una a fianco dell’altra, con differenti specificità e compiti, senza “duplicazioni e sovrapposizioni di competenze e responsabilità”, in stretta collaborazione con Cassa depositi e prestiti (Cdp), “istituzione finanziaria per la cooperazione internazionale allo sviluppo”, in merito ai profili finanziari delle iniziative di cooperazione allo sviluppo. Allo stesso tempo ha anche sancito il riconoscimento e la promozione del “sistema della cooperazione italiana allo sviluppo, costituito da soggetti pubblici e privati, sulla base del principio di sussidiarietà”: le amministrazioni dello stato, le università, le regioni, le provincie autonome, gli enti locali, le organizzazioni della società civile, le imprese.
L’Obiettivo 17 dell’Agenda 2030 dell’Onu è l’obiettivo mirato a ridurre le disuguaglianze e sconfiggere la povertà estrema attraverso collaborazioni e partenariati, a tutti i livelli. A questo proposito Silvia Stilli, presidente di Aoi, in occasione dell’evento conclusivo del Festival Umbriamico “La cooperazione internazionale per un mondo interconnesso e Agenda 2030” tenutosi il 10 dicembre a Perugia, ha dichiarato: “L’unica possibilità vera per uscire da quest’empasse è lavorare di più come enti del Terzo settore per creare un patto degli enti locali privati con il no profit. Bisogna creare insieme una programmazione per educare alla cittadinanza globale e non solo poter attingere dai fondi pubblici ma anche a risorse private, per fare insieme”.
ExCo, l’Expo sulla cooperazione internazionale che si terrà dal 15 al 17 maggio a Roma potrebbe essere una buona occasione per fare rete, programmare e affrontare insieme le sfide globali che attendono il nostro Paese.
Consulta anche:
La tabella 6 del ddl sulla cooperazione internazionale
Il Documento di economia e finanza 2018
La nota di aggiornamento del Def 2018
La nota di Link2007 sul ddl bilancio 2019-21
Il documento Aoi - Cini
[1] Per la definizione di Aiuto pubblico allo sviluppo si veda: http://www.oecd.org/dac/stats/officialdevelopmentassistancedefinitionandcoverage.htm
[2] L'impegno a raggiungere il Target dello 0,7% del Rnl è stato fissato dai Paesi donatori fin dal 1970; nel 2005 i 15 Paesi membri dell’Ue hanno spostato la scadenza al 2015 (http://www.oecd.org/dac/stats/the07odagnitarget-ahistory.htm)
[3] Il Comitato per l’aiuto allo sviluppo (Ocse-Dac) ha come obiettivo la definizione delle linee guida e il coordinamento delle politiche di cooperazione allo sviluppo, ivi comprese le rilevazioni statistiche circa le risorse dell’aiuto, al fine di offrire annualmente una valutazione comparata della performance dei Paesi donatori.
[4] I fondi dell’Aiuto pubblico allo sviluppo raggiungono i Paesi destinatari principalmente tramite due canali: il canale bilaterale (flusso diretto di risorse che va da fonti istituzionali del Paese donatore alle istituzioni pubbliche del Paese ricevente) e il canale multilaterale (flusso di risorse che il Paese donatore destina ad organizzazioni internazionali specializzate in cooperazione).