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Nel 2021 l’aiuto allo sviluppo (Aps) è aumentato del 4,4% in rispetto al 2020, per via degli aiuti ai Paesi ricchi hanno fornito ai Paesi fragili per fronteggiare il Covid-19. Anche in Italia nel 2021 l’Aps è cresciuto dallo 0,22% allo 0,28%, ma si tratta in parte di “aiuto gonfiato” ovvero di risorse spese nei Paesi donatori e si è ancora molto lontani dall’obiettivo dello 0,70% del Reddito nazionale lordo (Rnl).

Notizie

Fondazione Dag Hammarskjöld: il 34% dei finanziamenti Onu impegnato in Africa

Il punto sulle risorse finanziarie Onu: nelle aree critiche, molte spese per aiuti umanitari (37%) e Pko (47%), poche per lo sviluppo (16%). La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile commenta il report. 15/10/2018

“Sono passati tre anni dall'adozione dell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e il finanziamento è diventato un elemento chiave per il raggiungimento dei 17 goal”. Si apre con queste parole il rapporto “Financing the UN Development System. Opening Doors”, prodotto dalla Fondazione Dag Hammarskjöld in collaborazione con lo Il Multi-partner trust fund office, l’ufficio dell’Onu che ha il compito di ottimizzare la strumentazione finanziaria per lo sviluppo. “L'importanza del finanziamento era già chiara al momento dell’adozione dell'Agenda d'Azione di Addis Abeba”, dichiara il documento, “ma ora è possibile capire meglio che cosa c’è in gioco”.

Questo rapporto focalizza l’attenzione sul modello di finanziamento dell’Unds (Organo di Sviluppo delle Nazioni Unite), reparto dedicato alla ricezione e gestione delle risorse. Questo sistema, un tempo “relativamente semplice”, ha richiesto, con l’avvento dell'Agenda 2030, una radicale trasformazione dei processi e della distribuzione delle risorse. In poche parole, “l'Unds è rimasta nel settore delle sovvenzioni, ma il contesto ha richiesto finanziamenti differenti per incidere su flussi finanziari molto più vasti e diversificati”. Le riforme portate avanti in tal senso, contenute in un’agenda adottata dagli Stati membri nel 2018, “sono concepite con l'intento di aprire un percorso che riposizionerà il sistema delle Nazioni Unite per la promozione dello sviluppo per un sostegno pertinente e di grande impatto ai paesi nella realizzazione degli SDGs”, commenta il Comitato Scientifico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in un’analisi del rapporto della Fondazione Dag Hammarskjöld.

Come negli anni precedenti, il report è diviso in due parti. La prima riguarda l'aggiornamento dati sul finanziamento dell'Unds, e comprende tre capitoli: entrate, spese, coerenza e accuratezza dei dati finanziari riportati. La seconda parte esplora le diverse sfaccettature del mondo della finanza per lo sviluppo sostenibile, e i collegamenti con le sfide dell’Agenda 2030.

 

 

 

Il primo capitolo della prima parte fornisce una panoramica delle fonti di reddito dell’Onu. “Il totale delle entrate del sistema delle Nazioni Unite per il 2016 era di poco inferiore ai 50 miliardi di dollari. Ciò rappresenta un aumento di oltre 1 miliardo di dollari rispetto all'anno precedente e di 7 miliardi rispetto al 2012”, dichiara il rapporto. Se poi esaminiamo il finanziamento del sistema delle Nazioni Unite, vediamo che le attività operative per lo sviluppo (Oad) rappresentano il 66% dei finanziamenti totali, mentre il 14% è assegnato a norme, standard, politiche e difesa globali. Di questo 66%, il 38% è assegnato a progetti di sviluppo, il 28% ad aiuti umanitari e il 20% a operazioni di peacekeeping. Inoltre, analizzando la posizione dei principali attori internazionali di finanziamento, “riteniamo che l’Unds mantenga una presenza significativa all'interno della comunità multilaterale, rappresentando il 31% del totale degli aiuti globali”, dichiara il report.

       

Un’altra interessante panoramica presente nel rapporto riguarda le spese dell'Onu. Tra le agenzie delle Nazioni Unite, “la crescita delle spese complessive negli ultimi 11 anni è stata fortemente concentrata all'interno del Segretariato delle Nazioni Unite che ospita, ad esempio, l'Unocha, l'Iom, il Pam, l'Unhcr, l'Unrwa e l’Unicef”. Inoltre, “nel 2016 l'Africa ha continuato a essere la regione con le spese Onu proporzionalmente più elevate (34%), seguita dall'Asia occidentale (22%), dall'Asia del Pacifico (13%), dall'America latina (10%) e dall'Europa (3%)”. Per quanto riguarda la spesa Onu in base al reddito nazionale, vediamo le uscite più ingenti impiegate nei Paesi a basso reddito, mentre il maggiore incremento di spesa rispetto all’anno passato (in media 25 milioni di dollari per paese) è avvenuto nei paesi a reddito medio basso. La spesa delle Nazioni Unite nei Paesi a reddito medio-alto è invece leggermente diminuita.

Il rapporto fornisce inoltre un interessante confronto tra le spese per lo sviluppo, le operazioni umanitarie e quelle di sicurezza nei 36 Paesi Onu maggiormente critici. Concentrandosi sui primi dieci, che rappresentano circa il 60% della spesa totale delle Nazioni Unite, possiamo notare come solo il 16% sia destinato alle attività di sviluppo, mentre il 37% è profuso per aiuti umanitari e il 47% per le attività legate alla pace e alla sicurezza.

Il terzo capitolo del rapporto si concentra invece sul mondo dei dati, ponendo l’accento sulla necessità di politiche efficaci basate su azioni concrete. “La nuova architettura per il finanziamento richiederà un forte impegno per la definizione di politiche basate sui fatti e su fattispecie documentate e quantificate”, commenta la Fondazione dello Sviluppo Sostenibile.

Il quarto capitolo, infine, include una serie di innovazioni negli strumenti di analisi dei dati rilevanti per l'Onu.

“I messaggi e i temi principali del rapporto sottolineano l'urgenza di maggiori finanziamenti e di nuovi accordi di finanziamento e implicano l'abbandono dalla cultura dominante delle sovvenzioni a pioggia”, afferma la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in chiusura della propria analisi. “Il panorama degli attori e delle partnership rilevanti è radicalmente diverso da quello che ha dominato l'era degli obiettivi di Sviluppo del Millennio, gli MDGs”. Infine, la stessa Fondazione, richiamando la necessità di un ripensamento profondo del rapporto tra attori pubblici e privati e flussi finanziari, afferma che “l'Agenda delle riforme del Segretario generale, adottata dagli Stati membri nel 2018, è concepita con l'intento di aprire un percorso che riposizionerà il sistema delle Nazioni Unite per la promozione dello sviluppo per un sostegno pertinente e di grande impatto ai paesi nella realizzazione degli SDGs”.

Scarica il report completo

 

di Flavio Natale

lunedì 15 ottobre 2018

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